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  • Immagine del redattoreOpera Omnia Online

Immaginazione di San Giovanni - Conferenza completa



Quando dalla primavera si va verso l’estate, l’essere della natura diventa sempre più attivo, sempre più interiormente saturo, e l’uomo stesso vi viene intessuto con l’intero suo essere. Si può dire perciò che in estate l’uomo passa attraverso a una specie di coscienza della natura. Se ne ha sentimento e sensibilità, in primavera egli diventa uno con tutto quanto cresce, germoglia e sboccia. Egli fiorisce col fiore, germoglia con la pianta, fruttifica anche con la pianta, si trasferisce in tutto quanto esiste e vive fuori di lui. In tal modo egli estende la sua esistenza nell’esistenza della natura e sorge in lui una specie di coscienza della natura. Siccome poi in autunno la natura muore, porta cioè in sé la morte, l’uomo, se partecipa alla vita della natura, deve anche sentire la morte verso l’autunno; verso il tempo di Michele egli non deve però partecipare a quella morte nel suo sé. Deve sollevarsi al di sopra della morte della natura. Al posto appunto di quella coscienza della natura, deve subentrare il rafforzamento, il consolidamento dell’autocoscienza. Ma appunto perché la coscienza della natura è al suo massimo grado nell’uomo durante l’ardore dell’estate, è tanto più necessario per l’universo che in quel tempo, e purché l’uomo lo voglia, esso porti la spiritualità incontro all’uomo.


Possiamo dire: l’uomo è immerso nella natura in estate, ma se ne ha le giuste sensazioni e i giusti sentimenti, dall’intessere della natura gli viene incontro la spiritualità oggettiva. La spiritualità oggettiva, per quanto è vero elemento umano, deve quindi essere cercata nel periodo di S. Giovanni. Essa esiste in effetti nell’essere della natura. La natura è solo esteriormente l’essere, vorrei dire dormiente, che germoglia e sboccia, ma proprio dalle forze del sonno trae le potenze di crescita delle piante, potenze che formano una specie di essere dormiente della natura. Ma dalla natura dormiente, se l’uomo ne ha un senso, si manifesta la spiritualità che pervade e vivifica ovunque la natura.


Così, se grazie all’approfondimento spirituale seguiamo nell’anima e con lo sguardo veggente l’essere della natura durante la piena estate, troviamo che lo sguardo viene diretto nelle profondità stesse della Terra; troviamo che, più fortemente che nelle altre stagioni, le pietre nella profondità della Terra ci presentano la loro interiore tendenza a formare cristalli. Guardando nelle profondità della Terra con lo sguardo immaginativo all’epoca di S. Giovanni, si ha l’impressione: laggiù la vita si svolge in forme cristalline nelle quali si consolida il compatto regno terrestre; sono forme cristalline che acquistano appunto la loro bellezza durante il tempo delle piena estate. In piena estate tutto si dispone laggiù in linee, in piani e in angoli. Volendo acquistare un’impressione d’assieme, si ha quella della natura cristallina terrestre che si consolida in se stessa, che si intesse in un colore azzurrognolo scuro.




Benché un disegno possa essere considerato solo come schizzo e immaginativamente, posso forse dame un’immagine sulla lavagna (v. Tav. V). Volgendo dunque lo sguardo in basso, si ha l’impressione di un elemento lineare, ma sul tutto si estende un blu che è ovunque attraversato da linee che effettivamente risplendono come argento; in quel blu vi sono cioè elementi cristallizzanti che risplendono come argento (bianco). E come se la natura terrestre volesse portarci incontro la sua forza formatrice in forma meravigliosamente plastica, in una forma che non si deve vedere come di solito si vede con gli occhi. Ci si sente così in sostanza disciolti in quelle forme plastiche della natura, si sente effettivamente in sé ogni linea che vi è laggiù, ogni linea risplendente d’argento. Ci si sente proprio come cresciuti dall’azzurro sottosuolo terrestre, ci si sente interiormente compenetrati dalle forze delle linee cristalline risplendenti d’argento. Si sente tutto ciò come il proprio essere. Se allora, prendendo coscienza di se stessi, ci si domanda: come agiscono in te stesso quelle linee cristalline risplendenti d’argento, quelle onde di cristallo? che cosa vive e tesse nella Terra, risplendente d’argento nel blu terrestre? si sa che è volontà cosmica, e si ha il sentimento di essere appoggiati sulla volontà cosmica. Questo, volgendo lo sguardo in basso. E se lo si volge verso le altezze?


