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Immagine del redattoreGiorgio Tarditi Spagnoli

23 Aprile – San Giorgio e il Drago

Aggiornamento: 23 apr 2022

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Gustave Moreau “San Giorgio e il Drago” (1890)


Nell’agiografia, San Giorgio è uno tra i massimi santi e martiri, vissuto nel III secolo d.C. in Turchia e venendo venerato già nel IV secolo. La leggenda narra che nella terra di Silenia, in Libia, viveva un drago. Il drago si avvicinava alla città uccidendone gli abitanti per poi rifugiarsi nelle paludi. Al fine di placarlo, gli venivano offerte ben due pecore al giorno, fin quando non arrivarono al sacrificio umano: un giovane veniva estratto a sorte, ovvero casualmente, come pasto. Venne il momento in cui fu estratta la figlia del re, che cercò di impedirlo, donando i suoi beni, e così facendo sollevando così una rivolta popolare dato che erano stati sacrificati i figli del popolo. La principessa decide così di sacrificarsi, ma proprio in quel momento il cavaliere Giorgio giunse al galoppo sul suo cavallo bianco, giurando di aiutarla in nome di Cristo. Giorgio combatte col drago: mostrando la croce dipinta sullo scudo immobilizza il drago e lo trafigge con la lancia. Disse dunque alla principessa di avvolgere la sua cintura intorno al collo del drago: mettendolo al guinzaglio, Giorgio e la principessa arrivarono alle porte della città. Allora Giorgio chiese agli abitanti di riconoscere il Cristo, e duna volta fatto ciò, Giorgio uccise il drago, di cui però furono tenute le pelli come ricordo dell’atto.


Simbolicamente, San Giorgio incarna l’archetipo del cavaliere, tutti gli ordini e i racconti cavallereschi avranno come ispirazione questo Santo. San Giorgio è colui che ha conquistato la mente, simboleggiata dal cavallo, il quale è bianco ovvero puro come la Luna piena, lo specchio cosmico capace di riflettere tutti gli impulsi astrali in purezza. La mente quale poggia sui quattro elementi, le gambe del cavallo, abbastanza da potersi spostare potentemente, ma non troppo come il drago che pur avendo le ali è costretto quando a terra a starvi a contatto. Lo scudo crocifero è simbolo del Sole, la lancia è un raggio di Sole che trafigge la tenebra della materia, il Drago.


La lancia è anche il simbolo antico dell’Io, ovvero dello spirito individuale, il quale viene portato da coloro che hanno riconosciuto il Cristo, e che successivamente diventerà la spada a doppio taglio, ovvero l’Io intronato nell’anima razionale che “separa” e “unisce”, avendo una valenza ancora più individuale rispetto alla lancia. A proposito dello scudo, la croce rossa su campo bianco è la bandiera di Genova, la quale fu anche ceduta anche all’Inghilterra per la sicura circolazione delle navi dagli attacchi dei pirati. La Repubblica di Genova ha come protettore San Giorgio e come Regina Maria, la quale ricorda la principessa. La principessa è l’anima dell’uomo, la quale rischia di morire nel respiro mortifero del drago, così come le forze vitali, simboleggiati dalle pecore ed i giovani sacrificati: il materialismo uccide infatti la vita dell’anima.


San Giorgio è uno dei 14 Santi Ausiliatori, i quali vengono invocati per guaire dalle malattie. Ognuno di questi Santi rappresenta un aspetto dei 14 pezzi in cui venne tagliato lo spirito solare Osiride dal fratello Seth, dio della disperazione del deserto. Nella mito egizio, la dea lunare Iside, moglie di Osiride, ricompone il corpo del marito e per mezzo della magia lo fa resuscitare per dare alle luce Horus. San Giorgio rappresenta la pelle, ovvero il contenimento, agendo anche nel senso del contenimento della ferocia del drago nel divorare le anime umane.


Riguardo a San Giorgio dal punto di vista antroposofico, possiamo ricollegarci ai sacrifici pre-terrestri del Cristo, ovvero quei sacrifici che il Cristo ha compiuto nella discesa del Cristo dall’Eternità fino ad entrare nell’evoluzione nel tempo e dello spazio col Mistero del Golgotha, che rappresenta il quarto sacrificio, l’unico manifesto in quanto tale nel mondo fisico.


I quattro sacrifici sono dunque:

  1. Il primo sacrificio avvenne nella seconda metà dell’Era Lemurica. Venne compiuto nella sfera delle Stelle Fisse, lo Zodiaco, nel Devachan Superiore (Mondo della Ragione) e fu volto a risanare i 12 sensi del corpo fisico, permettendo di armonizzarli in un’unità.

  2. Il secondo sacrificio avvenne nella prima metà dell’Era Atlantidea. Venne compiuto nella sfera del Sole inteso come pianeta, nel Devachan Inferiore (Mondo del Pensiero) e fu volto a risanare i 7 organi del corpo eterico, permettendo che ognuno svolgesse la sua attività in cooperazione.

  3. Il terzo sacrificio avvenne nella seconda metà dell’Era Atlantidea. Venne compiuto nella sfera della Luna nel Mondo Astrale, e fu volto a mantenere la relazione nel corpo astrale tra le tre forze dell’anima: pensare, sentire e volere.

  4. Il quarto sacrificio avvenne nella quarta epoca di cultura, la Greco Romana. Venne compiuto nella sfera della Terra, nel Mondo Fisico e fu volto a restaurare la condizione paradisiaca tra Io e corpo fisico nel Corpo di Resurrezione, sottraendolo a Lucifero e Ahriman.


