Crediamo sia giunto il tempo di fare un lavoro di natura biografica rispetto alle vicende dell’impulso, ed in alcuni casi dei singoli partecipanti o collaboratori. Trovate tutti gli articoli inerenti cliccando qui.
Il viaggio prosegue ed alcune tappe che non erano previste iniziano a delinearsi. L'intendo del post Goetheanum era appunto Mont Saint Michelle, ma il tragitto era lungo e quindi ho pensato di fare alcune tappe intermedie. L’idea era di visitare le principali cattedrali dedicate a Nostra Signora, o dove potesse esservi un qualche collegamento con gli studi che avevo da poco compiuto rispetto ai Vangeli, in particolare il Quinto Vangelo. Quindi ho scelto di fermarmi alla Basilica di Vezelay, la Basilica di Maria Maddalena. Si trova in cima da un piccolissimo villaggio di case caratteristiche, immerso in un contesto verdeggiante, con pianure e colline. Salendo si ha la sensazione che il tempo si sia in qualche modo fermato, pur non rinunciando alle necessità legate al turismo, che è comunque molto vivo. Arrivato in cima la basilica attende con un frontone che va osservato per del tempo, con un ingresso imponente e diversi dettagli scolpiti. Una volta dentro si viene come proiettati in una dimensione separata, fortificata da un doppio ingresso, come se vi fosse una seconda soglia da passare. Quando si ha di fronte la navata centrale, il bianco delle pareti e dei marmi è imponente, ma accogliente. Si sente molto la qualità materna del luogo, come appunto un grembo, ma con aspetti celesti. Un bianco che permette di non perdersi nei dettagli, ma di espandersi nel tutto dell’esperienza.
Lentamente esploro la basilica, concedendomi il tempo di una preghiera ed un silenzio sacro. Dopo aver osservato le diverse angolazioni e statue presenti, mi accingo a scendere nella cripta. Non avevo idea che avrei potuto trovare le reliquie della Maddalena, anche se su questo punto vi sono diverse diatribe sulla veridicità. Ma non badavo a questo, che ho scoperto successivamente. Scendendo nella cripta sento solo di essere molto rallentato, come se appunto qualcosa di speciale mi stesse aspettando. Quando si scende si è rivolti verso un altare, con una croce e delle sedute, ma non appena ci si volta come a voler risalire, si nota una nicchia con alcuni elementi ornamentali ed un contenitore dorato. Realizzo quindi che quelle potessero essere le reliquie, e con la stessa cura con cui camminavo, mi sono inchinato ed ho posto il volto sulla pietra del pavimento. Ho avuto da subito la sensazione che fossi accolto, protetto, curato. Suggestione? Non importa più di tanto credo. Quel che in quel momento volevo era proprio un sostegno. Seppur all’inizio del viaggio sentivo che avrei dovuto affrontare diverse difficoltà ed imprevisti, quindi mi lasciai coccolare da quella sensazione. Una volta pronto a lasciare la basilica feci un cenno all’essere del luogo, come a dire un semplice: grazie per avermi protetto per del tempo, ora riprendo il cammino e ti porto con me. Esplorai per del tempo i meravigliosi giardini e terrazze circostanti, poi ripresi il mio cammino.
Decisi che la tappa successiva sarebbe stata la Cattedrale di Rouen. Avevo in programma di certo anche Chartres, ma data la posizione ed alcuni orari, dovetti optare per visitarla al rientro da Mont Saint Michel. Lessi che alla sera avrebbero tenuto uno spettacolo di luci a Rouen e la città invitava al passeggio. Mi perdonerete se la mia ignoranza di quel periodo non mi permise di realizzare che era una città particolarmente collegata a Giovanna d’Arco. Quando arrivai sistemai le cose in hotel e subito andai in giro. Purtroppo la chiesa era chiusa, quindi ho potuto visitarla solo da fuori. Ma passeggiando per la città trovai il luogo del rogo, che però potei accogliere solo in parte, perchè appunto non avevo studiato questo aspetto del femminino sacro, la vita di Giovanna D’Arco. Restai poco, ma ho avuto poi modo di recuperare questa parte del viaggio quando ci siamo tornati con il gruppo di PLeroma Viaggi qualche anno dopo. Dopo una rapida cena mi posizionai sul davanzale di un edificio posto di fronte alla facciata della cattedrale ed attesi il momento dello spettacolo. Duro una mezz’ora circa, ma fui completamente rapito, era la prima volta che partecipavo ad uno spettacolo di luci di questo tipo, ed ho cercato di godermelo il più possibile.
