È con piacere che condivido con voi il commento e le meditazioni delle Dodici (più una) Notti Sante scritto da Kristina Kaine. La pubblicazione è stata resa possibile grazie al gentile permesso dell’autrice e della traduttrice dall’inglese Laura Zanutto, che ringrazio. Kristina Kaine è autrice dell’Huffington Post, alle 12 Notti Sante sono stati pubblicati per la prima volta sul suo sito The Esoteric Connection.
Potete acquistare il libro da cui sono tratte su Amazon.it: Kristina Kaine “Meditations on the Twelve Holy Nights”
24/25 Dicembre – 1° Notte Santa – Gennaio – Capricorno
Contemplazione
Osiamo guardare il buio della nostra anima? I pensieri oscuri, i sentimenti cupi e la nostra volontà debole ed indecisa? Questa è la nostra stalla. Viviamo in un mondo che ci condurrebbe nell’affascinante e seducente locanda, celando la stalla lontano da noi. Se permettiamo che questo accada il nostro Io non nascerà nella nostra anima.
Il nostro Io Sono è l’Alfa ed Omega; esisteva all’inizio e lo faremo nascere alla fine. Questo è il nostro scopo; è parte di ciò che siamo. Possiamo solo comprendere il mistero, impegnandoci con il nostro Io Sono, che è il motivo per cui “l’anima cerca il mistero in una foresta buia e senza strade”. È buio perché non facciamo splendere la luce del nostro Io Sono nella nostra anima, e perché evitiamo di andare lì dove non ci sono strade. Se abbiamo il coraggio di andare nella stalla daremo vita a chi siamo veramente. La stalla è la nostra vita su questa terra. Se siamo in grado di accettare questo, e guardare nella nostra anima oscura con la luce del nostro Io Sono, le difficoltà della nostra anima spariranno come per magia. Poi non avremo nulla da temere.
Meditazione
Come è possibile ascoltare la Voce del Silenzio? Viviamo in un mondo così rumoroso che è difficile immaginare una cosa del genere. A meno che non riusciamo a capire come ascoltare la Voce Silente, non saremo in grado di dare alla luce l’Unto nella nostra anima.
Questo processo di nascita è un cammino in un bosco senza strade, e se diventiamo consapevoli dei passi che possiamo fare, noi sentiremo quella Voce con chiarezza. Dobbiamo cominciare con il silenzio. Il tipo di silenzio che accompagna l’anima che entra nella vita sulla terra. Il Gesù che è nato in questa notte è descritto da San Luca, non da San Matteo. Quest’anima non era mai stata incarnata prima e il silenzio che ha accompagnato la sua nascita fu un silenzio cosmico. Era come se tutto l’universo, e tutti gli esseri spirituali al suo interno, avessero trattenuto il respiro.
Questo è un momento dal potere assoluto che, una volta assaporato, deve essere messo da parte. È nella rinuncia alla nostra volontà e nel diventare impotenti che possiamo riposare nel sentimento di questo evento. È stato un evento che non era mai avvenuto prima nell’evoluzione del genere umano. Per avere un’idea di questo sentimento, pensa alla prima volta in cui hai posato il tuo sguardo su di un neonato che ha appena lasciato il grembo materno. Il suo corpo perfetto, splendente come una stella, ci riempie di meraviglia. In questo momento, non pensiamo, non esprimiamo la nostra volontà, semplicemente ci sentiamo pervadere dallo stupore.
Poi, se siamo in grado di mettere da parte questa sensazione travolgente, lo sappiamo, sentiamo la Voce. La Voce del Silenzio è la Parola, il Logos. Questo è il sapere che viene dal Nulla, parla quando “l’Alfa e l’Omega si toccano e creano la vita.” Che cosa sappiamo? Sappiamo che questo bambino ha atteso eoni questo momento per unirsi a noi sulla terra e in questo modo ci dà il dono dei doni. Cosa faremo con questo dono? Lo lasceremo avvolto nelle profondità del nostro essere o inizieremo a scartarlo per ergerci in questo universo come esseri “Io Sono” e per onorare la poderosa nascita del Gesù di Luca alla svolta dei tempi?
Mi sono ispirata a queste parole della Classe Esoterica, 12 gennaio 1906: “Impara a tacere e otterrai il potere; rinuncia al potere e otterrai la volontà; rinuncia alla volontà e otterrai il sentire; rinuncia al sentire e otterrai la conoscenza. Un discepolo esoterico deve porre queste affermazioni occulte dinanzi alla sua anima in tutto il suo lavoro ed il suo agire.” – Rudolf Steiner (O.O. 264 – Per la storia e dai contenuti della prima sezione della scuola esoterica dal 1904 al 1914 – Nona lettera Berlino, 12 gennaio 1906).
