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Gli esseri diverranno capaci di dissolvere la materia per aver accolto l'Amore nella loro anima

Chi non afferra che l’io è una spada a due tagli, poco comprenderà l’intero signifi­cato dell’evoluzione dell’umanità e del mondo. Da un lato l’io è la causa per cui gli uomini si induriscono in loro stessi, volendo mettere al servizio del loro io tutti i beni interiori e le cose este­riori che hanno a disposizione. L’io è la causa per cui tutti i desi­deri dell’uomo tendono a venir soddisfatti. L’io tende ad affer­rare come sua proprietà una parte della proprietà comune della Terra; l’io tende ad allontanare dal suo campo tutti gli altri io, tende a far loro guerra, a combatterli; questo è uno degli aspet­ti dell’io. D’altra parte non dobbiamo dimenticare che allo stes­so tempo l’io è quello che dà all’uomo la sua indipendenza, la sua intima libertà, quello che lo innalza nel più vero senso della parola. Nell’io è fondata la sua dignità. L’io è la disposizione verso il divino nell’uomo.


I veri antroposofi non devono aver nulla in comune col motto secondo cui viene sempre auspicato il riu­nirsi dell’io in un io generale, lo sciogliersi in un qualsivoglia mare primordiale. La vera concezione antroposofica del mondo può solo porsi come meta finale la comunità degli io divenuti indipendenti e liberi, degli io divenuti individuali. La missione della Terra si esprime appunto attraverso l’amore che pone libe­ramente l’io di fronte all’io. Non è perfetto l’amore derivante dalla costrizione, dall’essere incatenati assieme. Soltanto ed uni­camente quando ogni io è tanto libero e indipendente da poter anche non amare, soltanto allora il suo amore è un dono del tutto libero. Il piano cosmico divino consiste per così dire nel rendere l’io tanto indipendente, come essere individuale, da poter portare l’amore dalla libertà stessa verso Dio.


L’io diverrà così il pegno della più alta meta umana. Ma in pari tempo, se non trova l’amore, se si indurisce in se medesimo, esso è pure il corruttore che precipita l’uomo nell’abisso; è quin­di ciò che divide gli uomini gli uni dagli altri, che chiama alla grande guerra di tutti contro tutti; non soltanto alla guerra di popoli contro popoli (perché il concetto di popolo più non avrà il significato di oggi) ma alla guerra del singolo contro il singo­lo nei più svariati settori della vita, alla guerra dei ceti contro gli altri ceti, delle caste contro le caste, delle stirpi contro le stirpi. In tutti i campi della vita l’io diverrà il pomo della discordia, ed è quindi lecito dire che da un lato l’io può portare alla massima elevazione e dall’altro al più profondo abbrutimento. Perciò esso è una spada affilata a due tagli. Quindi, chi ha portato agli uomini la completa coscienza dell’io, il Cristo Gesù, viene giu­stamente rappresentato nell’Apocalisse, come abbiamo visto, come colui che ha nella bocca l’affilata spada a due tagli.


Abbiamo già indicato che una grande conquista dell’uomo è di esser potuto salire a un libero concetto dell’io proprio attra­verso il cristianesimo. Il Cristo Gesù portò l’io a piena comple­tezza. Di conseguenza l’io deve essere rappresentato appunto mediante l’affilata spada a due tagli, come ci è noto da uno dei nostri suggelli. È anche comprensibile che l’affilata spada a due tagli esca dalla bocca del Figlio dell’uomo, perché quando l’uo­mo apprese a dire io con piena coscienza gli fu dato di salire alla massima elevazione o di scendere al più profondo abbrutimen­to. L’affilata spada a due tagli è uno dei simboli più importanti che ci vengono incontro nell’Apocalisse.




Noi viviamo ora nel quinto periodo di civiltà, poi seguirà il sesto dal quale deriverà un certo numero di uomini pieni di comprensione per il mondo spirituale, compenetrati dall’atteggiamento di amore fraterno che appunto risulta dalla conoscenza spirituale. Il frutto più maturo della nostra attuale civiltà apparirà appunto nel sesto periodo. Seguirà poi quello tiepido, quello che non è né caldo né freddo. Nel complesso della civiltà il settimo gradino è qualcosa di simile a un frutto troppo maturo, qualcosa che porta alla grande guerra di tutti contro tutti, ma che non contiene in sé alcun principio di pro­gresso.


