Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli - SPIRITO VITALE
- Pleroma
- 6 giu
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Versetto 10: “Beati coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia, perché a loro è il Regno dei Cieli”. Gesù Cristo esige che l’uomo ponga a sé stesso questa richiesta di giustizia, e allora la giustizia lo disseterà. L’esigenza terrestre e quella celeste sono sempre tenute separate.
[O.O. 97 - Il Mistero Cristiano]
Ciò che gli uomini dell’avvenire possono chiamare «il completo accoglimento del Cristo nella loro interiorità» esiste per i singoli eletti. Ma poichè si tratta di singoli eletti, gli altri non li possono comprendere, e ne risulta che come eletti, essi sono anche perseguitati.
Perciò nei riguardi di coloro che si perseguitano attualmente come singoli rappresentanti di un avvenire, vien detto il versetto: «Beati quei che soffrono persecuzioni per amore della giustizia, perchè in sè trovano i Regni dei Cieli».
[…]
Le descrizioni che provengono dai Misteri devono tornare ad affacciarsi a noi nei Vangeli, poichè questi applicano il segreto dell’iniziazione a una Individualità affatto diversa, e vogliono appunto dimostrare: vedete, ciò che prima si compiva nei Misteri con l’attutimento della coscienza, qui invece si è compiuto come qualcosa di speciale, perchè un Essere-Io, senza attutimento della coscienza dell’Io, doveva attraversare questi processi, che prima venivano compiuti nei Misteri! – Non ci si deve dunque meravigliare, quando si dice, che non vi è quasi niente nei Vangeli che già prima non fosse!
Ma esisteva in modo, che riguardo a tutto ciò che precede si sarebbe potuto dire: Sì, l’uomo deve salire nei Regni dei Cieli. Non era ancora disceso fino all’Io, ciò che si chiama i Regni dei Cieli.
Questa è appunto la novità essenziale, cioè, che quello che poteva prima venire sperimentato in altre regioni, soltanto per mezzo dell’attutimento dell’Io, poteva invece ora essere sperimentato in Malchut, nel Regno, con completa conservazione dell’Io! – Il Cristo Gesù, perciò, dopo aver sperimentato quello che nel Vangelo di Matteo ci vien descritto come Tentazione, diventa il predicatore del Regno. Che cosa aveva Egli veramente da dire?
Aveva da dire: «Ciò che prima l’uomo conseguiva attutendo il suo Io, e riempiendosi di altre entità, potrà venire ora conseguito con la conservazione di questo Io!» Questo dunque è l’essenziale, che egli dice: ciò che prima veniva conseguito in modo diverso, potrà ora venir conseguito conservando integro l’Io. Perciò non bastava che gli eventi dell’iniziazione venissero riprodotti nella vita del Cristo, ma era essenziale che anche nella «Predica del Regno» venisse detto: Tutto ciò che è stato promesso a coloro, che venivano prima nei Misteri o accoglievano gl’insegnamenti dei Misteri, spetta ora a coloro che in sè sperimentano l’entità dell’Io – e la sperimentano nel modo che il Cristo ci ha prospettato con la propria vita.
Tutto, dunque, anche ciò che riguarda l’insegnamento, deve essere ripetuto. Non dobbiamo però meravigliarci, che in confronto degli antichi insegnamenti sorga appunto questa differenza che, cioè, vien detto: «quanto prima non poteva venir conseguito con l’Io, può ora essere conseguito dentro all’Io».
Supponiamo che il Cristo volesse far notare a coloro a cui desiderava rivelare, questa grande verità, che prima gli uomini, secondo; gl’insegnamenti penetrati fino a loro dai Misteri, alzavano sempre lo sguardo al Regno dei Cieli e dicevano: «da lì può scendere – senza però penetrare nel nostro Io – ciò che ci rende beati!» Sarebbe stato allora necessario, che il Cristo avesse conservato ciò che prima era state detto del divino Fonte-Padre dell’esistenza – perchè a quello ci si poteva elevare con l’Io attutito – e avesse modificato soltanto le sfumature di cui appunto è quistione.
Egli avrebbe, per esempio, dovuto parlare così: «mentre prima si è detto: dovete alzare lo sguardo ai Regni, al divino Fonte-Padre dell’esistenza, e aspettare che Egli risplenda giù dai Regni dei Cieli, ora si potrà dire: non soltanto Egli risplende giù su di noi, ma ciò che lassù si vuole, deve penetrare nella più profonda natura-Io dell’uomo, ed essere, in questa, pure voluto». Vogliamo supporre che tutte le singole frasi del Padre Nostro già prima esistessero e che occorresse questa sola modificazione: «Prima si alzava lo sguardo all’antico Spirito-Padre divino in modo che tutto ciò che è là, restasse conservato e guardasse giù nel nostro regno terrestre. Ora però» – il Cristo avrebbe dovuto dire – «questo Regno deve discendere sulla Terra stessa dove è l’Io; e la Volontà che si compie in alto deve compiersi anche sulla Terra!» Quale sarà la conseguenza di un tale fatto?
