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Immagine del redattoreGiorgio Tarditi Spagnoli

Il Cammino Iniziatico del Parco di Villa Durazzo Pallavicini – Primo Atto

Aggiornamento: 17 mag 2021


Il Paradiso nel Parco di Villa Durazzo Pallavicini


Il Parco di Villa Durazzo Pallavicini sito a Genova Pegli, fu realizzato in un periodo dal 1840 al 1846 , su progetto dell’architetto Michele Canzio, per volere del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini. È uno dei giardini romantici più noti nel panorama italiano ed europeo, rappresentandone uno degli esempi più complessi. Tuttavia ciò che caratterizza davvero il parco è il percorso che si snoda su un'intera collina di 8 ettari, secondo un vero e proprio cammino iniziatico.


Questo cammino iniziatico è la trasposizione del Dramma Sacro degli Antichi Misteri in una forma adatta all'uomo della seconda metà dell'ottocento, all'alba dell'epoca moderna, e che ancora echeggia forte nel presente. Il linguaggio esoterico è insieme teatrale, nel senso dei Drammi Mistero, così come Massonico, divenendo uno strumento di meditazione, iniziazione e ascesi in una forma propria alla Tradizione dei Misteri Occidentali.


Il cammino si snoda in un prologo, un antefatto, 3 Atti, ognuno composto da 4 scene, ognuno dei quali viene dipinto sulla tela del paesaggio genovese tanto per mezzo dell'architettura della natura, così che l'esperta mano dell'uomo diventa continuatrice dell'opera primordiale della Natura. In una trasmutazione alchemica degli ambienti naturali, secondo metodi propri della Massoneria, i panorami naturali vengono trascesi nella tensione verso l'infinito, lo Spirito che trasmuta tanto la Natura che l'uomo che li vive. Per la Massoneria l’uomo è un essere spirituale capace di trasformare se stesso per mezzo di Saggezza, Bellezza e Forza, i tre pilastri cosmici e del Tempio Mistico.


Nel 1° Atto l'Apprendista sperimenta il mondo fisico e l'intessere degli esseri elementai che deve imparare a dominare fuori di sé e dentro di sé. Nel 2° Atto il Compagno sperimenta il mondo astrale o animico e le lotte interiori, tra la tendenza a discendere verso la materia e quella di ascendere allo spirito. Nel 3° Atto il Maestro è uno spirito incarnato che domina la materia e l'anima ed al contempo deve trascenderle entrambi per divenire davvero se stesso.


In questo senso, il giardino è restaurazione della condizione paradisiaca per mezzo dell’Arte Regale di Caino, ovvero la via dell'iniziazione solare che trasmuta l'elemento minerale in elemento vegetale, vivente ed al contempo, plasma la pietra per mezzo della saggezza al fine di trasformare la Pietra Grezza in Pietra Cubica. In particolare, il Giardino Iniziatico è un edificio filosofico che permette di riunire l’uomo alla natura vissuta come essere vivente, risvegliando dunque la sua coscienza al rapporto con gli esseri elementari, i quali divenendo percepibili alla coscienza, vengono liberati dal loro incanto.


È proprio questo cammino iniziatico che grazie alla collaborazione dell'architetto Silvana Ghigino, direttore del Parco, e di Opera Omnia Online – Pleroma di Antonio Passarelli, abbiamo realizzato un documentario che pone in parallelo il cammino iniziatico massonico e quello antroposofico. Le scene sono impreziosite dalla presenza del gruppo di rievocazione storica Nobiltà Sabauda, che hanno ricreato l'atmosfera della seconda metà dell'ottocento. Quanto scriverò qui e dirò nel documentario, visibile su YouTube, è dunque in armonia con quanto scoperto dal direttore del parco, l'architetto Silvana Ghigino, in 10 anni di ricerca sul campo, dando voce allo Spirito del Parco stesso.


Potete leggere delle sue ricerche sui significati esoterici del Parco nel libro:


Inoltre:



APERTURA


La Sala Verde

Il cammino iniziatico inizia nella Sala Verde, una stanza ovale e riccamente decorata che rappresenta l'uovo cosmico dove i quattro elementi, Fuoco, Aria, Acqua e Terra sono nel loro stato originario. Qui siamo nel Paradiso prima della Cacciata dal Paradiso Terrestre, prima dell’acquisizione della coscienza. Gli specchi presenti nella sala riflettono le immagini all’infinito, creando la continua riflessione di chi vi si specchia, annullando la differenza tra oggetto e soggetto.

