Più difficile dello sviluppo del fiore di loto a dieci petali, è quello del fiore a sei petali, posto al centro del corpo. Per la sua formazione occorre infatti che il discepolo si sforzi, grazie al l’autocoscienza, di acquistare completa padronanza sull’intera sua personalità, in modo che corpo, anima e spirito si trovino in lui in perfetta armonia.
Le funzioni del corpo, le inclinazioni e le passioni dell’anima, i pensieri e le idee dello spirito devono essere portate a perfetto accordo fra loro. Il corpo deve essere nobilitato e purificato in modo che i suoi organi non stimolino a nulla che non possa servire all’anima e allo spirito. L’anima non deve essere spinta dal corpo a desideri e passioni che contraddicano un pensare puro e nobile. Lo spirito però, con i suoi doveri e le sue leggi, non deve dominare sull’anima, come un guardiano di schiavi, ma essa, per propria libera inclinazione, deve seguire quei doveri e quelle leggi. Il dovere non deve apparire al discepolo come qualcosa a cui egli si adatta a malincuore, ma come qualcosa che compie perché l’ama.
Il discepolo deve sviluppare un’anima libera che stia in equilibrio fra la materialità e la spiritualità. Deve arrivare a potersi abbandonare alla vita dei sensi perché essa è tanto purificata da aver perduto la forza di attirarlo a sé verso il basso. Non deve essergli più necessario frenare le sue passioni, perché esse seguono da sé il giusto. Finché il discepolo ha bisogno di mortificarsi, non può superare un determinato gradino. Una virtù, la cui pratica costa ancora sforzo, non ha per l’occultismo alcun valore. Finché si hanno ancora desideri, essi disturbano il discepolato, anche se ci si adopera a non assecondarli; e poco importa se riguardano il corpo o l’ani ma. Se per esempio qualcuno evita un determinato eccitante, al fine di purificarsi attraverso la rinunzia a quel piacere, l’astinenza gli sarà di aiuto soltanto se non sarà causa di sofferenza per il suo corpo. Se questo invece avviene, vuol dire che il corpo desidera quell’eccitante, e la rinunzia non ha valore. In questo caso può anche succedere che il discepolo debba rinunziare per il momento allo scopo cui tende, fino a quando non gli si presentino condizioni materiali più favorevoli, forse soltanto in un’altra vita. In certe situazioni, una rinunzia ragionevole è una conquista molto maggiore che non il tendere a qualcosa che, nelle condizioni date, non è possibile raggiungere. Una rinunzia ragionevole, più che il suo contrario, favorisce anzi l’evoluzione.
Chi ha sviluppato il fiore di loto a sei petali, entra in comunicazione con esseri che sono parte dei mondi superiori, ma soltanto quando la loro esistenza si palesa nel mondo delle anime. La disciplina occulta però non consiglia di sviluppare questo fiore di loto, se prima il discepolo non sia tanto progredito da poter elevare il suo spirito fino a un mondo ancora più alto. L’ingresso nel vero mondo dello spirito deve cioè sempre accompagnare la formazione dei fiori di loto.
Altrimenti il discepolo cade nella confusione e nell’incertezza. Imparerebbe si a vedere, ma gli mancherebbe la capacità di giudicare in modo giusto ciò che vede. Comunque, le qualità necessarie per lo sviluppo del fiore di loto a sei petali già offrono una certa garanzia contro la confusione e l’instabilità, perché non sarà facile confondere una persona che abbia conseguito un perfetto equilibrio fra senso (corpo), passione (anima), e idea (spirito). Neppure questa garanzia è però sufficiente quando lo sviluppo del fiore di loto a sei petali permette all’uomo di percepire esseri, dotati di vita e d’indipendenza, che sono parte di un mondo tanto diverso da quello dei suoi sensi fisici. Per la sicurezza in quei mondi, non gli basta lo sviluppo dei fiori di loto, ma gli occorre poter disporre di organi ancora più elevati.
Rudolf Steiner
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