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Si può davvero educare bene usando nel modo giusto i mezzi di insegnamento



Se consideriamo l’uomo nella sua costituzione, e poi volgiamo la nostra conoscenza all’uomo in divenire, al bambino, ne risulta quanto segue: dal mondo spirituale, direi su una specie di ali astrali, giunge l’egoità del bambino; se osserviamo il bambino dall’inizio, dai suoi primi anni di vita, come si sviluppa, come a poco a poco dalla sua profonda interiorità porta alla superficie del corpo la fisionomia, come conquista sempre maggior potere sul suo organismo, quello che noi vediamo è in sostanza l’incarnarsi dell’io. Se osserviamo tale incarnarsi, possiamo caratterizzare in vari modi quello che realmente avviene, e conosciamo già due modi principali in cui si può caratterizzare tale fatto.


Di recente ho descritto principalmente come, con la seconda dentizione, quanto organizza il corpo fisico si emancipa, emerge, e in sostanza forma l’intelligenza. Si può anche descriverlo come si faceva in tempi passati, in cui le premesse per la comprensione dell’uomo erano considerate da un altro punto di vista, e in cui si diceva: “Con il cambio dei denti nasce il corpo eterico. Il corpo fisico nasce con il parto, il corpo eterico verso i sette anni”. Quella che da un lato può essere chiamata nascita del corpo eterico, da un altro lato può essere chiamata emancipazione dell’intelligenza. È soltanto una diversa descrizione della medesima realtà. Tutto sommato, essa viene giustamente compresa se in tal modo afferriamo in sintesi entrambe le idee. Nella scienza dello spirito niente si può caratterizzare, se non ci si avvicina a una cosa da molti lati e poi si considerano insieme i diversi aspetti che si presentano. Come una melodia non può essere resa in un’unica nota, altrettanto poco si può afferrare con un’unica caratteristica quel che è contenuto nella scienza dello spirito; si deve osservare la caratteristica da molti lati. È ciò che in tempi passati uomini che davvero ne sapevano qualcosa chiamavano ascolto complessivo, un ascoltare le diverse spiegazioni tutte insieme.


Poi, che cosa accade? In ciò che diventa veramente libero, sia che lo chiamiamo corpo eterico, sia che lo chiamiamo intelligenza, fluisce in certo qual modo l’io disceso già con la nascita, e lo organizza a poco a poco, in modo che in quel momento ha luogo un confluire dell’io eterno con quanto si va formando: l’intelligenza che si libera, il corpo eterico che nasce.


Se poi osserviamo il periodo seguente, cioè dai sette anni alla pubertà, possiamo ancora dire, da un lato, che ora viene accolto un elemento volitivo, un elemento musicale. Dicendo accolto, noi descriviamo il processo nel modo migliore; infatti si tratta dell’elemento musicale che giace precisamente nel mondo esterno. Tutto ciò che viene accolto come elemento musicale, sonoro, è percorso da vibrazioni attraverso il corpo astrale; quest’ultimo viene così emancipato dalla dipendenza che prima aveva con tutto l’organismo. Perciò dall’altro lato, in rapporto col bambino, possiamo dire che con la pubertà avviene la nascita del corpo astrale. Ma di nuovo è l’io che ora, come elemento eterno, si unisce con quanto si emancipa; così dalla nascita alla pubertà, cioè alla fine del periodo scolastico e ancora più avanti, abbiamo nell’intero organismo umano un continuo rafforzarsi dell’io. Dal settimo anno l’io si rafforza ancora soltanto nel corpo eterico; prima però, quando il bambino è un imitatore, l’io si rafforza nel corpo fisico, proprio mediante l’attività imitativa; più tardi, dopo la pubertà, l’io si rafforza nel corpo astrale. È dunque un continuo compenetrarsi dell’organismo umano con l’io che si esplica concretamente come ho detto.


Tutto questo mondo di realtà ha un significato straordinario per l’educatore. Tutto sommato, ogni educazione ed istruzione dovrebbe infatti essere in un certo modo artistica, così artistica (come ho descritto nell’articolo sull’elemento artistico nell’educazione pubblicato nell’ultimo quaderno di Avvenire Sociale)* da aver sempre sott’occhio questo processo di incorporazione dell’io nel rimanente organismo umano, come ho detto ora. Il processo dell’incorporarsi dell’io nell’organismo umano dovrebbe essere guidato mediante un’educazione artistica. Che cosa si intende con ciò?


Si intende, per esempio, che l’io non deve per così dire entrare troppo a fondo nel corpo fisico, eterico e astrale, ma che non deve neppure esserne tenuto troppo rigidamente fuori. Se si immerge troppo a fondo nell’organismo umano, se gli si unisce troppo intimamente, l’uomo diventa un essere troppo materiale; allora pensa soltanto col cervello, è completamente dipendente dal suo organismo, insomma diventa troppo corpo; l’io viene assorbito troppo fortemente dall’organismo. Dobbiamo evitarlo.