La conseguenza sarà, che chi guarda profondamente e sente le sfumature sottili di cui si tratta, non si meraviglierà affatto che le frasi del Padre Nostro già esistessero negli antichi tempi. L’uomo superficiale però non osserverà queste sfumature delicate, perchè per lui non hanno importanza. Del significato del cristianesimo non s’interessa – perchè non lo capisce! E quando ritrova quelle parole negli antichi tempi, egli dirà: «Ecco appunto, gli Evangelisti scrivono del Padre Nostro. Ma questo già esisteva!», e non essendo capace di osservare le sfumature che qui hanno importanza, dirà: «Il Padre Nostro esisteva già da prima!»
Ma ora osservate la grande differenza fra la comprensione vera delle scritture e l’osservazione superficiale. Ciò che importa è che quando si osservano le nuove sfumature, le stesse si applichino all’antico. L’uomo superficiale però, il quale non osserva queste sfumature, constaterà che il Padre Nostro vi era già da prima. Questi fatti vanno sperimentati come episodi, ma occorre qui esporli, perchè gli antroposofi devono trovarsi in condizione di far fronte oggidì all’erudizione da dilettanti, che ci viene opposta e che s’incanala e circola per centinaia di giornali e viene accolta dal pubblico come «scienza».
A proposito del Padre Nostro vorrei dire: «vi è stato effettivamente un uomo, il quale si è divertito a raccogliere da tutti i possibili documenti delle antiche epoche, da tutti i possibili passi del Talmud delle frasi, da cui risulta qualcosa di simile al «Padre Nostro»; notate bene, però, che ciò che questo erudito ha messo insieme, non si trovava così combinato in nessun scritto al di fuori dei Vangeli; erano singole frasi sparse per varii scritti.
Così racimolate si trovano le seguenti frasi, dalle quali, come ho detto prima dovrebbe risultare il Padre Nostro. Il «Padre Nostro, che sei nel Cielo; oh Signore, nostro Dio, sia benedetto il tuo nome, e sia glorificata in alto la memoria tua nel Cielo e così anche qui giù sulla Terra. Lascia che il tuo Regno domini su di noi ora e in eterno. Gli uomini santi degli antichi tempi dicevano: rimetti e perdona a tutti gli uomini ciò che essi mi hanno fatto. E non indurci in Tentazioni. Ma liberaci dal male. Perchè il Regno dei Cieli è tuo e tu devi dominare nello splendore sempre ed eternamente».
Queste sono frasi, combinate nel modo appunto descritto – cioè il «Padre Nostro», è messo insieme, vi manca soltanto la sfumatura importante, che occorreva vi entrasse, se doveva venir indicato il grande significato dell’Avvento del Cristo. E questa sfumatura consiste nel fatto, che in nessuna frase sta detto, che il Regno debba discendere; sta detto: «Lascia che il tuo Regno domini su di noi ora e in eterno». Ma non sta detto: «Venga il tuo Regno». Questo è l’essenziale.
Ma l’uomo superficiale non l’osserva. E sebbene queste frasi siano state raccolte non da una sola, ma da molte biblioteche, non si trova in esse affatto ciò di cui si tratta nel «Padre Nostro»: La tua Volontà sia fatta siccome in Cielo, così in Terra. Questo significa che essa penetra nell’Io. Vedete qui, se l’esaminate anche soltanto scientificamente dall’esteriore, la differenza fra una ricerca superficiale e una ricerca veramente coscienziosa; che tien conto di tutti i particolari. E questa ricerca veramente coscienziosa vi è – purchè si voglia un poco approfondire.
E lo scienziato, al quale questo passo ha fatto tanta impressione, vi aggiunse: «Abbiamo dunque qui delle norme di preghiera, che stanno a pari del Padre Nostro e che risalgono forse a 4000 anni prima del Cristo!» Ditemi ora se ragionevolmente si possa trovare un’analogia fra il Padre Nostro e quelle frasi! Nondimeno queste frasi valgono per quello scienziato come norme di preghiere, dalle quali il Padre Nostro è stato semplicemente copiato.
Esempi siffatti s’incontrano a ogni piè sospinto ed è bene che gli antroposofi conoscano il tarlo nascosto dietro alle obbiezioni così spesso opposte all’antroposofia. Ma andiamo avanti. Ciò che importa si è, che il Cristo Gesù ha inaugurato un’evoluzione dell’umanità basata sull’Io, sulla completa conservazione dell’Io. Egli ha fondato «L’iniziazione dell’Io», l’ha inaugurata. Allora potremo dire che questo Io è l’essenziale, il centro del complesso dell’entità umana; che nell’Io converge, in certo modo, tutto ciò che oggidì è natura umana, e che tutto quello che è venuto nel mondo per questo Io, per mezzo dell’Avvento del Cristo, può anche aver presa su tutte le altre parti, gli altri arti della natura umana. Questo però, naturalmente, dovrà verificarsi in un modo del tutto speciale – e in conformità dell’evoluzione dell’umanità.
Rudolf Steiner
O.O. 23 - Il Vangelo di Matteo
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