A Ovest si ergono le due colonne del Tempio, attraverso le quali possiamo scorgere lo stato immanifesto precedente a quello del Paradiso.


Sulla volta ovale stanno la Vergine dello Zodiaco, a rappresentare l'Anima del Mondo, e Dioniso, a rappresentare l’anima umana prima della nascita nel mondo fisico-sensibile. Le due immagini della Vergine e Dioniso, poste rispettivamente in una polarità tra Nord e Sud, sono circondate da 10 oblò a forma di occhi, rappresentando le Gerarchie che all'ora custodivano l’uomo. Si tratta quindi della rappresentazione romantica dell'umanità Lemurica.

La Sala Verde con la Vergine e Dioniso


Se volgiamo lo sguardo al pavimento, vediamo che questo rappresenta il cubo del corpo fisico, il quale prima della Cacciata dal Paradiso è ancora perfetto, essendo del tutto spirituale: è il fantoma, ancora privo della materia che lo avrebbe successivamente reso opaco. Il cubo viene visto in una prospettiva isometrica, come esagono, essendo che nel Paradiso il corpo dell’uomo era tutt’uno con le forze solari che discendevano copiose dal Sole, i quattro fiumi del Paradiso o i quattro eteri: calore, luce, suono e vita.


Una volta che volgiamo lo sguardo verso Est, siamo innanzi a tre porte-finestre, che presentano due cerchi a formare il simbolo della lemniscata solare: le tre lemniscate sono le forze dell'anima, pensare, sentire e volere, le quali al di fuori nel mondo. Una volta varcata la Soglia del Paradiso, la nostra personale Cacciata, siamo al di fuori sulla terrazza completamente esposta al Sole: qui il pavimento a scacchi bianco e nero, indica la differenziazione duale, il frontone della Sala Verde mostra ora i 4 fiumi del Paradiso, separati in forma di bassorilievi, come fossero un ricordo.


Riusciremo a restituire la vita a questo ricordo solo alla fine del nostro viaggio, una volta nel Paradiso Empireo del 3° Atto, quando saremo restaurati ad una più chiara visione. Per il momento ad attenderci all’ingresso, all'inizio del nostro viaggio sono i due Lupi, a rappresentare gli Ostacolatori: Lucifero e Ahriman. Ora siamo nati nel mondo fisico-sensibile, il mondo esteriore dove al di là della terrazza a scacchi prevale il mondo profano con i suoi affanni.


Non ci resta che varcare ancora una volta la Soglia, tralasciando progressivamente le impressioni fisiche per discendere sempre di più nell'interiorità, dove le epoche precedenti della storia umana, con il loro diverso stato di coscienza, sono ancora ben vive.


La Sala Verde

PROLOGO

La Tribuna Gotica e il Viale Gotico

Il decoro di alcune nuvole sulla sinistra, il lato del sentimento, ci indicano che stiamo abbandonando il corpo fisico: stiamo passando dal dualismo del mondo fisico presente sulla terrazza, che aggetta sul porto e la città profana, per incasinarci nella selva oscura, inciampando sulle pietre: i recessi dell’anima che ancora sono inconsci e lottano contro il conscio. La coscienza dell'Io è ancora debole e non è in grado di comprendere tutto quanto sta vivendo oltre le impressioni dei sensi corporei.


Ciò che è certo è che si tratta di un viaggio spirituale, nei mondi sovrasensibili. Ecco la Tribuna Gotica: tre vetrate di una chiesa gotica che rappresentano la triplicità dello spirito, Sé Spirituale, Spirito Vitale e Uomo-Spirito. Questi condurranno tutto il viaggio iniziatico, sebbene dapprima in forma inconscia. Il lato sinistro rappresenta il sentimento, così come la metà di noi inizialmente non presente alla coscienza, quella parte che dovremo man mano illuminare nel cammino iniziatico, fino a giungere al pensare del cuore.


Sopra le tre vetrate stanno i volti di due figure femminili, Maria e Sofia, e quello del Cristo, che custodiscono per noi i tre spiriti dato finché non saremo in grado di rafforzare il nostro Io al punto da trasmutare i nostri corpi inferiori negli stessi tre spiriti. I tre volti vegliano sull'Io dell'uomo che compie il suo viaggio nelle tenebre dell'inconscio.