Mediante l’educazione dobbiamo cercare di evitare tutto ciò che fa assorbire l’io troppo fortemente dall’organismo, che lo fa diventare troppo dipendente.

Si comprenderà tutta la gravità della cosa, se dico che l’indole di molti delinquenti, di molti uomini brutali dipende dal fatto che si è lasciato assorbire troppo fortemente l’io negli anni della crescita. Ciò che l’antropologo rileva in uomini del genere come le ben note caratteristiche di degenerazione che si trovano nel delinquente, è molto spesso la conseguenza (anche se si compie soltanto col passare degli anni) di un troppo forte assorbimento dell’io da parte del restante organismo. E se qualcuno nasce anche con i lobi delle orecchie da delinquente, è ancor più necessario badare bene a che il suo io non penetri troppo a fondo nel restante organismo. È proprio con un trattamento artistico nell’educazione che possiamo evitare che in un uomo con segni degenerativi l’io penetri troppo a fondo nell’organismo; così lo proteggiamo dal pericolo di diventare un delinquente.


Dall’altra parte possiamo però incorrere anche negli errori opposti. Qui sta la difficoltà. Come si può mettere su di un piatto della bilancia un peso troppo grosso oppure troppo piccolo (col peso più piccolo l’altro piatto non si alza, con uno troppo grosso si alza troppo e dobbiamo di nuovo equilibrarlo), così nei fatti della vita siamo posti davanti a simili realtà. Il campo della realtà non è mai da afferrare con concetti troppo rigidi; quando si vuol correggere un errore si può sempre cadere nell’errore opposto. Perciò, davanti al bambino, proprio nei fatti più profondi della vita è necessario che non ci atteniamo troppo unilateralmente a dei particolari; dobbiamo invece avere il sentimento che nell’educazione è necessario tenere con arte il giusto equilibrio. Quando infatti non si cura che l’io si leghi nel giusto modo con l’organismo, può accadere che ne rimanga troppo fuori; e la conseguenza è che l’uomo diventa un sognatore, un esaltato, o in generale non adatto alla vita, perché si farà sempre di nuovo delle idee fantastiche. L’altro errore è dunque lasciar penetrare troppo poco l’io nell’organismo. Ma anche uomini che da bambini hanno disposizione alla fantasticheria, al falso romanticismo, alla teosofìa in senso errato, possono esserne salvaguardati dall’educatore per gli anni seguenti, se si bada che l’io non resti troppo fuori dal restante organismo, ma vi si colleghi nel modo giusto. Quando nei bambini si trova il segno caratteristico dei teosofi (un piccolo bernoccolo posto un poco in alto sulla fronte; il noto segno caratteristico dei teosofi che tutti portano con sé al mondo, se hanno disposizione alla teosofìa), si tratta di stare attenti con tali bambini, e di evitare le tendenze alla fantasticheria e al falso romanticismo mediante una più forte penetrazione dell’io nell’organismo. Ma in che modo facciamo l una o l’altra di queste due cose?


Possiamo fare qualcosa in tale direzione, se ci rendiamo familiari i mezzi con i quali possiamo superare tali difficoltà, che sono i seguenti. Tutto ciò che è geometria e aritmetica, che rende necessario che ci si faccia delle rappresentazioni numeriche e spaziali, se nell’educazione e nell’insegnamento viene accolto dal bambino, ha per effetto che l’io si inserisca nell’organismo. Anche tutto ciò che nel linguaggio tende al musicale, cioè l’elemento ritmico-recitativo e simili, fa sì che l’io si inserisca nell’organismo nel giusto modo. La musica, usata specialmente in modo da formare la memoria musicale in un bambino tendente alla fantasticheria, dunque di preferenza il ricordare l’elemento musicale, agirà in modo straordinariamente benefico su tale bambino. Questi sono i mezzi con cui dobbiamo lavorare su un bambino nel quale osserviamo che l’io non vuole entrare giustamente nell’organismo, che potrebbe restare un fantasticatore. Invece nel momento in cui osserviamo che il bambino diventa troppo materialistico, che il suo io diventa troppo dipendente dal corpo, dobbiamo soltanto fargli disegnare esteriormente in geometria le immagini afferrate di solito col pensiero. Nel momento in cui facciamo disegnare al bambino forme geometriche, formiamo di nuovo un contrappeso contro l’assorbimento dell’io. Si può davvero educare bene usando nel modo giusto i mezzi di insegnamento.


Rudolf Steiner

O.O. 202a - Educazione e insegnamento fondati sulla conoscenza dell'uomo

 

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