Volgendo lo sguardo verso le altezze, si ha l’impressione del dispiegarsi dell’elemento cosmico intelligente. Allo stato attuale, come sovente ho detto, l’intelligenza non ha molto valore nell’uomo, ma in piena estate, nelle altezze, si ha il sentimento che vi sia ovunque intelligenza che tesse, intelligenza non di un singolo essere, ma di molti esseri che vivono uno nell’altro, che sperimentano uno assieme all’altro. In alto abbiamo così intelligenza che tesse, e attraverso di essa la luce spiega la sua vita: è intelligenza compenetrata di luce, che tesse e vive (giallo) come contrapposto alla volontà. Mentre in basso si ha il sentimento: laggiù vi è un’oscurità azzurrognola, laggiù veramente tutto va sperimentato soltanto come forza... in alto si ha invece il sentimento: tutto è in modo da illuminarci quando lo si percepisce, da compenetrarci di un sentimento d’intelligenza.


In questo tessere risplendente appare ora (non posso dire altro) appare una figura. Dovetti indicare quale figura essenziale per l’autunno quella di Michele che si presenta all’anima dall’intessere della natura. Dirò in seguito come nel tempo di Natale si presenti l’entità che, secondo antica denominazione, è Gabriele. L’ultima volta ho mostrato come si presenti la figura di Raffaele a Pasqua, nella primavera. Raffaele ci si è presentato in un certo qual modo come il grande drammatico che ci porta incontro la devozione e la venerazione necessarie per l’immaginazione di Pasqua, per l’immaginazione cosmica della Pasqua. Ora, per il tempo di Giovanni (lo dico in termini umani, ma naturalmente tutto è descritto solo in modo approssimativo) si affaccia un volto straordinariamente severo, un viso severo che emerge caldo e risplendente dall’intelligenza universale risplendente (testa rossa nel giallo nella Tav. V).


Si ha l’impressione che la figura formi la sua corporeità di luce dall’intelligenza risplendente, ma perché questa figura possa formare la sua corporeità di luce durante la piena estate, deve accadere quello che ho descritto: che salgano cioè gli spiriti elementari degli esseri terrestri. Mentre salgono, essi si intessono in alto con l’intelligenza risplendente che li accoglie. In quel che ivi risplende luminoso nell’intelligenza risplendente, s’incorpora la figura che era stata intuita anche dall’antica chiaroveggenza istintiva e che possiamo indicare col medesimo nome con cui veniva allora indicata. Possiamo dunque dire: in estate, nell’intelligenza risplendente appare Uriele. Abbiamo quindi:


Autunno - Michele

Inverno - Gabriele

Primavera - Raffaele

Estate - Uriele


Vi è una grave severità nella figura che, cercando la sua corporeità nel tessere della luce, ci si presenta come rappresentante delle forze cosmiche tessenti nell’estate. Possiamo ancora osservare le azioni di Uriele compiute nella luce; di Uriele la cui intelligenza è in sostanza formata dall’interpenetrarsi delle forze dei pianeti del nostro sistema planetario, sostenuta dalle azioni delle stelle fisse dello zodiaco; di Uriele che in effetti accoglie nel proprio pensare il pensare cosmico. Si ha così direttamente questo sentimento: in voi, nubi estive lucenti e intelligenti, nelle quali verso l’alto si rispecchiano le forme cristalline bluastre del suolo terrestre, come a loro volta si rispecchiano verso il basso nelle forme cristalline bluastre le formazioni delle nuvole lucenti e intelligenti, in voi, formazioni di nuvole risplendenti, appare nella piena estate l’intelligenza cosmica con volto severo, concentrata immaginativamente.


Le azioni di questa mente cosmica, di questa intelligenza cosmica che si incorpora, sono azioni che vengono intessute nella luce. Grazie alla forza di attrazione che risiede nell’intelligenza cosmica concentrata di Uriele, le forze argentee salgono verso l’alto (bianco), e nella luce di questa intelligenza risplendente anche interiormente tutto ciò, considerato dalla Terra, appare come la luce solare che si espande, che si densifica in uno splendore aureo. Si ha direttamente il sentimento che l’elemento argenteo che fluisce dal basso verso l’alto venga accolto da ciò che lassù tesse e vive illuminato dal Sole. Usando ora un termine del tutto esatto, nelle altezze l’argento terrestre viene in un processo alchimistico-cosmico trasformato in oro cosmico che lassù tesse e vive. Vi è un continuo risalire di splendore argenteo, e in alto una continua trasformazione dello splendore argenteo in splendore aureo.


