Da molte conferenze tenute negli anni passati, sappiamo che l'Europa orientale è abitata da un popolo la cui missione particolare sarà nella sesta epoca [Russo-Slava], e non prima della sesta epoca, al fine di portare ad un’espressione definita le forze elementari che ora giacciono al loro interno. Sappiamo che i popoli russi non saranno pronti fino alla sesta epoca di cultura a dispiegare quelle forze che ora vivono al suo interno in una forma elementare. La missione dell'Europa occidentale e centrale è quella di introdurre negli uomini qualità che possono essere introdotte dall'anima cosciente.
Questa non è la missione dell'Europa orientale. L'Europa dell'Est dovrà aspettare fino a quando il sé spirituale non scenderà sulla terra e potrà permeare le anime degli uomini [ovvero nel 3500 d.C.]. Questo deve essere compreso nel giusto senso. Se viene capito nel senso sbagliato, può facilmente portare all'orgoglio e alla superbia, precisamente in Oriente. Il culmine della cultura post-atlantidea è già stato raggiunto nella quinta epoca [l'epoca attuale, dal 1413 al 3500 d.C.]. Ciò che seguirà nella sesta e nella settima epoca sarà una linea discendente di evoluzione. Tuttavia, questa evoluzione discendente nella sesta epoca sarà ispirata, permeata dal sé spirituale. Oggi l'uomo dell'Europa orientale sente istintivamente, ma spesso con un’istinto perverso, che è così; solo che la sua coscienza è, per la maggior parte, estremamente offuscata e confusa. La frequente ricorrenza del termine "l'uomo russo" è piuttosto caratteristica. Il genio si esprime nella lingua quando, invece di dire come facciamo in Occidente: gli inglesi, i francesi, gli italiani, i tedeschi - nell’Europa orientale si dice "l'uomo russo". Molti dell'intellighenzia russa attribuiscono importanza all'uso di l'espressione "l'uomo russo". Questo è profondamente connesso con il genio della cultura particolare. Il termine si riferisce all'elemento di virilità, di fratellanza che si sviluppa in una comunità. Si tenta di indicarlo includendo una parola che evidenzi la "virilità" nel termine. Ma è anche ovvio che l'altezza da raggiungere in un futuro lontano non è stata ancora raggiunta, in quanto il termine include una parola che contraddice in modo evidente il nome stesso. Nell'espressione "l'uomo russo", l'aggettivo annulla davvero ciò che si esprime nel nome. Perché quando si raggiunge la vera virilità non dovrebbe esserci alcun aggettivo per suggerire alcun elemento di esclusività.
Ma a un livello molto, molto più profondo, sta nei membri dell'intellighenzia russa la consapevolezza che una concezione di comunità, di fratellanza dovrà prevalere nei tempi ancora a venire. L'anima russa sente che il sé spirituale dovrà scendere, ma che potrà discendere solo in una comunità di uomini permeata dalla coscienza della fratellanza, esso infatti non potrà mai diffondersi in una comunità dove non vi sia coscienza della fratellanza. Ecco perché gli intellettuali russi, come si definiscono, fanno il seguente rimprovero all'Europa occidentale e centrale. Dicono: “Voi non prestate affatto attenzione a una vita di vera comunità. Coltivate solo l'individualismo. Tutti vogliono essere una persona per conto proprio, essere un individuo solo. Portate l'elemento personale, attraverso il quale ogni singolo uomo si sente un'individualità, al suo massimo estremo.” Questo è ciò che riecheggia dall'Est verso l'Europa occidentale e centrale sotto forma di molti rimproveri di barbarie e accuse simili. Coloro che cercano di capire come stanno realmente le cose, accusano l'Europa occidentale e centrale di aver perso ogni sentimento per le relazioni umane. Confondendo presente e futuro come si fa adesso, queste persone dicono: "È solo in Russia che esiste una vera e genuina comunità di vita tra gli uomini, una vita in cui ognuno si sente fratello dell'altro, come il Piccolo Padre o la Piccola Madre dell'altro.” L'intellighenzia russa afferma che il cristianesimo dell'Europa occidentale non sia riuscito a sviluppare l'essenza della comunità umana, ma che il russo ancora sa bene cosa sia la comunità.