25/26 Dicembre – 2° Notte Santa – Febbraio – Aquario
Contemplazione
Come possiamo arrivare abbastanza lontano da noi stessi per vedere il quadro generale della nostra biografia? Solo su ali d’aquila! L’aquila è quella che può volare più alto. Quindi da questo punto di osservazione privilegiato possiamo vedere che la nostra vita si svolge come noi stessi l’abbiamo progettata prima di incarnarci.
La nostra vita è come sollevare pesi; è come se avessimo messo molti pesi sulla barra, necessari per aumentare la nostra forza. Naturalmente noi ci lamentiamo, ma al tempo stesso abbiamo i nostri occhi sul piano. Il piano è quello di diventare un individuo auto-realizzato che non fa affidamento su altre persone o divinità. Diventiamo degli autosufficienti esseri Io Sono.
Se potessimo guardare ad ogni singolo incontro della nostra vita con questo atteggiamento la via stretta e difficile sarebbe allo stesso tempo larga e facile. quindi veramente sapremmo che l’obiettivo è quello di amare come Giovanni l’Amato amò e fu amato. Mentre sperimentiamo le nostre stesse difficoltà sappiamo che ogni altra persona ha anche difficoltà. Perché dovremmo parlare loro duramente? Perché dovremmo criticarli? Perché dovremmo concepire pensieri su di loro che non avremmo il coraggio di esprimere loro?
Se possiamo prendere la prospettiva dell’aquila proviamo compassione per ogni singola anima che sta svolgendo la propria biografia? Proveremo anche compassione per noi stessi. Così ci troviamo con il Buddha che ha visto dietro l’illusione superficiale la realtà della vera identità di ogni persona.
Meditazione
Se c’è qualcosa di più potente del destino, questo deve essere l’essere umano che porta imperturbato il destino. ~ Rudolf Steiner Perché è così difficile per noi accettare che noi soli abbiamo scelto il nostro percorso proprio come gli altri hanno scelto il loro? Nessuna quantità di consigli ben intenzionati cambierà questo. Ogni percorso è la strada giusta. Certo, possiamo girare in tondo, a volte, ma la possibilità di andare avanti persiste.
Ciò di cui abbiamo bisogno è la prospettiva, e il modo per avere questa prospettiva è quello di “guardare indietro da una grande altezza.” Utilizzando la nostra immaginazione, vediamo da distante gli eventi di una vita. È veramente importante ciò che sperimentiamo nella vita? Ogni esperienza è un’opportunità per migliorare, per crescere, per essere qualcosa di più di quanto non fossimo un minuto fa. Ogni minuto di ogni giorno cambiamo. Quando affrontiamo un momento difficile, un processo inizia nella nostra anima. Pensiamo a quello che è appena accaduto, sentimenti sorgono a tal riguardo, poi finalmente possiamo usare la nostra volontà per guidare ciò che ci turba in una nuova direzione. Tutto si basa sul nostro punto di vista.
Se siamo in grado di guardare da una grande altezza, vale a dire se siamo capaci di essere obiettivi, possiamo riconoscere il nostro destino. Questo è quando la saggezza incontra l’amore; attraverso la saggezza vediamo come l’altra persona ci sta mostrando il nostro karma. Attraverso l’amore possiamo esserle grati del suo rivelarci ciò che non abbiamo potuto vedere noi stessi.
L’altra opzione, presa da tante persone, è quella di scagliarsi contro l’altra persona che regge lo specchio. Questa è la cosa più egoista che possiamo fare. Se riusciamo a trovare la compassione nella nostra anima per il ruolo che l’altra persona ha accettato di prendere, una grande guarigione ha inizio. D’altra parte, possiamo essere consapevoli del fatto che teniamo lo specchio per gli altri, che devono affrontare il loro proprio destino; che è il loro da sopportare, noi siamo solo il porta–specchio.
Quando capiamo questo ci troviamo nel nostro Io Sono e vediamo il nostro destino come la più grande opportunità di essere un po’ di più, di momento in momento.