Continuando a seguire il fenomeno durante l’agosto si riceve l’impressione di un completamento della figura di Michele, come l’ho già descritta. Ho detto da che cosa è formata la spada di Michele e di che cosa il drago intesse la propria vita. In tutta questa bellezza luminosa che appare spiritualmente da quanto tesse nel cosmo in piena estate, ci si può ora chiedere da dove Michele riceva in autunno, nel passaggio al periodo di Michele, la sua veste particolare, la veste che a volte riluce di oro solare, e a volte risplende interiormente come un’irradiazione argentea che scaturisce dall’interno delle pieghe auree; da dove riceva Michele quella sua veste intessuta d’oro e risplendente d’argento. Essa si forma nelle altezze dall’argento che irradia verso l’alto e dall’oro che in alto si stende fluttuando sopra l’argento irradiante, dall’oro in cui, per la forza dell’azione solare, viene trasformato l’argento risplendente che irradia dalla Terra. Verso l’autunno vediamo così a poco a poco l’argento che la Terra ha offerto ai cosmo ritornare come oro; nella forza dell’argento trasformato in oro vi è quel che poi, durante il periodo invernale, si svolge nella Terra come l’ho descritto: l’oro solare, che durante il dominio di Uriele, durante la piena estate si è formato nelle altezze, penetra nelle profondità della Terra, tesse e fluttua spiritualmente attraverso le profondità della Terra e vivifica ivi, durante il profondo inverno, ciò che per l’anno seguente cerca la vita.


Così vediamo come ora, arrivando all’epoca della vita germogliante e sbocciante, non possiamo parlare per la Terra di materia contessuta di spirito, come in inverno, ma dobbiamo parlare di spirito contessuto di materia, in particolare contessuto di argento e d’oro. Naturalmente non si deve pensare tutto ciò in modo grossolano, ma si deve immaginare l’azione dell’argento e dell’oro in uno stato di rarefazione che sorpassa qualsiasi rarefazione umanamente percepibile.

Avendo questa impressione, allora tutto ci appare in sostanza come se fosse solo una specie di sfondo, come se fossero le azioni cosmiche luminose, le azioni cosmiche della luce di Uriele. Si ha infatti una chiara impressione della figura di Uriele. Si ha la chiara impressione anche del suo sguardo. Viene suscitata la più profonda aspirazione a comprendere lo sguardo di Uriele, singolarmente rivolto verso il basso; si ha l’impressione di doversi guardare attorno per comprendere il significato di quello sguardo, e si arriva a capire che cosa significa quello sguardo solo imparando a guardare spiritualmente ancora di più dentro nelle profondità bluastre risplendenti di argento del terreno estivo. Ivi, in un certo qual modo disturbando, attorno ai raggi cristallini risplendenti d’argento si intessono formazioni che ora si dissolvono e poi si condensano, ora si condensano e di nuovo si dissolvono.


Ben presto si scopre (e l’immagine è per ognuno diversa) che quelli sono gli errori umani che contrastano quaggiù le regolari e in sé conseguenti figure dei cristalli della natura. Su questo contrasto, fra la cristallizzazione della natura nella sua bellezza regolare e gli errori umani che vi si intessono, è rivolto lo sguardo severo di Uriele. In piena estate si rivela qui l’imperfezione della stirpe umana di fronte alla regolare costruzione delle forme cristalline. Dallo sguardo grave di Uriele si riceve allora l’impressione che la realtà della natura è intessuta di un elemento morale. Non esiste solo in noi l’ordinamento morale del mondo sotto forma di impulsi astratti, ma, mentre di solito consideriamo la natura senza chiederci se viva moralità nella crescita delle piante, se viva moralità nel processo di cristallizzazione, ora vediamo invece come in piena estate, anche nella natura, siano intessuti insieme gli errori umani e le regolari cristallizzazioni della natura, in se stesse conseguenti e consolidate.


Invece la virtù e la capacità umane vanno in alto con le linee risplendenti d’argento, apparendo come nubi che avvolgono Uriele (rosso); si inseriscono come virtù umane per così dire trasformate in opera artistica, nella configurazione plastica delle nubi, nell’intelligenza risplendente.


Non si può guardare soltanto il grave sguardo di Uriele, lo sguardo che diventa serio nel rivolgersi alle profondità della Terra, ma si può guardare anche a quelle che vorrei chiamare braccia a forma di ali, o ali a forma di braccia, in atto di grave ammonimento; è il gesto di Uriele che fa affluire nel genere umano quella che vorrei denominare coscienza storica. Nella piena estate compare qui la coscienza storica che soprattutto all’epoca attuale è debolissima; essa appare nel gesto ammonitore di Uriele.


