Le tentazioni, la discesa agli inferi ed il cammino di ritorno al Regno dei Cieli - Ascensione
- Pleroma
- 29 mag
- Tempo di lettura: 8 min
In occasione dell'Ascensione, abbiamo scelto di creare un breve cammino retrospettivo per permetterci di guardare a questo giorno dell’Ascensione come un’occasione per recuperare le forze di coscienza che ci condurranno alla Pentecoste. Intendiamo quindi tornare al tema della discesa agli inferi, il cui doppio inizio (sia discesa che risalita) è con l’evento delle tentazioni nel deserto: le tentazioni si poggiano su quanto detto da Gesù-Cristo nel Sermone della Montagna con le 9 Beatitudini. Vogliamo così destare in noi ciò che dall’oscurità ci spinge a ritrovare la Luce.
Le Beatitudini infatti si riferiscono al superare gli ostacolatori nel discendere negli strati interni della Terra (che sono 9 + 1), ciò che il Cristo compie nei 3 giorni e mezzo della morte. In questa occasione le Beatitudini del Sermone della Montagna saranno essere usate come rimando, nel senso che: dove prima il Cristo è disceso, ora è asceso e dunque, così interpretare, si ingenera il movimento “di ritorno” del fuoco di Pentecoste che scende sui discepoli.
Inizieremo quindi questa serie di condivisioni partendo dalla tre tentazioni nel deserto e per i prossimi 9 + 1 giorni che ci separano dalla Pentecoste, pubblicheremo alcuni estratti riguardanti questi aspetti. Tenendo fede a quanto viene detto sul Vangelo di Matteo da Rudolf Steiner.
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[Tutti gli articoli che troverete nel presente post e nei prossimi che usciranno fino al giorno di Pentecoste, sono stati estratti grazie all’utilizzo dell’Archivio “Libera Antroposofia” >> www.antroposofia.pleroma.uno << che è stato reso completamente gratuito per un anno dalla sua pubblicazione]

Ora comprenderemo ciò che, dopo aver superato la Tentazione, il Cristo doveva assegnare anzitutto come compito a sè stesso. Egli aveva, cioè, attraversato la tentazione, per mezzo della forza del proprio essere interiore, per mezzo di ciò, che oggi nell’uomo si chiama l’Io. Egli era arrivato a superare tutti gli attacchi e le tentazioni che si affacciano all’uomo, quando discende nel corpo astrale, nel corpo eterico e nel corpo fisico.
Questo pure è esposto chiaramente. Tutti gli egoismi sono descritti e in modo tale, che la nostra attenzione viene ovunque richiamata su di essi a un sommo grado. Ma un serio ostacolo che si presenta all’uomo che aspira all’evoluzione esoterica – ed è naturale che ciò si verifichi, quando ci si immerge nella propria interiorità – è il difetto, che in lui si desta, di occuparsi sempre e di preferenza della propria personalità.
Effettivamente s’incontra molto spesso in coloro, che vogliono penetrare nel mondo spirituale, questo difetto di parlare di preferenza della propria cara personalità, che essi amano sopra ogni cosa e della quale ogni ora e ogni minuto si occupano, osservandola minuziosamente. Mentre di solito gli uomini vivono risolutamente senza occuparsi tanto di sè stessi, invece, appena tendono, non dico ad aspirare a una evoluzione, ma soltanto a diventare teosofi, cominciano a occuparsi moltissimo del proprio Io; allora da tutte le parti sorgono delle illusioni, dalle quali prima la fattività della loro vita facilmente li distoglieva.
Perchè avviene questo? Perchè l’uomo non sa veramente per qual verso prendersi, quando tutto ciò che sorge dalla sua interiorità si unisce al suo essere. Egli non sa che farne, è molto inesperto sul proprio conto. Prima osservava e si lasciava facilmente attirare dall’esteriore: ora egli ne è più distolto, è più rivolto verso la propria interiorità – e sorgono allora sentimenti di ogni sorta che giacevano in lui stesso.
Perchè sorge tutto ciò? Egli desidererebbe ora essere proprio un Io, ben indipendente dal mondo esteriore. Ma indubbiamente egli cade dapprima spesso nell’errore di voler essere da principio trattato come un bambino, al quale viene chiaramente detto ciò che deve fare; egli tutto vorrebbe essere, tranne che un uomo che si traccia da sè la propria direzione e la propria mèta in conformità di ciò che riceve dalla vita esoterica. Egli non è ancora abituato a pensare a questo; ma ha il senso, che la dipendenza dal mondo esteriore lo disturba.