Alexander Herzen, un eccellente pensatore che visse nel diciannovesimo secolo e apparteneva agli intellettuali russi, portò la sua conclusione definitiva affermando: "Nell'Europa occidentale non potrà mai esserci felicità". Indipendentemente dai tentativi fatti, la felicità non arriverà mai alla civiltà dell'Europa occidentale. Lì l'umanità non troverà mai contentezza. Lì è solo il caos che può prevalere. L'unica salvezza risiede nella natura russa e nella forma di vita russa in cui gli uomini non si sono ancora separati dalla comunità, laddove dove nelle comunità-villaggio permane ancora qualcosa della natura dell'anima del gruppo a cui si tengono saldamente. Ciò che chiamiamo anima di gruppo, da cui l'umanità è gradualmente emersa e in cui vive ancora il regno animale, è ciò che viene venerato dall'intellighenzia russa come qualcosa di grande e significativo nella propria gente. Non possono elevarsi al pensiero che la comunità del futuro debba librarsi come un ideale elevato, un ideale che deve ancora essere realizzato. Aderiscono invece fermamente a questo pensiero: siamo l'ultimo popolo in Europa a conservare la vita nell'anima di gruppo; gli altri popoli ne sono usciti; l'abbiamo mantenuta e dobbiamo mantenerla per noi stessi.
Sì, ma questa vita nell'anima del gruppo in realtà non appartiene affatto al futuro, poiché è la vecchia forma dell'esistenza dell'anima del gruppo. Se continuasse sarebbe un'anima di gruppo luciferica, una forma di vita che è rimasta in una fase precedente, mentre la forma di vita di anima di gruppo che è vera e per la quale bisogna lottare, è ciò che cerchiamo di trovare nella scienza dello spirito. Comunque sia, l'impulso e il desiderio degli intellettuali russi mostrano come lo spirito di comunità sia necessario per determinare la discesa del sé spirituale. Proprio come viene perseguito lì lungo un falso percorso, così deve essere ricercato nella scienza dello spirito lungo il vero cammino. Ciò che dovremmo dire all'Oriente è questo: è nostro compito superare del tutto ciò che stai cercando di preservare in una forma esterna, vale a dire, una vecchia forma di comunità luciferico-arimanica. In una comunità dal carattere luciferico-arimanico vi sarà una coercizione di credenze rigida come quella stabilita dalla Chiesa Cattolica Ortodossa in Russia. Tale comunità non capirà mai la vera libertà di pensiero; soprattutto non sarà in grado di elevarsi al livello in cui l'individualità completa è associata ad una vita sociale in cui prevalga la fratellanza. Quell'altra forma di comunità vorrebbe preservare ciò che è rimasto nella fratellanza del sangue, nella fratellanza che passa puramente attraverso il sangue. La comunità che si fonda non sul sangue, ma sullo spirito, sulla comunità di anime, è ciò che deve essere perseguito lungo i percorsi della scienza dello spirito. Dobbiamo cercare di creare comunità in cui il fattore sangue non abbia più voce. Naturalmente, il fattore del sangue continuerà, vivrà da solo nelle relazioni familiari, poiché ciò che deve rimanere non sarà sradicato. Ma deve nascere qualcosa di nuovo! Ciò che è davvero significativo nel bambino sarà conservato nelle forze della vecchiaia, ma nei suoi ultimi anni l'essere umano dovrà ricevere nuove forze.
Il fattore del sangue non è destinato a comprendere le grandi comunità di esseri umani del futuro. Questo è l'errore che sta filtrando dall'Oriente nei terribili eventi di oggi [la Prima Guerra Mondiale]. È scoppiata una guerra in nome della comunità di sangue tra i popoli slavi. In questi tempi fatali stanno entrando tutti quegli elementi di cui abbiamo appena sentito parlare, elementi che in realtà hanno in loro il seme giusto, vale a dire la sensazione istintiva che lo stesso sé spirituale possa manifestarsi solo in una comunità in cui prevalga la fratellanza. Tuttavia, non deve essere una comunità di sangue: deve essere una comunità di anime. Ciò che cresce come comunità di anime è ciò che sviluppiamo, nella sua fase infantile, nei nostri gruppi di lavoro. Ciò che trattiene l'Europa dell'Est così saldamente all'anima del gruppo, inducendola a considerare l'anima del popolo slavo come qualcosa che non vuole abbandonare ma, al contrario, la considera un principio per l'intero sviluppo dello stato - è proprio ciò che deve essere superato.
Düsseldorf, 15 giugno 1915
Tratto da
O.O 159 - Il Mistero della Morte, Vol. 2
Rudolf Steiner
PARTECIPA AL PERCORSO CONOSCITIVO, ARTISTICO E INTERIORE "DALLA QUARESIMA ALLA PENTECOSTE"
Comentarios