“Il fatto che il nostro destino, il nostro karma, ci incontra in forma di necessità assoluta non è un ostacolo alla nostra libertà. Poiché quando agiamo ci approcciamo a questo destino, con la misura di autonomia che abbiamo raggiunto. Non è il destino che agisce, ma siamo noi che agiamo in conformità con le leggi di questo destino “. – Rudolf Steiner
26/27 Dicembre – 3° Notte Santa – Marzo
Contemplazione
Il giglio simboleggia l’anima che trova il suo Sé Superiore, il suo Io Sono. Questo è il lavoro che abbiamo intrapreso. Facciamo questo lavoro nella nostra vita ordinaria di tutti i giorni, nelle nostre attività, ma anche nei nostri pensieri e sentimenti. In questo modo noi purifichiamo la nostra anima e l’aiutiamo a ritrovare il suo stato verginale. L’Io Sono può nascere solo da una vergine che ha riacquistato la sua verginità.
Questa nascita comporta sempre la morte, la morte di tutto ciò che è impuro. Questo è il motivo per cui il giglio è associato con la morte, perché la morte arriva con ogni nuova vita. Questo processo di morte e rinascita avviene continuamente nella nostra anima. Sentimenti irritanti possono essere sostituiti in un attimo; muoiono e vengono sostituiti da nuovi sentimenti. Lo stesso con pensieri di giudizio e le motivazioni egoistiche, non che non dovremmo averne, ma siamo in grado di esercitare il controllo su di essi con la nostra volontà. Questa è la libertà che viene fornita con il nostro Io Sono. Siamo liberi di scegliere di sentire, pensare e agire in qualsiasi modo che noi vogliamo.
Ogni volta che pensiamo cattivi pensieri sulle persone noi abusiamo della nostra libertà. Inoltre, togliamo loro libertà di essere quello che sono. È l’amore, l’amore dell’anima vergine per il suo Io Sono – figlio, che porta con sé la vera libertà.
Poi sappiamo che l’Io Sono è il pane, l’unica forma di nutrimento di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo, il pane, che è il nostro cibo più semplice, ci permette di vivere su questa terra rendendo così possibile per noi integrare il nostro Io Sono – noi dobbiamo farlo qui. Questo è l’obiettivo distante a cui stiamo lavorando. Se non integriamo il nostro Io sono, l’umanità non ha futuro. Molto dipende da noi.
Meditazione
L’obiettivo degli obiettivi è quello di raggiungere la nostra vera umanità. Questo significa che l’essere veramente umano è un lavoro in corso, un’opera in divenire. Possiamo accogliere questa idea con un certo sollievo ogni volta che siamo consapevoli delle nostre mancanze. Capiamo che le mancanze non sono veramente importanti allorché accettiamo che va bene essere meno che perfetti. Ciò che conta non è l’essere perfetti, è il lavoro che facciamo nel perfezionare noi stessi che ha un valore reale. Diventare consapevoli di noi stessi in tutti i nostri stati d’imperfezione significa che ci svegliamo a chi siamo veramente. Ognuno di noi è unico, ognuno di noi è al proprio stadio nel lungo percorso nel regno terreno, e dovremmo accettare ed abbracciare con consapevolezza questo concetto.
Nella nostra autocoscienza notiamo che qualcosa in noi ci allontana dalla terra, perché in un tale stato elevato non abbiamo più bisogno di vedere le nostre difficoltà terrene. Eppure, in questo stato elevato non possiamo cominciare a sperimentare ciò che ci rende veramente umani. Solo quando interagiamo gli uni con gli altri vediamo ciò che ci rende umani, e questo è uno dei significati di “Io sono il pane”. L’Io Sono è il pane che è parte della vita. Non è nemmeno il nostro Io Sono che vediamo, è l’Io Sono dell’altra persona – solo allora sappiamo cosa cercare in noi stessi.
Poi ci rendiamo conto che sta interamente a noi raggiungere la nostra vera umanità. Facciamo questo nel mondo, con la nostra famiglia e gli amici, e nella nostra comunità, attraverso una trasformazione graduale. Non abbiamo bisogno di appartarci, o di far parte di un gruppo o di una setta, o addirittura di condurre una vita solitaria. Abbiamo bisogno di vivere nel mondo, lavorare alla nostra spiritualizzazione e dare ad ogni altro la libertà di lavorare alla propria. Non è nella nostra posizione giudicare i progressi degli altri, infatti potremmo perfino non saper giudicare nemmeno il nostro progresso. Tutto quello che possiamo fare è
essere il meglio che possiamo essere, e in questo modo ispirare coloro che camminano accanto a noi ad essere il meglio che possono essere.
