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Dannato e cocciuto uomo, ancora senza ali

Iniziamo così questa nuova sezione del nostro portale, in cui nel blog si troveranno da oggi in poi >> articoli scritti dai collaboratori al progetto. Tali articoli possono avere qualsiasi sapore o dissapore, intenzione o evocazione. Ognuno di noi renderà pubblico ciò che vuole del proprio essere in questo piano di esistenza, e l'Antroposofia non è necessariamente il tema centrale. Vi lasciamo entrare... abbiatene cura.

Occhi infiammati dal sapore di amaro che lascia quell’attimo, quell’attimo in cui avresti dovuto agire diversamente, in cui avresti dovuto solo fare un grande respiro e semplicemente restare. Restare ad osservare le onde della tua vita che ti scaraventano in una nuova profonda realtà, convinto che non potrai mai più tornare a galla. Ti servi dell’istinto per giustificare il nulla, ti servi della ragione per caratterizzare il personaggio che hai scelto di indossare. Ti contrai nell’impressione che la paura ha lasciato su di te nel passato, dimenticandoti della forza che hai conquistato restando in quel dolore. Fai delle parole un canto alla gloria, come se ci fossero spade da brandire e battaglie da compiere che possano esser combattute con parole ben disposte. Come se tutto fosse sempre un prendere o lasciare che non genera alcuna continuità. 


Sommerso dal cristallino gesto che infrange ogni stato d’animo sereno. Non una lama che taglia, ma un bagliore che acceca. Diviso in due dalla luce, perchè soprattutto di ombre ti sei saputo cibare. Ora pensi di essere affamato e stanco, eppure si tratta solo del primo sorso di vita che senti scorrere nella gola. Ma per te quello è sangue, sangue che stai ingoiando dalle ferite impresse, alle quali ti sei attaccato immaginando di essere l’unico a poterle curare. Una croce che pesa come la montagna più difficile da scalare, senza competenza e certezza alcuna di riuscirci. 


Vedi passare davanti ai tuoi occhi azioni che sembrano parlare di automazioni per la macchina del dolore che hai creduto di essere. Una macchina che può produrre solo dolore, che può fornire solo un calore effimero e senza valore. Il cui scarico emana assenza di vita, eppure dal finestrino vedi scorrere ricordi che ti parlano di quanto sia facile riuscirci, riuscire a superare l’inganno del pensiero morto e concederti come una donna che vuole diventare madre, pronta a lasciarsi concepire.


Fallisci sul compito più importante, fallisci perchè non senti di essere più all’altezza dell’Amore che meriti. Ti proponi ogni giorno di essere un uomo migliore, ed ogni giorno trascorre senza che tale scopo venga raggiunto. Sedimentato nel più fragile dei bisogni, quello di essere riconosciuto per la tua sensibilità. Riconosciuto perchè tale sensibilità è una virtù che potresti anche insegnare, ma fai di tutto per misconoscerla e permettere alle circostanze di prendere il sopravvento. 


L’abbandonarsi diventa presto un abbandono, il radicarsi diventa subito un voler estirpare la radice del male, come se abbandono e male fossero inevitabili. Come se quel dolore fosse l’unica via di uscita, perchè hai fatto troppo male in passato e non ci sono pagine bianche da cui ricominciare. La penna non scrive più e le forze per muoverla sono sempre meno. Hai fatto a fette la tua esistenza con ripicche e vendette senza senso, portando malessere dove non era previsto e cercando motivi per viverlo a tua volta. Ma in questo malessere hai dimenticato una cosa, la tua vita come dono più sacro e prezioso, la tua morale come impulso più fecondo.  


Pensieroso ti barcameni fra la quiete e la tempesta, convinto che l’annegare sia la tua prima ed ultima scelta. Ormai hai imparato a nuotare in questo mare, ormai ne sei parte e continui a scegliere di solcarlo. Un mare che crea un unico grande orizzonte tutto intorno, senza terre promesse. Ti impegni a nuotare senza la bussola, convinto che quella terra ci sarà, che anche una persona come te meriterà di tornare a camminare. Ora invece nuoti con affanno e trascini giù ogni cosa che ti trovi a sperimentare, pur di restare a galla. Ti chiedi come mai la vita, dopo tutto, continui ad offrirti salvagenti che non vuoi utilizzare. Pensi che tu sia l’unico a poter soffrire, che tu sia l’unico a poterti salvare e quando vedi qualcuno che soffre e che potresti portar fuori da quella condizione, ti aggrappi con egoismo e lasci che sia solo il mare ad averla vinta. 


Ti emozioni come un bambino, e ferisci come un adulto insensato. Ti entusiasmi come un fanciullo al suo prima viaggio di scoperta, ed agisci come il più vecchio decrepito degli uomini che ha perso completamente fiducia nell’esistenza. Fin dove potrà mai condurre una tale sfida? Se non nel mondo della finzione e dell’orrore, dove astuzia e contraffazione dominano incontrollati. 


Sei giunto così in basso che non riesci più nemmeno a distinguere quando fingi o sei vero. Così in basso che la luce sembra essere una prostituta straniera, alla ricerca di amanti locali con cui trascorrere una singola notte di passione. Ti ostini a voler portare in alto il sigillo dell’amarezza, come sfoggio della tua incombente morte, frutto della mistificazione delle relazioni umane. Queste sono ormai per te soltanto parte di un disegno più grande che stenti a intravedere, un po’ per codardia, un po’ per amor proprio. Ti sei affidato a forze superiori che reggeranno lo scettro della casa in cui, in questi ultimi mesi, sei cresciuto. Esse ti hanno guidato e tu sei stato solo un partecipante in incognito, mentre dall’alto si prepara la tua veste bianca, che scintillante richiama la tua attenzione sulla missione terrena più che su quella celeste.


Quando arriva l’occasione, non la cogli. Quando bussano alla porta, tu non apri. Quando ti dicono di saldare il conto una volta per tutte, prendi lo scontrino delle tue azioni e lo cospargi di sangue, perchè ancora non hai imparato che vedere il sangue non porta alla vita, ma ti ricorda solo che senza di essa non puoi vivere. Ti ostini, dannato e cocciuto uomo ancora senza ali, ti ostini a crederti infinito, quando non hai ancora fatto i conti con il finito. Ti immergi nel nettare delle sensazioni, quando non hai ancora colto nemmeno un fiore dal giardino delle immaginazioni.

 

Ora va! Parti! Scappa! Come hai sempre fatto. Come hai sempre concluso ogni battaglia senza vedere alba di pace alcuna. Va a trovare nuove battaglie da appendere al collare. Sì, perchè non sei altro che una bestia al guinzaglio del destino, senza la ben che minima idea di cosa significhi essere liberi. Sfoggi il tuo motto “vivo nel tutto è possibile” ma se non sei in grado di sentire il nulla pur nella tua segreta sofferenza, come puoi concepire il tutto nella manifesta possibilità dell’esistenza?


Ora va! Continua pure a nasconderti. Ma sappi che l’Amore prima o poi ti troverà, e quando lo farà, non potrai scappare in nessun mondo, e neppure potrai semplicemente morire. Perchè, quando l’Amore vero e libero ti troverà, quando ti avrà avvolto completamente e senza preavviso, l’unica cosa che potrai fare sarà soltanto… rinascere e cominciare finalmente a vivere. 

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