Avviandoci sul Viale Gotico, i tre volti vengono lasciate dietro di noi, alle spalle di noi Candidati all'Iniziazione, agendo quindi dall’inconscio, la regione occipitale del cranio, verso il conscio, la regione frontale. Stiamo camminando nella penombra di una vegetazione selvaggia, ma un sentiero si apre innanzi a noi, scorgendo alcune costruzioni antiche.


Ora non è più possibile tornare indietro, la coscienza ormai acquisita non si può più dimenticare: abbiamo fatto un passo nel cammino esoterico, attraverso il quale l’uomo ricongiunge anima e spirito nella saggezza spirituale, l’essere di Sofia, che comparirà a noi sotto molte forme.

La Tribuna Gotica – Immagine tratta dal sito Passeggiare in Liguria: https://passeggiareinliguria.it

ANTEFATTO

La Sala Etrusca

Il primo portale che passiamo e che inaugura il Viale Classico è la Sala Etrusca. Ci troviamo qui a ricapitolare lo stato di coscienza dell’umanità nella sua condizione successiva alla Cacciata dal Paradiso e precedente alla restaurazione dello stato paradisiaco con la venuta del Cristo ed il Mistero del Golgotha.


Dal punto di vista del cammino iniziatico, finché non raggiungeremo lo stato in cui lo Spirito, l'Io si incarna completamente nel corpo fisico, staremo ricapitolando precedenti stadi dell'umanità, dal passato fino al presente per poi andare verso il futuro. In questo senso, gli etruschi rappresentano l’inizio della civiltà eppure anche la religione del passato prima dell’epoca greco-romana.


I romani guardavano agli etruschi come un popolo capace di comunicare con gli dei per mezzo della divinazione, ovvero la lettura dei segni che il divino lascia negli eventi esteriori. Attraverso l’interpretazione delle comunicazioni degli dei, l’uomo poteva acquisire la “Pax Deorum”, ovvero la possibilità di fare la volontà divina.

In questo antico stadio dello sviluppo dell’umanità, la coscienza è ancora esteriore all’uomo: gli dei pensano, sentono e vogliono per l'uomo, l’Io deve ancora incarnarsi nel singolo uomo.


Il Viale Classico e l'Arco di Trionfo

Uscendo dalla Sala Etrusca e volgendo il nostro sguardo verso di essa dall'esterno, ci accorgiamo che ciò che esperito dall’interno era la civiltà etrusca, ora dall’esterno è la civiltà razionale dell'antichità classica, dei greci e ancor più dei romani. Così, si potrebbe dire che nell’inconscio del popolo latino c’è l’etrusco.


Passeggiando nella vegetazione sempre più ordinata del Viale Classico, abbiamo fatto il nostro ingresso nell’epoca greco-romana con la sua cultura dell'esteriorità: infatti, contemporaneamente, qui siamo nel mondo beneducato della seconda metà dell'ottocento, lo stesso di Pallavicini e Canzio, dove vige la sola parvenza esteriore. Tutto sembra perfetto intorno alla fontana circolare, ma in realtà è un girotondo che è destinato a finire per coloro che vogliono procedere oltre nella conoscenza esoterica.


La fontana circolare è il momento in cui si passa dalla parvenza profana ad entrare esotericamente nella più profonda interiorità. Allora la fontana stessa diviene il simbolo del Sole, della coscienza di veglia, che da un lato tende a divenire interessata solo al mondo esteriore e dall'altro, porta verso l'aspetto occulto di tutte le cose: l'occhio della coscienza comincia a vedere nell'oscurità.

La Fontana Circolare e l'Arco di Trionfo

Procediamo verso l’Arco di Trionfo: esso ci invita ad abbandonare le occupazioni esteriori per trovare per trovare Dio nella Natura Sull'arco, troviamo la statua della dea Natura, e delle sue forme Primavera, che rappresenta l’inizio del percorso iniziatico in forma cosciente oltre la metà dell’epoca greco-romana, e Estate, che rappresenta il culmine delle forze vitali. Oltre questo portale siamo davvero per la prima volta noi stessi, sebbene a tutta prima non ne siamo ancora del tutto coscienti.