Raggiungere la nostra vera umanità significa che ci colleghiamo con il nostro Io Sono. Fare questo con un certo successo porta un’elevata consapevolezza alla nostra anima, liberandola dalle sue abitudini. In questo stato di consapevolezza ci risvegliamo alla presenza dell’archetipo dell’Io Sono, che è Cristo.
“Il vero nome di Cristo è ‘Io Sono’; chi non conosce o non capisce questo e lo chiama con un altro nome non sa nulla di lui. ‘Io Sono’ è il suo unico nome.” Rudolf Steiner 27 Maggio 1909 (O.O. 266/1 Dai contenuti delle lezioni esoteriche, Berlino 27 maggio 1909).
27/28 dicembre – 4° Notte Santa – Aprile – Ariete
Contemplazione
Com’è strano che gli esseri umani abbiano un corpo astrale, ma la maggior parte delle persone non ne sono realmente consapevoli. Da bambini, quando dicevamo che avevamo fame, le nostre madri non ci dicevano “Questo è il tuo corpo astrale che ti dice che il tuo corpo fisico ha bisogno di alimenti.” Oppure, se dicevamo che eravamo stanchi, lei non diceva “Questo è l’allentamento del tuo corpo astrale.” Se siamo in grado di introdurre queste idee, allora il nostro pensiero sarà molto più in contatto con il nostro corpo astrale.
Con questa consapevolezza potremo sperimentare la nostra semi–cosciente abitudine di provare simpatia e antipatia – ma chiamiamola per quello che realmente è: amore e odio. Se noi reagiamo alla durezza della parola odio allora questa è l’antipatia del nostro astrale. Anche l’amore può essere simpatia astrale. Se vogliamo affinare le nostre risposte astrali abbiamo bisogno di superare questa risposta automatica di simpatia e antipatia.
L’amore che silenzia passioni e desideri è imparziale, non ama per un perché …. Questo amore, agape, vede in profondità l’altra persona e vi trova Cristo in quanto egli dimora interiormente in ogni persona, a partire dal momento del Golgotha. Questo crea una sorta di reazione a catena. Quando qualcosa che è rimasto inosservato viene visto, esso si risveglia, diventa attivo, come il giglio che spunta fuori dal bulbo. È come se noi attivassimo Cristo all’interno di ogni altro riconoscendo silenziosamente la sua presenza in noi.
Poi abbiamo il coraggio di guardare nello specchio di Uriel e vedere noi stessi come realmente siamo. Che cosa vediamo? Cristo! Tutti i nostri difetti rientrano in prospettiva. Vediamo che sono una parte necessaria della nostra biografia e con questa consapevolezza noi ci amiamo. Amare noi tira fuori il nostro amore per gli altri. Poi i tentatori, Arimane e Lucifero, possono fare il loro lavoro – li sentiremo tirare il nostro astrale per mezzo di simpatia e antipatia, dandoci in questo modo l’opportunità di resistere loro. Nella misura in cui li vediamo giocare il loro gioco, e ci rifiutiamo di giocare, questo dà origine alla nostra metamorfosi.
Meditazione
Non c’è compito più importante per noi che purificare coscientemente il nostro corpo astrale. Così come non possiamo pulire il nostro bagno dalla muffa se non sappiamo dov’è e come pulirla, allo stesso modo non possiamo purificare il nostro corpo astrale.
Prima di tutto rivolgiamo la nostra attenzione sul fatto che è attraverso il nostro corpo astrale che siamo consapevolmente svegli e consapevoli; riconosciamo questo quando osserviamo la differenza fra una pianta e un animale. Riconosciamo questo anche quando si confrontiamo la differenza tra l’essere addormentati e l’essere svegli. Non possiamo addormentarci mentre il nostro corpo astrale rimane collegato a noi.
Poi osserviamo che il nostro corpo astrale ci dà sensibilità; la capacità di sentire, percepire e sperimentare cose soggettivamente. Attraverso il nostro corpo astrale le cose diventano personali e gli ego sono attivi. Abbiamo bisogno di questo senso di sé per tenerci al sicuro, nutriti ed a proprio agio. Questo egocentrismo è buono da un lato, ma dall’altro lato non dobbiamo lasciarcene assorbire. È l’auto–assorbimento che deve essere purificato, ed è il lavoro di purificazione, non il risultato finale, che conta.
