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Il Natale, la Pasqua e la Pentecoste secondo la Scienza dello Spirito


Se ripensiamo a tutto quanto già dissi nel corso di questi anni sulla progressiva paralisi e sul declino delle forze del­ l’umanità, possiamo arrivare all’idea di come le forze che vivono nel nostro corpo astrale siano in fondo vicine agli eventi che per gli uomini sono portatori di declino, di morte. Poiché durante la vita dobbiamo sviluppare il corpo astrale, dato che dobbiamo accogliere in esso lo spirito, portiamo già in noi il germe della morte. È del tutto errato ritenere che la morte si colleghi alla vita solo in modo esteriore: è legata alla vita da intrinseci vincoli, come abbiamo spesso ribadito nei nostri incontri. La nostra vita è quale è solo perché possiamo morire come in effetti moriamo. Questo si riconnette con l’intera evoluzione del corpo astrale umano. Non è una sem­plice comparazione dire che la festa di Pasqua è un simbolo di tutto quanto si ricollega alla natura astrale umana, a quel­ la natura che ogni volta, durante il sonno, si allontana dal corpo fisico e penetra nel mondo spirituale da cui è disceso l’essere divino-spirituale che ha conosciuto la morte in Gesù di Nazareth. Se parlassimo in un tempo che avesse più vivo il senso dell’elemento spirituale di quello odierno, quel che ho detto verrebbe considerato una verità; ai nostri tempi viene al massimo ritenuto un mero simbolo. Ci si renderebbe conto allora che l’introduzione delle festività di Natale e di Pasqua ha proprio il significato di dare all’umanità un segno per ricordarle come sia unita alla natura elementare, alla natura spirituale e fisica, portatrice di morte, o per cosi dire un segno per ricordarci che portiamo in noi un elemento spi­ rituale nel corpo eterico e nel corpo astrale. Queste cose sono oggi cadute nell’oblio, ma torneranno di nuovo in superficie quando l’umanità deciderà di riacquistare la capacità di capi­re tali aspetti spirituali. Oltre al corpo eterico e a quello astrale, portiamo prima di tutto in noi il nostro io come elemento spirituale. Ne cono­ sciamo la natura complessa. Sappiamo anche come l’io passi da incarnazione a incarnazione, come le sue forze interiori edifichino e formino ciò di cui per così dire ci rivestiamo a ogni nuova incarnazione. Risorgiamo nell’io da ogni morte fino alla preparazione di una nuova incarnazione. È l’io che ci rende esseri individuali. Come in un certo senso possiamo dire che il nostro corpo eterico rappresenta l’elemento della nascita collegato alle forze elementari della natura e il nostro corpo astrale simboleggia l’elemento portatore di morte lega­ to alle più elevate forze spirituali, cosi possiamo dire che l’io rappresenta il nostro continuo risorgere nella spiritualità, il nostro rinascere nella spiritualità, nella totalità del mondo spirituale che non è natura né mondo stellare, ma ciò che tutto compenetra.


Come si può collegare la festa di Natale al corpo eterico e la Pasqua al corpo astrale, cosi si può associare l’io alla Pentecoste come alla festa che ci rappresenta l’immortalità del nostro io, che è come un contrassegno del mondo imperi­turo del nostro io e allo stesso tempo un’indicazione che noi uomini non viviamo soltanto nel complessivo mondo natura­ le, non passiamo semplicemente attraverso la morte, ma siamo esseri individuali immortali che sempre rinascono. Come mirabilmente viene espresso tutto questo sviluppando sempre di più le idee relative a Natale, Pasqua e Pentecoste! La festa di Natale è in diretta connessione con gli eventi ter­restri, nel periodo in cui è celebrata: cade infatti al solstizio d’inverno, quando cioè la terra è avvolta dalla più profonda oscurità. In un certo senso con il Natale si segue l’esistenza della terra con le sue leggi: quando le notti sono più lunghe e i giorni più corti, quando la terra è gelata, ci si ritira in se stessi per collegarsi alla spiritualità che vive in essa. È per cosi dire una festa legata allo spirito della terra. Con il Natale ci viene di continuo ricordato che come esseri terreni siamo parte della terra, che lo spirito dovette discendere dalle altez­ze del cosmo per assumere figura terrena ed essere figlio della terra tra figli della terra.


Del tutto diversa è la festa della Pasqua! Sappiamo che è legata al rapporto fra sole e luna. Cade la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, quello che segue il 21 marzo. In base al rapporto del sole con la luna, fissiamo la data della Pasqua. Vediamo cosi in quale mirabile modo la festa del Natale sia collegata all’elemento terrestre e quella della Pasqua all’elemento cosmico. A Natale ci ricordiamo di quel che è più sacro sulla terra, a Pasqua di quel che è più sacro nel cielo. Il pensiero della Pentecoste cristiana si ricollega a ciò che, si vorrebbe dire, va oltre le stelle; si ricollega al fuoco cosmico dello spirito universale che si individualizza e scende sugli apostoli come lingue infuocate, al fuoco che non è né solo celeste né solo terrestre, né cosmico né tellurico, al fuoco che tutto compenetra e allo stesso tempo si individua­ lizza e va verso ogni singolo uomo! La festa di Pentecoste è connessa all’intero cosmo.


Come il Natale lo è alla terra, la Pasqua al mondo delle stelle, così la Pentecoste si riallaccia direttamente agli uomini per le scintille di vita spirituale che essi ricevono da tutti i mondi. Vediamo in un certo qual modo quel che è stato dato all’umanità in generale poiché l’uomo-Dio discende sulla terra predisponendo per ognuno le lingue di fuoco della Pentecoste. Vediamo allora rappresentato nelle lingue di fuoco quel che esiste nell’uomo, nel cosmo e nelle stelle. Chi è alla ricerca dello spirito trova nella Pentecoste un contenuto davvero profondo e l’esortazione a proseguire sempre in quella ricerca. Mi sembra oggi necessario prende­ re sul serio questi pensieri sulle feste, più di quanto non si facesse in altri tempi. Il modo in cui riusciremo a uscire dai dolorosi e rattristanti eventi di oggi dipenderà infatti molto da come potranno venir considerati questi pensieri. Si avver­te già in determinati ambienti che le anime hanno bisogno di lavorare per liberarsi. Dovrei dire che si dovrebbe condivide­ re in misura maggiore, cosa che è insita nella scienza dello spirito, questa necessità di oggi; si può proprio parlare di necessità di animare di nuovo ovunque la vita spirituale per riuscire a sfuggire al materialismo. Si può sfuggirgli soltanto se esiste la buona volontà di accendere in sé il mondo spiri­tuale, di celebrare la Pentecoste in un modo davvero interio­re e di prenderla sul serio. Proprio nelle conferenze tenute qui negli ultimi tempi, abbiamo visto come risulti oggi difficile all’umanità trovare ciò che è giusto in questo campo, a causa delle condizioni del nostro tempo. Da un lato abbiamo uno sviluppo di forze che non si possono non ammirare e nei cui confronti non vi è mai abbastanza sensibilità. Se un giorno la nostra sensibilità venisse rivolta allo spirito, ci si accorgerebbe di come sia necessario che l’intima festa di Pentecoste possa essere cele­brata dalle anime umane, perché non dimentichino il suo aspetto interiore.


Rudolf Steiner O.O. 169 - Essere cosmico e Io

 


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