E invece i maggiori disturbi sorgono, quando si vuole essere tanto indipendenti, quando si dedica troppi cura al proprio Ego. Ma quando si dà tanta importanza all’Ego, diventa molto volgare il fatto, che vi è una cosa nella quale il nostro corpo non può liberarsi dal mondo circostante, la circostanza, cioè, che l’uomo deve mangiare! Questo è molto volgare, nondimeno per molta gente rappresenta una circostanza fatale. Questo c’insegna quanto poco noi siamo, senza il mondo che ci circonda. Ed è giusto il paragone, che noi siamo dipendenti dal mondo circostante, senza di cui non possiamo vivere, e che con esso stiamo attaccati come il dito sta attaccato alla mano: se lo si taglia via, si dissecca.
PRIMA TENTAZIONE
Una piccola osservazione superficiale basta dunque a dimostrarci, quanto noi siamo dipendenti dal mondo che ci circonda. Se questo sentimento dell’Ego è molto spinto, può trasformarsi nel desiderio: oh, potessi io diventare indipendente dal mondo che mi attornia e divenire capace di procurarmi magicamente ciò che mi fa sentire tanto la mia dipendenza dal mondo circostante e di cui normalmente come uomo abbisogno nella vita fisica! – Questo effettivamente è un desiderio che può sorgere in coloro che cercano l’iniziazione. Può sorgere l’odio appunto della dipendenza che ci lega al mondo circostante, l’odio perchè non possiamo procurarci magicamente gli alimenti, perchè non possiamo semplicemente crearli.
Questo desiderio sembra molto strano quando lo si esprime; sembrano appunto paradossi quei desideri dell’uomo che in piccolo sorgono realmente presto quando egli cerca l’iniziazione, ma che sono talmente assurdi, quando si rappresentano nelle loro conseguenze estreme. L’uomo non è affatto consapevole di averli, in piccolo. Nessun uomo li ha veramente così accentuati, perchè egli è troppo attaccato alle abitudini esteriori per potersi abbandonare all’illusione di dire, che si potrebbe procurare gli alimenti per magia, che potrebbe vivere di cosa che non sia tratta dal regno esteriore, da Malchut. Ma portati alle estreme conseguenze, indurrebbero l’uomo a poter credere: oh, fossi io arrivato a tanto da poter vivere nel mio corpo astrale e nell’Io in modo da poggiare sui miei proprii desiderii, da non aver più bisogno dell’intero mondo circostante!
Sorge effettivamente questa tentazione, e a colui che la deve subire al massimo grado si presenta in modo, che il Tentatore dice al Cristo Gesù di trasformare le pietre in pane. Questo rappresenta il massimo grado della Tentazione. Effettivamente – nella storia della Tentazione – la discesa nella propria interiorità è descritta mirabilmente nel Vangelo di Matteo.
SECONDA TENTAZIONE
Il secondo gradino si presenta dopo che ci si è già immersi nel proprio corpo astrale, e che ci si trova effettivamente di fronte a tutte queste emozioni e a queste passioni, che potrebbero spingerci veramente a un egoismo paradossale. Quando ci si sente di fronte a tale situazione si vorrebbe veramente – senza superarla, senza renderci invulnerabili – precipitarsi giù nel corpo eterico e in quello fisico.
Questa effettivamente è una situazione che può venir descritta come un precipitare nell’abisso. E così difatti viene descritta nel Vangelo di Matteo: come un precipitare in ciò che ancora molto non si è potuto guastare, cioè, nel corpo eterico e nel corpo fisico. Ma questo non dovrebbe accadere, prima di aver domato le passioni e le emozioni. L’Entità-Cristo sa questo, e risponde al Tentatore, mentre per mezzo della propria forza vince ciò che le si contrappone: «Tu stesso non devi tentare l’Entità alla quale tu devi arrenderti».
TERZA TENTAZIONE
Viene poi il terzo gradino quando si discende nel corpo fisico. Quando questa discesa si presenta come Tentazione, allora ha carattere del tutto speciale; è un’esperienza che l’uomo può avere effettivamente nell’iniziazione, un’esperienza che ognuno deve avere, quando raggiunge il gradino della discesa nel corpo fisico e nel corpo eterico: l’uomo, per così dire, vede sè stesso dall’interiore. Egli vi vede allora tutto ciò che vi è nelle tre qualità superiori.
Ciò è per lui come un mondo: ma dapprima è un mondo che non esiste che nella sua propria illusione, un mondo che egli non può vedere come verità interiore, se non penetra attraverso l’involucro del corpo fisico e sale alle entità spirituali stesse, che non stanno più nel corpo fisico, ma che soltanto lavorano in esso.
Se non ci liberiamo dall’attaccamento all’Ego, sarà pur sempre il Tentatore del mondo fisico, Lucifero o il diavolo, che vorrà ingannarci sul conto nostro. Egli ci promette allora tutto ciò che si presenta a noi come illusione – ciò che però altro non è che la creazione della nostra propria Maya, della nostra propria illusione. Se questo spirito dell’Ego non ci abbandona, vediamo un intero mondo, ma un mondo di errori e di menzogne, ed egli ci promette questo mondo. Ma non dobbiamo credere che sia un mondo della verità. Arriviamo dapprima in questo mondo; ma restiamo nella Maya, se non ci liberiamo da esso.