La terza osservazione che possiamo fare del nostro corpo astrale è vedere come, per suo tramite, uniamo tutte le idee immagazzinate nel nostro corpo eterico. Sappiamo che il bagno è caldo perché la quantità di calore viene registrata nel nostro corpo astrale. Allora il nostro corpo eterico se la ricorda per la prossima volta in modo da non scottarci.
Le regioni più basse del nostro corpo astrale giacciono nella facoltà del sentire, quando i sentimenti vengono raffinati vengono elevati alla regione della nostra anima dove si combinano con la nostra capacità di pensare, più raffinati i sentimenti, più chiaro il pensiero. Infine arriviamo alle forze della volontà, dove il sentimento e il pensiero influenzano le nostre intenzioni e motivazioni.
Ora possiamo vedere come il corpo astrale si perfeziona per diventare l’anima umana. È quando cominciamo a lavorare coscientemente con il sentire, il pensiero e la volontà, che possiamo cominciare a purificare il nostro corpo astrale. In caso contrario, operiamo istintivamente. La purificazione comporta sempre una certa quantità di dolore, se l’Arcangelo Uriel regge lo specchio. Allorché siamo in grado di sopportare il dolore, è il momento in cui il lavoro comincia a muoversi al di là di noi stessi e la nostra prospettiva si allarga.
Questo impegno per purificare il nostro modo di sentire, pensare e volere è il segnale a Cristo che siamo pronti ad essere illuminati e fortificati da lui. Con grande sollievo cominciamo a capire che non dobbiamo farlo da soli. Infine raggiungiamo la fase in cui sperimentiamo l’amore universale e sappiamo che “l’incontro di ogni uomo con ogni uomo sarà fin dall’inizio un’azione religiosa, un «sacramento» vero e proprio..” Rudolf Steiner 9 ottobre 1918 (O.O. 182 – La morte quale modificazione della vita – VI conf: Cosa fa l’angelo nell’anima dell’uomo? Zurigo, 9 ottobre 1918).
28/29 Dicembre – 5° Notte Santa – Maggio – Toro
Contemplazione
Il pensiero è l’attività più consapevole nella nostra anima. Il sentimento è sognante ed il volere è profondamente addormentato. Ciò che conta del pensiero è che dobbiamo pensare attivamente, e dobbiamo pensare riguardo il pensare. In altre parole, dobbiamo pensare, riflettere su i pensieri che abbiamo. Non tutti i nostri pensieri sono nostri. Non tutti i nostri pensieri hanno senso se ci soffermiamo a pensare veramente su di essi.
Le colombe nere sono i pensieri che entrano nella nostra mente quando è assente. Questi sono i momenti in cui diventiamo pigri nel nostro modo di pensare. Diventiamo pigri nel pensare quando accettiamo le idee degli altri, invece di pensare qualcosa tramite noi stessi. O quando non pensiamo qualcosa adeguatamente e correttamente.
Quando non pensiamo attivamente, quando non occupiamo noi il nostro pensiero – che richiede sforzo – creiamo spazi vuoti nelle nostre menti. La semplice osservazione del mondo, in particolare della natura, ci dice che i vuoti vengono sempre riempiti da qualcosa.
Quindi cosa riempie il vuoto nella nostra mente, quando il nostro pensiero non è abbastanza attivo? Lucifero e Arimane entrano nel nostro cervello come parassiti e pensano i loro pensieri lì. Questo è il motivo per cui dobbiamo chiudere la “colombaia”. In caso contrario, i pensieri strani e negativi occuperanno la nostra mente – anche pensieri negativi su coloro che sono vicini a noi.
Se siamo in grado di fare spazio alla forza di Cristo nel tempio del nostro essere, Cristo lo purificherà di tutte le negatività. Poi possiamo amare, amare veramente, gli altri esseri umani. Questo significa chiudere la “colombaia” alla nostra negatività, al giudizio, e ai pensieri di discordia. Anche il più semplice pensiero negativo sulle azioni o sule parole di un’altra persona, la danneggia.
Possiamo fermare questi pensieri sin dal loro formarsi e sostituirli con idee di comprensione e di amore. Per esempio, se si legge qualcosa che qualcuno ha scritto e con cui non concordiamo, la più pura risposta è dire a noi stessi: “Io non capisco questo, rimarrò aperto a questa idea, nella speranza che io possa finalmente capirla.” Questo è il pensiero disciplinato, puro e pieno d’amore.
