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L’autocoscienza, la quale si accentra nell’“io”, emerge dalla coscienza. Questa sorge quando, a causa del logorio che le forze del corpo fisico e di quello eterico esercitano su questi due corpi, lo spirituale entra nell’uomo. Con il logorio di questi due corpi viene creato il campo su cui la coscienza esplica la sua vita. Al logorio deve però tener dietro una rigenerazione, se l’organismo dev’essere preservato dalla distruzione. Così, ogni qualvolta, per dar luogo ad un’esperienza cosciente, sia avvenuto un logorio, verrà rigenerato precisamente quel che era stato logorato. Nella percezione di questa rigenerazione consiste l’esperienza dell’autocoscienza. Si può seguire questo processo con l’osservazione interiore. Si può sentire come, per il fatto che dall’interiorità ci si crea un’immagine postuma di ciò che è semplicemente cosciente, il cosciente venga portato a essere cosciente di sé. Ciò che è semplicemente cosciente ha la sua immagine nel vuoto che il logorio ha in certo modo prodotto nell’organismo. Esso è accolto nell’autocoscienza, quando il vuoto si è nuovamente colmato da dentro. Il sostanziale quid atto a colmarlo è sperimentato come “io”.

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