Naturalmente dobbiamo pensare tutto ciò come immaginazione. Sono cose del tutto reali, ma non se ne può parlare come il fisico parla del polo negativo e di quello positivo, o del potenziale di energia o di altro del genere. Sono costretto a parlarne sotto forma di immagini viventi, ma quanto viene espresso in queste immagini viventi esiste, è realtà.


Se si è ottenuta l’impressione della relazione dell’uomo, per quanto riguarda la sua moralità, con l’elemento cristallino inferiore e con l’elemento superiore della virtù umana risplendente in bellezza, se si è accolta questa relazione nella propria esperienza interiore, ci viene incontro la vera e propria immaginazione di Giovanni; ci sta dinanzi l’immaginazione di Giovanni, come l’immaginazione di Michele che ho descritto, come l’immaginazione di Natale, come l’immaginazione di Pasqua.


Come una specie di sintesi, appare in alto l’immagine che si palesa allo sguardo spirituale: la colomba (bianca) in certo qual modo illuminata dalla forza degli occhi di Uriele. Si condensa poi in immagine ciò che in basso è blu risplendente d’argento e che rappresenta le profondità della Terra, collegate con gli errori e con i difetti umani; si condensa nell’immagine della madre terrestre (blu), sia che la si chiami Demetra, sia che la si chiami Maria. Volgendo lo sguardo in basso, non si può altrimenti che riassumere in un’immaginazione tutti questi segreti delle profondità, raffigurandoseli come sostanza-madre di ogni esistenza, mentre in quel che si condensa in alto nella figura fluida si sente lo spirito-padre di ogni esistenza che ci circonda.


Poi si vede il risultato della collaborazione dello spirito-padre e della sostanza-madre, ciò che nel più bel modo contiene in sé l’accordo dell’azione terrestre argentea e dell’azione celeste aurea: fra il padre e la madre sta il figlio. Sorge così l’immaginazione della Trinità che è la vera immaginazione di Giovanni. Nello sfondo è Uriele, che opera, guarda, ammonisce.


L’immagine della Trinità davvero non dovrebbe essere posta dinanzi all’anima in modo dogmatico. Così facendo si dà l’impressione che l’idea della Trinità, l’immagine della Trinità sia indipendente dal tessere e dal vivere del cosmo. Ma non è così. In piena estate la Trinità si manifesta nell’azione cosmica, nel tessere e nel vivere del cosmo. Essa si presenta con una forza interiormente convincente solo quando si è penetrati, vorrei dire, nei misteri di Uriele.


Volendo porsi dinanzi all’anima proprio l’epoca di Giovanni, dovrebbe esservi un retroscena a forma di arco, di volta, con Uriele che agisce come ho descritto. Su di esso (e attrezzature particolari sarebbero necessarie per raffigurarlo) dovrebbe stagliarsi, vorrei dire in forma di pittura vivente suscitata al momento, ciò che si potrebbe ottenere con un uso particolarmente abile del fumo o di altro simile materiale, dovrebbe stagliarsi l’immaginazione della Trinità. Questo dovrebbe essere suscitato nel tempo di Giovanni, volendone presentare la vera immaginazione. Come a Pasqua non si. ottiene l’immagine completa se non penetrando nell’elemento drammatico, in modo che al punto centrale del mistero drammatico che si dovrebbe svolgere si ponga Raffaele che insegna all’uomo, Raffaele che lo introduce nei segreti della natura risanatrice, nei misteri del cosmo risanatore, così ciò che ora si guarda e che si può vedere intessuto nell’elemento immaginativo, dovrebbe trasformarsi all’epoca di Giovanni in musicalità possente; e da questa musica possente dovrebbe parlarci il mistero cosmico, come è sperimentato dell’uomo appunto all’epoca della festa di Giovanni.


Si dovrebbe pensare che tutto quanto ho descritto, elaborato artisticamente, da un lato sfoci nell’arte figurativa. Quel che però viene sentito nella pittura dovrebbe ricevere la sua vita dai suoni che tessono, che danno corpo al motivo poetico che tesse e vive nella nostra anima, in quanto noi stessi ci sentiamo uniti a Uriele che opera nella luce, che agisce nella luce e che evoca in noi la possente impressione della Trinità.