Ad ognuna di queste discese del Cristo dai mondi superiori a quelli inferiori, il Cristo si è unito all’anima dell’Adam Kadmon, ovvero il Gesù Nathanico di cui si racconta nel Vangelo di Luca. Questo Secondo Adamo è quell’anima umana che rimane preservata nei mondi spirituali nonostante la Cacciata dal Paradiso e che discenderà in incarnazione una e una sola volta nel bambino Gesù del Vangelo di Luca, colui che nasce il 25 dicembre, riscaldato dal bue e dall’asinello nella grotta. Egli è l’archetipo spirituale dell’umanità in forma di angelo, l’angelo dell’umanità. Così come l’umanità comincia come angelo, è destinata a ridiventarlo nella prossima incarnazione terrestre, il Futuro Giove.


Ora, l’iconografia di San Giorgio rappresenta l’immagine di un cavaliere che sconfigge il Drago: San Giorgio è il Santo che “ama la Terra”, Georgeos, l’agricoltore, cioè colui che “coltiva la Terra” in senso spirituale, e per amore di questa prende su di sé la missione di salvarla dal “caos degli elementi” che in alchimia è rappresentato proprio dal Drago. Da dopo la Tentazione di Adamo ed Eva per mano di Lucifero nell’Era Lemurica, i 4 eteri decadono negli elementi in forma atomica, percepibili fisicamente, come noi li conosciamo: ovvero diventano “cenere”, per analogia col fuoco che brucia il legno e lascia dietro di sé la cenere inerte. Quello che prima era in uno stato completamente vivente, il caos creativo dell’etere, è dopo la Cacciata dal Paradiso in uno stato di decadenza: quello che era in origine caos creativo, necessario alla Creazione stessa, rischia di divenire solo caso, decadendo nel reame di Ahriman e degli altri spiriti dell’ostacolo, la cosiddetta Ottava Sfera, una sfera di contro-evoluzione rispetto alla Terra.


Gli elementi che decadono dallo stato eterico a quello fisico, perdono la qualità di caos vivente. Il caos degli elementi diviene dunque il “caso” di cui la scienza materialistica non può fare a meno. A questo allude anche la leggenda quando dice che “i giovani della città veniva estratti a sorte e dati in pasto al drago”, ovvero l’etere che prevale nella giovinezza veniva ucciso per mezzo del caso, esattamente come accade oggi con le forze dell’infanzia che vengono sacrificate ad un’istruzione completamente materialistica, votata al caso. Una volta che il caos è decaduto in caso è possibile per quello che era etere ed ora è elemento atomico, ricadere sotto l’intelligenza calcolatrice di “peso, numero e misura” di Ahriman, la quale ha per fondamento stesso il caso e dunque la menzogna. Nel “calcolare il caso” Ahriman sistematicamente uccide l’elemento vitale ancora presente nella sostanza, ovvero intrappola l’etere. Steiner esemplifica il pensiero materialistico arimanico in modo chiarissimo:

Questa conoscenza [materialistica] di oggi è estremamente astuta, altamente intellettuale; soprattutto, può calcolare con una precisione mortale. I calcoli sono accurati – ma non sono veri. – Rudolf Steiner, Nessi Karmici, Volume 6, GA240

In una conferenza del 30 dicembre 1913 (GA149) Steiner indica il cavaliere senza macchia e senza paura San Giorgio quale immagine terrena dell’anima paradisiaca del Gesù Nathanico: così come l’anima paradisiaca di Gesù ha preso su di sé il Cristo nei suoi quattro sacrifici, così il cavaliere Giorgio ha preso su di sé la missione di portare il Cristo. Il Secondo Adamo si offre di unirsi al Cristo perché ama la Terra e l’umanità, compiendo una missione contenuta nel nome stesso “Giorgio”. A questo si aggiunge anche l’immagine arcangelica del Cristo, ovvero Michael. Abbiamo dunque tre esseri che compartecipano alla venuta dello spirito solare Cristo:

  1. L’arcangelo Michael, il Volto del Cristo e fiammeggiante principe del pensiero;

  2. L’anima paradisiaca di Adamo, la forma angelica dell’uomo;

  3. E infine l’essere umano Giorgio che diviene santo essendosi fatto araldo del Cristo.

Essendo l’anima paradisiaca di Gesù essenzialmente il corpo eterico originario dell’umanità, la Stella dell’Umanità (il Pentagramma), possiamo dire in altre parole che San Giorgio possedeva in sé una copia del corpo eterico di Gesù di Nazareth.


San Giorgio uccidendo il drago è come se divenisse uno con esso, nell’iconografia questo viene mostrato dal fatto che la lancia non uccide direttamente il drago, bensì unisce la figura del Santo, del cavallo e del drago in una triade: diventano un essere unico. Attraverso l’incarnazione, l’angelica Anima Nathanica entrò così nel drago per domarlo dall’interno, in modo da limitare il suo potere sull’anima umana. Cristo ha riscattato Lucifero per l’umanità, ma è solo l’uomo che può riscattare Ahriman attraverso Michael e Cristo. Questo indica come l’uomo debba “entrare nella pelle del drago” ovvero debba incarnarsi in un mondo arimanico e conquistarlo dall’interno, così come il Cristo si è man mano incarnato nella natura umana fino a sperimentare la morte sulla croce. Questo è il significato di San Giorgio come colui che uccide il drago e ne tiene la pelle, divenendo il Santo Ausiliatore che guarisce dalle malattie della pelle. Il Cristo ha avuto la missione di portare l’armonia nell’uomo e nella Terra, restaurando la possibilità di giungere alla condizione paradisiaca, ora l’uomo deve unirsi al Cristo per poterla raggiungere.

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