Dopo la guerra di tutti contro tutti vi saranno fra gli uomini due correnti: da una parte quelli di Filadelfia con il principio del pro­gresso, della libertà interiore, dell’amore fraterno, un gruppetto composto da uomini che si uniranno provenendo da ogni stirpe e nazione, e dall’altra parte la gran massa di quelli che anche allora saranno tiepidi, i continuatori di quelli che prima saran­ no stati tiepidi, cioè la corrente di Laodicea. Dopo la grande guerra di tutti contro tutti si tratterà appunto di indirizzare a poco a poco al bene la corrente cattiva per mezzo dalla razza buona, della corrente buona. Uno dei compiti principali, dopo la grande guerra di tutti contro tutti, sarà di salvare ciò che vi sarà da salvare fra quelli che dopo la grande guerra avranno sol­tanto la tendenza di combattersi a vicenda, di far godere l’io nel­l’egoismo esteriore. Nella sfera dell’occultismo ci si preoccuperà sempre di tutte queste cose nel mondo.


Si rifletta infatti che proprio per­ché il male si separa dal bene, il bene raggiungerà la massima forza di bene, perché dopo la grande guerra di tutti contro tutti il bene dovrà compiere ogni sforzo possibile per portare di nuovo dalla sua parte i cattivi, nell’epoca in cui questo sarà ancora possibile. Non sarà un compito di educazione, come ve ne sono oggi, ma vi coopereranno forze occulte, perché in quel­ la grande epoca avvenire gli uomini sapranno mettere in movi­ mento forze occulte.


Devono peraltro venir preparati i più progrediti fra gli uomini perché essi superi­no l’epoca della grande guerra di tutti contro tutti, nella quale avranno di fronte uomini con in viso i segni del male; essi devo­no venir preparati affinché nell’umanità possa fluire quanta più forza buona possibile. Potrà ancora succedere che fino a un certo grado, dopo la grande guerra di tutti contro tutti, dei corpi teneri vengano trasformati dalle anime convertite, dalle anime che ancora nell’ultimo periodo saranno state condotte al bene. Così molto verrà raggiunto.


Coloro che vengono preparati nella loro anima con tali insegnamenti, affinché possano in futuro assolvere quel grande compito educativo, sono i discepoli dell’indirizzo spirituale che si chiama manicheismo. La corrente manichea vien di solito fal­samente compresa. Sentendo o leggendo qualcosa in proposito, si ode soltanto un discorso vuoto, e cioè che i manichei crede­ vano che sin dall’inizio del mondo ci fossero due principi: il bene e il male. Non è così, è invece l’insegnamento che ho appe­na esposto. Un tale insegnamento, la sua trasposizione nell’av­venire, e l’insieme dei discepoli che vengono indirizzati in modo da poter eseguire un compito simile nelle future incarnazioni, è quel che si intende per manicheismo. Manes è un’alta indivi­dualità che sempre si incarna sulla Terra e guida coloro che vivo­ no per la conversione del male.


La sesta delle nostre civiltà fonderà la futura civiltà dopo la grande guerra di tutti contro tutti, e l’ultima di quelle civiltà dovrà costituire quelle che sono indicate dalle sette trombe. Che cosa avverrà dopo quella civiltà? La nostra Terra sarà allora giunta alla fine della sua evoluzione fisica. Allora tutte le cose e tutte le entità sulla nostra Terra saranno trasformate. Tutto ciò che è materia porterà il marchio dello spirito. Nella settima epoca nulla esisterà, assolutamente nulla, che potrà essere in qualche modo celato.


Così la nostra Terra andrà incontro al suo futuro, così si affinerà sempre più nella sua materia in quanto l’anima, dal di dentro verso l’esterno, affinerà a poco a poco la materia, fino ad avere la forza di scioglierla. Verrà poi il tempo nel quale ciò che non potrà essere disciolto verrà espulso in un corpo cosmico separato. Trascorreranno sette periodi durante i quali verrà espulso quanto si sarà indurito nella materia, e la forza che avrà operato quell’espulsione sarà la forza contraria a quella che avrà sollevato gli esseri buoni. Che cosa li porterà infatti a dissolvere la materia? Sarà appunto la forza dell’amore, acquisita attraver­so il principio del Cristo. Gli esseri diverranno capaci di dissol­vere la materia per aver accolto l’amore nella loro anima. Quan­to più l’anima si scalderà grazie all’amore, tanto più potrà agire sulla materia. Essa spiritualizzerà, astralizzerà tutta la Terra, la trasformerà in una sfera astrale.


Tratto da

Rudolf Steiner

O.O. 104 - L'Apocalisse


 

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