Il giorno seguenti partii alla volta di Mont Saint Michel, ma essendo un tragitto lungo, decisi di fare un più-stop in Normandia, non per l’aspetto legato alle vicende belliche, ma per quanto il paesaggio e l’orizzonte avevano da offrire. La spiaggia in se è incredibile, infinita, penso che si possa camminare per giorni senza tornare indietro. Feci giusto qualche foto e poi cercai un punto dove potermi sistemare per meditare, rilassarmi del tempo e mangiare un boccone. Trovai quindi un faro non molto distante, una delle punte più a nord della Francia a quanto pare. Restai diverse ore in totale contemplazione del panorama e del silenzio che si sperimentava. Ne approfittai per scrivere il diario di borso e leggere un po. Poi ripresi il cammino e raggiunsi Mont Saint Michelle con un’altra ora e mezza di viaggio.
Vederla da lontano fece subito nascere in me quel senso di gratitudine estrema per tutte le possibilità e vicende pregresse che avevano garantito il mio essere lì in quel momento. Era il 28 Settembre, volutamente, in modo da poter esplorare il luogo in visione del giorno seguente. Mi sistemai in Hotel all’inizio del tragitto a piedi che conduce all’isola e subito dopo mi incamminai. La strada sembrava rapida, ma fu incredibile la sensazione di aver camminato tantissimo per poterla raggiungere. Una volta ai piedi dell’isola potei osservare il complesso di edifici nidificati uno nell’altro, fino ad arrivare con lo sguardo alla cima della Basilica. Entrando dal portone si ha la sensazione di essere in una dimensione fiabesca. Ti circondano pietre di ogni sfumatura di grigio, ponti in legno, bandiere colorate sugli edifici, ingressi molto peculiari per ogni bottega o ristorante e la strada è sempre in salita, una vera e propria spirale che avvolge l’intera isola. Passo dopo passo cercai di esplorare ogni anfratto, senza però realmente dedicare del tempo a qualcosa di specifico. Sentivo che quel momento sarebbe dovuto arrivare all’indomani, quindi la presi con più leggerezza. Non ero un turista, ma un pellegrino, e sebbene avessi raggiunto quel luogo in auto, mi dissi che in qualche modo il mio pellegrinaggio era vero e proprio. Parlando con un pellegrino (diciamo “vero”), mi misi a ridere perchè gli dissi che non potevo essere ritenuto tale, essendo in auto, e lui mi rispose semplicemente che per tutti i chilometri che avevo percorso ed il tempo impiegato, ero certamente un pellegrino. Quindi mi invito a partecipare alla messa dei pellegrini che si sarebbe tenuta la mattina seguente alle 6. Ne fui enormemente felice, era un primo segno che il luogo mi stava abbracciando, come appunto al rientro da un lungo viaggio.
Tornando in hotel, sempre a piedi, notai che tutt’intorno era pieno di argilla, dovuta appunto dall’alta marea. Decisi che prima di ripartire ne avrei presa un po, per portare avanti il lavoro con i sigilli che avevo iniziato durante la quaresima di quell’anno. Una volta in camera, mangiai giusto un rimasuglio del pranzo, poi decisi di fare un bagno bollente. Accesi qualche incenso, una luce soffusa e mi immersi. Restai in quello stato di massimo silenzio per circa un’ora, poi sentii il bisogno di fare dei lavaggi di acqua ghiacciata (e lo era!). Passando quindi dal freddo al caldo in continuazione. Il corpo subì una sorta di shock e l’intensità del profumo e del fumo di incenso, mi proiettarono in una condizione di profonda contemplazione del viaggio, ma soprattutto della mia vita in generale. Ricordi momenti di forte paura e perdizione, uniti ad una fortissima convinzione, seppur appunto sofferta. Lascia correre quel momento dentro e fuori di me, poi al termine mi addormentai, era piuttosto presto, ma mi sarei dovuto svegliare alle 4:30 per poter essere nella chiesa per le 6.