Meditazione
La terza notte del giglio contempliamo il pensare. Quanto bene possiamo comprendere il pensiero? In primo luogo, non accade nel nostro cervello, il nostro cervello è lo specchio che manifesta il pensiero come un riflesso. In effetti, ci potremmo chiedere se noi pensiamo veramente del tutto. Gran parte del nostro modo di pensare è abituale, in base alle nostre rappresentazioni. Queste rappresentazioni stanno diventando sempre più confuse dal momento in cui entriamo in quella che viene chiamata l’epoca della ‘post–verità’. Questo titolo ‘post–verità’ è un termine improprio, non è possibile essere ‘post’ di una verità mai avuta! ‘Post–verità’ è un’altra parola per menzogna, e la menzogna è il risultato della nostra incapacità di pensare.
La definizione di ‘post–verità’ rivela l’essenza del problema. ‘Post–verità’ significa “relativa a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica del ricorso alle emozioni ed alle convinzioni personali”.
Inserire le colombe nere. Il pensiero è stato sostituito dal sentimento. Si tratta di un passo indietro, non c’è nulla di post, o di dopo, a questo proposito. Nella storia dello sviluppo umano in primo luogo abbiamo sviluppato il sentimento, poi abbiamo sviluppato il pensare, ora stiamo lavorando sulla volontà.
A meno che non abbiamo una chiara comprensione circa la vera natura del pensiero non saremo in grado di pensare autonomamente, né di fermare quello che stiamo pensando. Noi scambiamo i nostri pensieri con “emozioni e convinzioni personali” disinformate ed egocentriche: il tempio ha bisogno di pulizia.
Il pensare è il processo di utilizzo di concetti sviluppati nel passato per capire le cose presenti. Pensare veramente significa che con il pensiero possiamo osservare il nostro pensiero. Nessun “ricorso alle emozioni ed alle convinzioni personali” può avere un posto in questo processo. Questo è un passo indietro.
Il Pensare deve ora andare avanti per diventare la pura “colomba bianca”. Questo è un nuovo modo di pensare chiamato pensiero puro o pensiero vivente, che è completamente svincolato dal cervello. Il pensiero vivente non fa uso di concetti sviluppati in passato. Il pensiero vivente entra nel flusso del pensiero puro che regola l’universo. Non può essere indisciplinato, negativo, o personale, o poter causare grande disarmonia.
Quando facciamo un passo in questa corrente di pensiero vivente attraversiamo l’abisso, e per un attimo ci sentiamo non supportati, non sapendo nulla, poi, quando ci adattiamo a questo stato di non sapere, improvvisamente sappiamo. Non possiamo entrare in questo flusso per curiosità; possiamo accedere a questa corrente di pensiero vivente solo se abbiamo un vero scopo. Poi, dobbiamo abituarci a non riuscire a ricordare ciò che abbiamo scoperto, per sperimentarlo nuovamente dobbiamo rivisitare il flusso con il medesimo intento. Allora sappiamo che il tempio è stato purificato da Gesù Cristo.
29/30 dicembre – 6° Notte Santa – Giugno – Gemelli
Contemplazione
Pietro è il discepolo che colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Allora Gesù lo rimproverò di interferire con il suo viaggio verso la croce. Subito dopo Pietro mentì riguardo la sua conoscenza di Gesù.
Quante volte lo facciamo oggi nella nostra vita? Noi desideriamo di essere in grado di agire nel modo giusto in ogni situazione, ma a volte non va a finire in questo modo. Questo è importante? Non è qui che in realtà abbiamo preso coscienza della nostra volontà? Noi sperimentiamo la nostra volontà nella nostra azione e poi di nuovo nel nostro rammarico. Poi possiamo esercitare la nostra volontà a calmarci in modo che noi stessi non siamo consumati da quello che è successo.
Ne consegue che se non avessimo mai fatto nulla di male non saremmo consapevoli della nostra volontà. Parte del nostro processo di diventare il Figlio dell’uomo, di dare vita al nostro Sé, la nostra piena umanità, è quello di utilizzare la nostra volontà con consapevolezza. Impegnarsi con questo processo il più consapevolmente possibile è il nostro compito attuale.
Può essere scoraggiante pensare di fare questo lavoro e si potrebbe essere portati a rimandare. Tuttavia, se si può solo osservare la nostra volontà, anche nelle più piccole cose, un risveglio avrà luogo. La difficoltà principale è quando cerchiamo di farlo solo da un punto di vista terreno. Non possiamo conoscere la verità con la nostra mente terrena, perché la natura stessa della nostra mente terrena significa che abbiamo dimenticato la verità.
