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Per la quiete interiore l’uomo ha bisogno di conoscere se stesso nello spirito. Egli trova se stesso nel proprio pensare, sentire e volere. Egli vede come il pensare, il sentire e il volere dipendano dall’essere naturale dell’uomo. Nelle loro esplicazioni essi devono seguire la salute, la malattia, il rinvigorimento e il deperimento del corpo. Ogni sonno li estingue. L’esperienza comune della vita mostra la massima dipendenza della vita spirituale dell’uomo dall’esistenza corporea. Qui si sveglia nell’uomo la coscienza che nell’esperienza comune della vita l’autoconoscenza potrebbe essere andata perduta. Sorge allora l’ansiosa domanda se possa esservi un’autoconoscenza che trascenda l’esperienza comune della vita e arrivi alla certezza intorno a un vero sé. L’antroposofia vuol dare una risposta a questa domanda sulla base di una sicura esperienza dello spirito. Pertanto non si fonda su opinioni o credenze, ma su esperienze nello spirito le quali, nella loro entità, non sono meno certe di quelle vissute nel corpo.

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