Ciò che irradia risplendente d’argento dal basso verso l’alto, ciò che si manifesta in alto nella bellezza formatrice dell’azione della luce, all’epoca di Giovanni dovrebbe venir espresso musi­calmente con una strumentazione adeguata, affinché nell’intessersi dei suoni l’uomo ritrovi l’esperienza della sua vita insieme al cosmo. In quanto ha trovato corpo nell’intessersi dei suoni do­vrebbe risuonare il mistero della vita umana nel cosmo all’epoca di Giovanni. Tutto questo vi dovrebbe essere contenuto. Guar­dando in alto l’uomo dovrebbe scorgere l’oro che tesse nel mon­do, e dall’oro veder sorgere risplendente di luce la figura calda, rossiccia di Uriele (non in forma solida, ma come vita diretta) e poi lo sguardo di Uriele rivolto verso la Terra (come l’ho descrit­to), lo sguardo di Uriele e il suo gesto ammonitore. Questo è un motivo. Con questo motivo che è nelle altezze l’uomo si sente da un lato unito con l’intelligenza cosmica risplendente.


Dall’altro lato, verso il basso, egli si sente unito con ciò che tende a forma solida, che è immerso in tenebre bluastre e da cui emerge l’irradiazione argentea; sente il sostrato materiale dell’operare vivente dell’esistenza spirituale. Le altezze diventano misteri le profondità diventano misteri e l’uomo diventa per se stesso mistero nei misteri cosmici. L’uomo sente fin nelle sue ossa la forza che plasma i cristalli, ma sente pure come la forza che pla­sma i cristalli e che penetra fin nelle sue ossa sia in unione co­smica con la forza di luce che svolge la sua vita nelle altezze L’uomo sente come tutta la moralità prodotta dal genere umano viva e intessa nei misteri dell’alto, nei misteri del basso, e nella loro unione. L’uomo non si sente più isolato dal mondo, si sente inserito nel mondo, si sente collegato verso l’alto all’intelligenza risplendente nella quale sperimenta, come nel grembo del mondo, i suoi pensieri migliori, si sente collegato in basso, fin nelle sue ossa, alla forza cosmica di cristallizzazione, a loro volta unite l’una all’altra; sente la sua morte collegata alla vita spirituale del tutto, vita spirituale che aspira nella morte terrestre a creare, a destare forze di cristalli e vita risplendente, argentea.


Tutto questo dovrebbe risuonare anche in musiche, in suoni che portano sulle loro ali questi motivi, che l’uomo deve sperimentare. Questi motivi esistono. Non occorre vengano inventati: possono essere letti nell’opera cosmica di utile. In questi motivi ciò che è immaginazione assume forma di ispirazione.


Ma in certo qual modo l’uomo vive egli stesso come un’ispirazione che ha corpo; vive come un essere costituito di ispirazione nei misteri dell’alto, in quelli del basso, e nei misteri dell’unione che è nel mezzo; nei misteri che lo spirito-padre ci indica in alto, nei misteri che la sostanza-madre ci indica in basso, nei misteri dell’unione per cui dalla collaborazione dello spirito-padre con la madre-Terra il Cristo sorge direttamente dinanzi all’anima umana come lo spirito portatore dell’universo.


Press’a poco posso presentare nel modo seguente ciò che emerge dall’operare di tutti questi segreti cosmici: esso sorge quando l’uomo è collocato nel tessere della piena estate. Le prime parole sono collegate, come se la visione di Uriele si condensasse in ispirazione, con il risuonare spirituale di tutto il coro.


(Altezze)

Guarda il nostro tessere:

l’animazione luminosa,

la vita riscaldante.

(Profondità)

Vivi ciò che la Terra mantiene

ed è formato dal respiro

come dominante in essenza.


(Centro, interiorità umana)

Senti il tuo scheletro umano

con splendore celeste

nell’operante unione del mondo.


In questi nove versi si hanno i misteri delle altezze, i misteri delle profondità e i misteri del centro o dell'interiorità umana; si ha la sintesi del tutto in quanto, come una conferma cosmica dei misteri delle altezze, dei misteri delle profondità e del centro, risuona nel tutto come con suoni di organo e di trombe.

Vengono sostanze condensate,

vengono errori giudicati,

vengono cuori vagliati.


Come immaginazione di Giovanni, pervasa di ispirazione, come ispirazione di Giovanni pervasa di immaginazione, abbiamo:

Guarda il nostro tessere:

l’animazione luminosa,

la vita riscaldante.


Vivi ciò che la Terra mantiene

ed è formato dal respiro

come dominante in essenza.


Senti il tuo scheletro umano

con splendore celeste

nell’operante unione del mondo.


Vengono sostanze condensate,

vengono errori giudicati,

vengono cuori vagliati.


Rudolf Steiner O.O. 229 - L'esperienza del corso dell'anno in quattro immaginazioni cosmiche


 


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