LE TENTAZIONI COME ESEMPIO PER L’UMANITA’
Questi tre gradini della Tentazione vengono dall’Entità-Cristo vissuti davanti all’umanità come modello, come esempio. E per il fatto che questi tre gradini vengono sperimentati al di fuori degli antichi santuari dei misteri, sperimentati dalla forza di un’Entità, che vive essa stessa nei tre corpi umani, è stato dato l’impulso a che l’umanità stessa, nell’avvenire, nel corso dell’evoluzione, potesse arrivare a tanto, che l’uomo possa salire anche nel mondo spirituale con l’Io, col quale può stare in Malchut, nel Regno.
A questo si doveva arrivare: ciò che separava i due mondi non doveva più esistere e l’uomo, con l’Io che vive in Malchut, doveva poter salire nei mondi spirituali. E ciò è stato ottenuto per l’umanità per mezzo della vittoria sulla Tentazione, quale viene descritta nel Vangelo di Matteo. Ormai, in un’Entità che viveva sulla Terra, avevamo l’esempio di come l’Io, dal Regno, venisse portato su nei Regni superiori, nei mondi superiori.
L’ASCESA ALL’IO DOPO LA TENTAZIONE
Quale conquista doveva risultare dunque dal fatto che l’Entità-Cristo ha, per così dire, rappresentato e vissuto in forma esteriore storica, ciò che si svolgeva di solito soltanto dietro al velo dei misteri? Doveva essere la predica del Regno. E il Vangelo di Matteo, per descrivere giustamente, parlerà dapprima della Tentazione, e dopo di questa descriverà la fase dell’ascesa dell’Io, il quale può ormai sperimentare in sè stesso il mondo spirituale – senza essere costretto a uscire fuori di sè stesso. Il mistero di questo Io, che così come vive nel Regno esteriore può ascendere nel mondo spirituale, questo mistero doveva ormai venire svelato al mondo esteriore per mezzo della Entità-Cristo, in quell’epoca caratterizzata dopo la storia della Tentazione nel Vangelo di Matteo. In quel punto cominciano i capitoli, che s’iniziano con la predica del Monte, e dànno la descrizione di quello che il Cristo dice del Regno, di Malchut.
Tanta profondità dovete cercare nel Vangelo di Matteo! Dovete effettivamente cercare le fonti e gli elementi di questo Vangelo di Matteo nella dottrina segreta, non soltanto degli Esseni, ma in genere dell’intero mondo ebraico antico e greco. Allora acquisteremo anche per questo documento quel sentimento di profonda venerazione, di santo rispetto di cui già a Monaco ho detto: che lo si acquista appunto, quando, provvisti dei risultati delle ricerche della scienza dello Spirito, ci si avvicina a questi documenti che ci sono stati dati dai veggenti. Quando vediamo che tali cose ci vengono dette dagli antichi veggenti, sentiamo proprio risuonare le loro parole dagli antichi tempi.
VERSO IL REGNO DEI CIELI
È proprio come un penetrare fino a noi di un conversare spirituale, che le grandi Individualità svolgono fra di loro attraverso i secoli, di guisa che gli uomini, che vogliono, possono ascoltare, e certamente soltanto quegli uomini, i quali comprendono pure la massima evangelica: «Chi ha orecchio per intendere, intenda!» Ma se molto ci è voluto perchè le orecchie fisiche potessero crescere in noi, molto ancora occorrerà per la nascita delle orecchie spirituali, che ci permetteranno di comprendere ciò che vien detto in quei grandi e possenti documenti spirituali. A questo appunto deve servire la nostra nuova Scienza dello Spirito, a farci nuovamente imparare a leggere i documenti antichi.
E soltanto quando saremo provvisti di comprensione per l’Io, per la natura dell’Io nel Regno, allora soltanto potremo comprendere ciò che nel Vangelo di Matteo comincia colle parole: «Beati i poveri in ispirito perchè – per mezzo di sè stessi – per mezzo del loro proprio Io – troveranno i Regni dei Cieli». Un antico iniziato avrebbe detto: «cercate inutilmente nel proprio Io i Regni dei Cieli». Il Cristo Gesù però dice: «Il tempo è venuto, in cui gli uomini che cercano i Regni dei Cieli troveranno lo Spirito nel proprio Io».
Lo storico Avvento del Cristo è la rivelazione nel mondo esteriore di profondi segreti dei Misteri; da questo punto di vista esamineremo più dettagliatamente l’Avvento storico del Cristo. Vedremo allora quale significato va dato alle parole, che nel Sermone del Monte cominciano con «Beati».
Rudolf Steiner
O.O. 23 - Il Vangelo di Matteo
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