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Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio - ANIMA COSCIENTE

  • Immagine del redattore: Pleroma
    Pleroma
  • 4 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 5 giu

[Tutti gli articoli che troverete nel presente post e nei prossimi che usciranno fino al giorno di Pentecoste, sono stati estratti grazie all’utilizzo dell’Archivio “Libera Antroposofia”



che è stato reso completamente gratuito per un anno dalla sua pubblicazione]


Versetto 8: “Beati coloro che hanno purezza nel cuore, perché vedranno Dio attraverso sé stessi”. Questa è un'introduzione alla mistica. Dobbiamo purificare il cuore. L’occhio con il quale si vede Dio è il cuore. Il cuore, non il cervello, è l’organo del futuro: rispetto a Dio, è ciò che sono gli occhi puri rispetto alla luce.


[O.O. 97 - Il Mistero Cristiano]


Il versetto successivo invece si riferisce all’anima cosciente, a qualcosa nell’uomo in cui l’Io già è completamente espresso e in cui l’uomo torna a salire in modo nuovo. Sappiamo, che proprio all’epoca in cui il Cristo è comparso, l’anima razionale o affettiva era appunto arrivata a manifestarsi. 


Ora stiamo nell’epoca in cui l’anima cosciente deve manifestarsi, e in cui l’uomo risale di nuovo nel mondo spirituale. Mentre l’uomo diventa anzitutto cosciente di sè stesso e il suo Sè risplende cosciente nell’Anima razionale o affettiva, egli sviluppa nell’anima cosciente appieno il suo Io, il quale risale ormai di nuovo nel mondo spirituale. 


L’uomo che accoglie in sè la Forza-Cristo, se riversa il suo Io nell’anima cosciente e in quella soltanto veramente sperimenta, arriverà per questa via al suo Dio. Quando egli sperimenta il Cristo nel suo Io e lo porta su seco nell’anima cosciente, arriverà così al suo Dio.


Orbene, è stato detto che l’espressione dell’Io nel corpo fisico è il sangue, che ha il proprio centro nel cuore. Conformemente a ciò il sesto versetto doveva esprimere, che l’Io, per mezzo della qualità che conferisce al sangue e al cuore, può diventare partecipe della Divinità. 


Come dice il versetto? «Beati coloro che hanno il cuore puro; perchè questi vedranno Dio!» Questa non è veramente una traduzione specialmente buona, ma serve al nostro scopo. – La Scienza dello Spirito risplende dunque nell’intero insieme di queste mirabili sentenze, che il Cristo Gesù comunica ai suoi discepoli più intimi, dopo che Egli ha resistito alla Tentazione.


[…]


Quando gli uomini normali non avevano ancora sviluppato nell’anima cosciente quei fiori del loro essere, non avevano ancora in sè il «Figlio dell’Uomo»; sì, gli uomini normali non hanno sviluppato ancora niente del «Figlio dell’Uomo», ma vi debbono pur sempre essere degli uomini, che precorrono la loro generazione, che portano in loro anticipatamente la conoscenza e la vita di epoche avvenire. 


Fra le guide dell’umanità vi devono essere uomini, i quali, nella quarta epoca, in cui normalmente è sviluppata soltanto l’anima razionale o affettiva, sebbene esteriormente appaiano uomini come gli altri, pur nondimeno interiormente già hanno sviluppato la possibilità dell’anima cosciente, nella quale risplende il Sè Spirituale. E tali «Figli dell’Uomo» veramente esistevano. E i discepoli del Cristo Gesù dovevano perciò svilupparsi alla comprensione della natura e dell’essenza di queste Guide dell’Umanità. - Il Cristo Gesù perciò, per accertarsi di ciò che essi pensano al riguardo, chiede dapprima ai suoi seguaci più intimi, ai suoi discepoli: «di quali esseri, di quali uomini, si può dire, che siano Figlioli dell’Uomo in questa generazione?» 


La domanda andrebbe posta a un dipresso in questo modo, se la si volesse porre nel senso dell’antichissimo testo aramaico del Vangelo di Matteo; perchè già vi ho fatto notare, che sebbene nella interpretazione greca, se la si comprende bene, tutto trovasi certamente esposto meglio di quello che oggi non sia, pur nondimeno nella traduzione dal testo antico aramaico molte cose sono rimaste poco chiare. 


Dobbiamo perciò raffigurarci il Cristo Gesù davanti ai suoi discepoli, che chiede loro: «Degli uomini delle generazioni passate che già appartenevano al periodo greco-latino, quali credete fossero Figlioli dell’Uomo?» Essi allora nominarono: Elia, Giovanni Battista, Geremia e altri Profeti. I discepoli sapevano, per virtù della forza istruttiva che proveniva loro dal Cristo, che quelle Guide avevano accolto in sè delle forze, per mezzo delle quali esse si erano sviluppate al punto di portare in sè il Figliolo dell’Uomo. 


In questa medesima occasione uno dei discepoli, ordinariamente chiamato Pietro, diede anche un’altra risposta. Per comprendere quest’altra risposta dobbiamo imprimerci bene nell’anima ciò che nei passati giorni abbiamo dimostrato, e cioè, quale fosse la missione del Cristo Gesù nel senso del Vangelo di Matteo: la sua missione era quella di dare all’uomo, per mezzo dell’impulso-Cristo, la possibilità di sviluppare la completa coscienza dell’Io; di portare a completa fioritura ciò che risiede nell’«Io sono». 


Detto in altre parole: anche nell’iniziazione gli uomini dovevano nell’avvenire inalzarsi ai mondi superiori in modo; che la coscienza dell’«Io sono», che oggi l’uomo normale ha soltanto per il mondo fisico, rimanesse appieno conservata per tutte le vie che salgono nei mondi superiori. La possibilità che questo si potesse verificare venne data dall’esistenza del Cristo Gesù nel mondo fisico. 


Possiamo dunque dire: il Cristo Gesù è il rappresentante di quella forza, che ha dato all’umanità la piena coscienza dell’«Io sono». Già ho richiamato la vostra attenzione sul fatto, che le interpretazioni dei Vangeli, fatte in senso del libero pensiero, o in senso antievangelico, non rilevano generalmente quello che appunto vi è di importante. Esse insistono sempre sul fatto, che delle singole frasi dei Vangeli ecc. sono state già prima dette in altra occasione. 


Così, per esempio, esse possono asserire, che perfino il contenuto delle Beatitudini c’era già da prima. Ma ciò che non vi era, è la reiterata indicazione: che ciò che l’uomo non poteva prima conseguire, se conservava appieno la sua coscienza dell’Io, potrà ormai essere conseguito dall’individualità umana per mezzo del Cristo Gesù! – Questo è un fatto straordinariamente importante.


Rudolf Steiner

O.O. 23 - Il Vangelo di Matteo




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