L'arco collega il mondo esteriore a quello interiore: prima di questa porta sta il passato pre-Cristiano, antecedente alla coscienza dell’Io, e attraverso di essa, il futuro della coscienza dell’Io. Nel momento in cui faremo un passo oltre l'Arco di Trionfo, lasceremo la vita profana e ci accingeremo a divenire iniziati, che anelano vivere nel futuro dell'evoluzione della coscienza umana, in stadi che l'umanità acquisirà solo in futuro.

L'Arco di Trionfo

1° ATTO


1° SCENA


Il Romitaggio

Una volta passato l'Arco di Trionfo e volto nuovamente lo sguardo dietro di noi, osserviamo come l'arco classico ha lasciato posto ad un arco rustico: il mondo greco-romano si è dissolto e siamo ora nel medioevo, la prima epoca dopo il Cristo, in cui l’Io diventa sempre più individuale, ma ancora è debole non riesce a ritrovarsi nell'anima dell'uomo che è ancora oscura.


Da dove vieni? Dal passato del mondo antico, l'inconscio.

Chi sei? Una povera anima che cerca se stessa.

Dove vai? Verso me stesso, l'Io.


Viviamo una semplice vita rurale, a contatto con la natura: ci siamo ritirati nella solitudine per trovare noi stessi, come eremiti nel loro eremitaggio. Il Romitaggio è la camera di riflessione che si presenta all’uomo quando entra in se stesso. la forma della casa nella sua semplicità di un tetto triangolare sopra quattro mura, è l'immagine archetipale del Tempio.


I templi del passato, grandiosi nella loro austera bellezza, sono ormai diroccati: il nuovo tempio è semplice, essenziale, più simile ad una capanna. L'anima del Candidato dell'iniziazione è semplice. Gli alberi si richiudono sopra l'eremitaggio e l’uomo è entrato nella notte oscura dell’anima, è sprofondato nel suo inconscio. La Luce interiore è ancora troppo debole per illuminare l’oscurità.


Ora il Candidato è come un bambino esplora con ingenuità il mondo della natura: sì è entrati nel mondo degli esseri elementari che regnano nel grembo di Madre Natura.

Il Candidato diviene un Apprendista che comincia a conoscere le leggi e le forze della natura, e nel processo conosce se stesso. Ora l’uomo ha lasciato il suo passato alle spalle, ha cominciato il suo viaggio verso il futuro dell'umanità, eppure deve essere centrato sul suo presente.


Il Romitaggio

L'Oasi Mediterranea

L'Apprendista giunge in un luogo dove sperimenta il calore e il suolo, Fuoco e Terra, i due elementi secchi. Sta esperendo coscientemente la Colonna di Fuoco, Jakin, da cui l'umanità discese dal mondo spirituale al mondo fisico, mettendo piede sulla Terra. Egli dunque deve passare attraverso l'esperienza delle due colonne per poter procedere nei Misteri.


Le piante come le palme e le succulente, rappresentano l’aspetto maschile dell’anima: le palme che con il loro stipite colonnare rimandano all'immagine stessa della colonna, svettano, congiungendo terra e cielo. Le succulente che custodiscono l'acqua essenziale alla vita entro loro stesse, difendendola con le spine. Tutto in questo luogo parla dell'aspetto maschile dell'esistenza.


Questo luogo rappresenta anche il Mediterraneo, il quale come "terra di mezzo" tra l’Oriente e l’Occidente rendeva possibile la coltivazione di tutti i Misteri dell'antichità. Per altro, l'Oasi Mediterranea è oggi in una forma che l’architetto Canzio non avrebbe potuto che immaginare all’epoca della realizzazione. Il creare qualcosa che non vedremo realizzato nella nostra vita, è segno dello spirito più autentico.


Questo vale per tutto il percorso del Parco di Villa Durazzo Pallavicini: è stato immaginato in forma vivente e dunque realizzato in uno stadio che sarebbe poi divenuto, sopratutto con la crescita degli elementi vegetali, quello che sperimentiamo oggi. Non è stato fatto per i contemporanei ma per coloro che sarebbero venuti dopo. Quando l’uomo intesse il futuro in ciò che diviene man mano passato, prepara la via a coloro che verranno dopo di lui, oltre questa vita terrena, preparando il ritorno in successive incarnazioni.