Verità, aletheia, significa “superamento del dimenticare”. Noi siamo in grado di superare il nostro “dimenticare” solo quando Cristo riempie il nostro Io Sono, ed il Figlio dell’Uomo si unisce con il Figlio di Dio dentro di noi. Solo allora avremo la forza di vedere la verità, di non dimenticare più. Tutto comincia con i piccoli momenti di presa di coscienza del nostro modo di usare la nostra spada, la nostra volontà.
Meditazione
Diventare consapevoli della nostra volontà è il compito immediato di tutta l’umanità che finora a malapena conosciamo. Il simbolo della volontà è la spada. Troviamo la nostra volontà nelle nostre forze direttive, alcune di queste forze sono molto forti, alcune sono molto delicate. La volontà è facilmente confusa col sentimento, e potremmo fraintendere, interpretando un desiderio per una volontà. Quando desideriamo cose, ci consegniamo a qualcosa al di fuori di noi stessi e in questo modo spegniamo la nostro coscienza.
Solo attraverso il pensiero dunque noi rafforziamo la volontà, e se abbiamo lavorato con le idee della precedente Notte Santa avremo rafforzato e purificato il nostro pensiero rendendolo accessibile alle nostra forze direttive di volontà. Il massimo uso della nostra volontà è quando siamo in grado di acquietarci completamente. Questo può essere come calmare in un istante una furiosa tempesta. Raggiungiamo questo obiettivo mettendo noi stessi in uno stato di impotenza – che in una tempesta furiosa sarebbe spaventoso. Anche in questo caso, usiamo la nostra volontà per accettare il luogo in cui ci troviamo, rimanendo coscienti in modo tale che non vorremmo essere da nessun’altra parte.
Nella Bibbia leggiamo di questo nella storia di Gesù e dei discepoli in una barca in una tempesta. “Ed egli [Gesù] si svegliò e sgridò il vento, e disse al mare: “Pace!* Calmati!” E il vento cessò, e ci fu grande bonaccia. Egli disse loro: “Perché avete paura? Non avete fede?” E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro, “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?” Mc 4,39–41
In questa forza direttiva di Gesù l’Io Sono è rivelato. Il nostro Io Sono è potente oltre la nostra comprensione, ma la sua potenza non è da temere. La nostra esperienza del suo potere ci dà nondimeno la possibilità di sperimentare l’impotenza proprio come fecero i discepoli nella barca. Quando permettiamo a noi stessi di sentirci impotenti, noi sperimentiamo la forza di Cristo in noi. Nulla ci parla più forte di questo quanto Gesù Cristo inchiodato su una croce.
Sergei Prokofieff spiega l’impotenza molto chiaramente nel suo libro L’incontro con il male; dice: “In questa conferenza [Come posso Io trovare il Cristo? O.O. 182 – La morte quale modificazione della vita – VII conferenza: Come posso Io trovare il Cristo? Zurigo, 16 ottobre 1918] Rudolf Steiner parla di una condizione molto importante per l’esperienza di Cristo nel nostro tempo. Questa condizione consiste nel passaggio di ogni essere umano contemporaneo attraverso uno stato di completa impotenza interiore per quanto riguarda le sue aspirazioni personali, essendo allo stesso tempo in grado di vivere in questo stato senza cadere nella disperazione o cercare di difendersi da esso con auto–inganni ed illusioni.” Sergei Prokofieff L’incontro con il male pagina 94
In questo modo sbrogliamo il mistero della volontà e il “Mistero: fondere il Figlio di Dio con il Figlio dell’Uomo – Unità!”
30/31 Dicembre – 7° Notte Santa – Luglio – Cancro
Contemplazione
Il grande comandamento è scritto nel Vangelo di San Giovanni: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” Gv 13,34
La saggezza è una cosa che si è sviluppata negli eoni, fa parte della fibra del nostro essere. Attraverso questa saggezza questa terra e la nostra essenza di esseri umani sono stati creati. Noi non siamo pienamente consapevoli di questa saggezza, la cerchiamo continuamente. Potremmo dire che la nostra ricerca della saggezza ci spinge a vivere su questa terra. Possiamo capire solo la saggezza, ed applicarla, attraverso il nostro Io Sono. Quindi potremmo dire che la saggezza ed il nostro Io Sono procedono di pari passo con la vita, come diventiamo consapevoli dell’uno così anche noi iniziamo a usare l’altro.
Questi concetti sono discussi in Rudolf Steiner “Lineamenti di una Scienza Occulta” Capitolo 6. “La sapienza è il presupposto per l’amore, l’amore è il risultato della saggezza che è rinata nell’ “Io” p 397. Spetta a noi esprimere amore. Persino amare quando l’amore non viene restituito.
Dovremmo anche sempre porci la domanda: chi è il padrone della nostra anima? In ogni situazione della vita, chi governa la nostra anima? Troppo spesso è il serpente, quell’ego originale che ci ha servito così bene. Ora dobbiamo guidare il serpente nell’elsa in modo che sia sotto il nostro controllo. In questo modo il nostro Io Sono se ne fa carico e sperimentiamo la vera libertà. Essere in grado di amare veramente qualcuno con cui abbiamo un karma difficile è la vera libertà.
La buona volontà sorge nell’esistenza armoniosa di due opposti. Ciò suggerisce che abbiamo bisogno dei due opposti in modo che possiamo introdurre l’armonia. Il lavoro è nell’atto di creare armonia che è la nostra libera scelta, questa è la nostra buona volontà al lavoro.
È particolarmente importante che ci impegniamo nella notte di Capodanno (San Silvestro). In questa notte rilasciamo lo spirito del popolo, per un momento, e quello che pensiamo sarà preso dalle gerarchie superiori e riportato (a noi durante il corso dell’anno) come forza di realizzazione. – Rudolf Steiner
Meditazione
La verità esoterica non è statica, si evolve mentre ci evolviamo. Aggrapparci a concetti può trattenerci. Far sempre riferimento a ciò che diciamo per comprovare le nostre idee è restrittivo. Quella che cerchiamo è la verità vivente e tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un assaggio e la ricerca si attiva.
Dedicarci a lettura elevate ci aiuta a respirare, ci ispira. Sappiamo che ogni volta che inspiriamo dobbiamo anche espirare. Così inspiriamo concetti edificanti, poi, ciò che espiriamo deve essere qualcosa di diverso; proprio come respiriamo ossigeno ed espiriamo anidride carbonica.
Ciò che non è sempre chiaro per noi è che quando leggiamo e comprendiamo la verità esoterica possiamo cambiarla. La verità esoterica diventa qualcosa di diverso quando noi la osserviamo (un fenomeno che è stato scoperto anche in fisica quantistica). Questo significa sicuramente che l’antica conoscenza oggi non è più adeguata. Naturalmente possiamo leggerla, ma leggendola con amore – che è il grande comando – l’antica conoscenza già cambia. Non solo una volta, ma ancora e ancora.
Questo cambiamento o spostamento del significato è un’esperienza che possiamo avere quando leggiamo la verità esoterica con devozione. La nostra comprensione si accende, finalmente vediamo il significato. Poi scopriamo che abbiamo già letto lo stesso testo in precedenza, ma ora vediamo più a fondo nel suo significato. Oppure, lo abbiamo modificato la prima volta che lo abbiamo letto?
Per scoprire che cosa sta alla base di tutto ciò possiamo considerare i due alberi nel giardino dell’Eden. L’albero della conoscenza e l’albero della vita.
E dalla terra il Signore Dio fece crescere ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. – Genesi 2, 9
Ci è stato detto di non mangiare dell’albero della conoscenza, e quando abbiamo ignorato quel consiglio e ne abbiamo mangiato, siamo stati rimossi dal giardino di Eden, per evitare che, nel caso avessimo mangiato dell’Albero della Vita, vivessimo per sempre.
In una conferenza tenuta 101 anni fa, Rudolf Steiner dice che dobbiamo unirci di nuovo con l’Albero della Conoscenza giustamente compreso. Ciò significa che prendiamo il legno dall’albero e ci facciamo qualcosa, in modo creativo, utile, che è di più di ciò che l’albero poteva fare. Rudolf Steiner certamente ha fatto questo, e ci sta suggerendo di fare lo stesso.
Quando osservo questa conoscenza, essa diventa qualcosa che devo modificare se l’obiettivo e il compito della terra devono essere conseguiti. Vedo sorgere dalle mie azioni terrene qualcosa che deve diventare differente. – Il pensiero del Natale e il mistero dell’Io Berlino, 19 dicembre 1915 (O.O. 157a/165 Il pensiero del Natale e il mistero dell’Io Berlino, 19 dicembre 1915).
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