2° SCENA


Il Parco dei Divertimenti

Originariamente qui vi erano i giochi del Parco dei Divertimenti, successivamente spostati. Li vedremo poi nel 3° Atto, subito dopo il Mausoleo del Capitano: rimandiamo dunque la descrizione esoterica dei Divertimenti a quel momento. In breve possiamo accennare al fatto che rappresentano il momento in cui l'Apprendista è ritornato come un bambino e sperimenta l’intessere degli esseri elementari nella ronda cosmica.


Il Camelieto

Ci troviamo ora nel luogo polare rispetto all'Oasi Mediterranea: come là vi era l’eterno maschile, qui vi è l’eterno femminile. Stiamo esperendo la Colonna dell'Acqua, Boaz, attraverso la quale accendiamo dalla materia al mondo animico, verso il mondo spirituale.


L'anima dapprima vuole sperimentare il mondo dei sensi, per mezzo del suo primo arto, l'anima senziente. Il Camelieto, con la fioritura primaverile delle camelie, rappresenta l’anima nel suo aspetto più femminile, sensibile: avvolge i sensi e li attrae verso le delizie della vita.


Qui vi è il pericolo di perdersi e voler rimanere per sempre in quest'estasi dei sensi. Tuttavia i sensi si abituano presto al sollazzo e non ne sono più soddisfatti, anche le camelie sfioriscono ed è dunque necessario procedere sul cammino per ricercare quale sia la vera ragione del nostro viaggio.


Il Camelieto


3° SCENA


Il Lago Vecchio

L'Apprendista arriva ora all’immagine archetipica della sua anima: qui incontra l’essere primordiale, elementale in cui l’anima viene intessuta dal mondo astrale al momento della discesa nell'incarnazione. L'orrido della Natura, si presenta nella sua temibile, sublime bellezza: piante antiche circondano il Lago Vecchio, richiamando l'uomo alla sua essenza primordiale.


Lo Spirito del Lago Vecchio è l’anima nel suo eterno viaggiare verso l’incarnazione, cioè verso il basso, e lo sforzo di ascendere nuovamente verso lo Spirito. Eternamente combattuta, se godere della sola materia o ricercare l'eterno, trascendendo l'esperienza delle cose del mondo. Il Lago Vecchio, con la sua cascata, ci pone innanzi l'immagine della discesa delle anime dal paradiso verso il mondo dell'anima e dunque il mondo fisico.


Le carpe ed i pesci rossi nel lago sono le anime di coloro che nel post-mortem stanno o ascendendo verso il Paradiso o discendendo verso la Terra. Un ponte attraversa il lago, rappresentando il secondo arto dell'anima, l'anima razionale la quale viene vinta dalla paura dei primordi dell'esistenza solo se si basa sul mero raziocinio, ma fintanto che abbraccia tanto il pensiero che il sentimento, non può essere vinta dalla paura.

Il Lago Vecchio

4° SCENA


La Sorgente

L'Apprendista per mezzo del nuovo strumento acquisito con l'anima razionale, ascende ancora, al di sopra del Lago Vecchio e una vista delicata si apre innanzi al suo sguardo. È giunto alla sorgente dell’anima, dove essa viene emanata dallo spirito.


Sono le acque dell’eterna giovinezza, all’ombra di piante sempreverdi. L’anima deriva e ritorna allo spirito, in un ciclo che si rinnova continuamente, di incarnazione in incarnazione, attraverso il viaggio post-mortem. Qui l'anima non è ancora stanca dalla fatica del continuo ciclo di incarnazioni, è più vicina allo spirito.


A questo punto del cammino iniziatico, il mondo fisico-sensibile è divenuto uno strumento per l'evoluzione spirituale, non il fine. L'Apprendista ha raggiunto dunque lo sviluppo dell'anima cosciente: ha il domino degli elementi esteriori ed al contempo è divenuto coscienti del loro operato nell'anima.


La 4° Scena conclude il 1° Atto, siamo pronti a vivere le esperienze in quel mondo che solo l'anima può sperimentare: avanzati al grado di Compagno ascendiamo al mondo animico, il Mondo Astrale.


Ritorneremo al Parco di Villa Durazzo Pallavicini con il prossimo articolo sul 2° ATTO


La Sorgente

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