Una volta sveglia il silenzio era l’unico compagno di viaggio, mentre il buio avvolgeva tutto. Poche luci illuminavano la Basilica, che era una po la mia bussola. Arrivato all’ingresso della Basilica mi trovai circondato da persone di ogni posto del mondo, che erano venuti in pellegrinaggio. Una sacra attesa prima che aprissero le porte, poi entrammo. Scaloni alti e freddi ci separavano dalla navata della Basilica, dei cori accompagnavano i passi, si facevano sempre più intensi e presenti. Quando entrammo, erano accese solo alcune candele ed una luce sull’altare. Ci sedemmo nel medesimo sacro silenzio con cui siamo saliti. Stranamente mi sentii subito parte di quel gruppo, pur conoscendo solo una persona (con cui avevo parlato il giorno prima). La celebrazione fu piuttosto veloce, ma il tempo si fermò nel momento in cui ci inginocchiammo tutti per ricevere la benedizione. Capo chino, ginocchia sul freddo pavimento, le immagini di Michele ad osservarmi, l’intesa con la missione, il volere che finalmente realizzava un piccolo pezzo del cammino, un cammino più ampio che da quel viaggio si è dispiegato nel mio cuore. Ne sentivo la freschezza, quel compito che mi si stava affidando era una nuova versione di me che approcciava all’esistenza, all’essenza, al senso profondo dell’essere al mondo. Al termine della celebrazione uscimmo dalla cattedrale e sempre in silenzio, attesi l’apertura delle porte della restante parte di edificio, reso come museo per i turisti.
Restai in giro per l’isola tutto il giorno, esplorando ed ascoltando ogni angolo, ombra e luce. Presi qualche appunto nel diario e scattai diverse foto. Non volli fare alcun video, ma solo appunto delle foto ricordo, volevo per lo più assaporare ogni attimo di quei momenti, senza distrazioni. Nel pomeriggio ascoltai una seconda messa, nella cappella piccola sottostante, che si trova sul cammino di salita verso la Basilica. Cercai gli sguardi dei pellegrini come a ringraziarli per avermi “reso come loro”. Poi quando fece sera, mangiai un boccone in un’osteria dell’isola e rientrai in hotel. Sul tragitto mi fermai a prendere dell’argilla. Ricordo che lasciando l’isola mi dissi che per quanto intensa l’esperienza della giornata, restava comunque un certo amaro in bocca, come se quanto sperimentai non fosse stato come lo avrei voluto. Il luogo è altamente visitato, soprattutto nel giorno di San Michele, e quel che parve essere predominante fu il fatto che erano più i turisti ad animalo che i pellegrini o una certa devozione. Ma non mi demoralizzai, sapevo che dentro di me avevo colto il germe della missione, il principio dell’impulso che con Giorgio abbiamo coltivato in questi anni. Era necessario per me, essere estremamente volitivo, muovermi in lungo e in largo per cercare questa “vocazione”. Quindi ero soddisfatto, compiaciuto di me stesso, per non essermi fermato alle difficoltà ed essere giunto alla meta prefissata.
Il giorno seguente ripresi il mio viaggio, purtroppo però nella direzione del rientro. Infatti il programma era quello di proseguire ed attraversare la manica per andare a Saint Michael’s Mount in Inghilterra, ma le condizioni causate dall’emergenza Covid non mi permisero di imbarcarmi. Puntai quindi verso Chartres, che sarebbe stata l’ultima tappa del viaggio in Francia. A seguire, e quindi al rientro in Italia, avevo messo in conto di fermarmi alla Sacra di San Michele.
Il viaggio per Chartres fu un pensiero continuo, era mattino presto quando partii, quindi ancora notte e con tanta pioggia. Mi sembrava di sognare, cosa che capita spesso quando si parte di notte. Seguivo le curve con cautela, la pioggia era davvero forte, eppure non sentivo alcun turbamento interiore, ero in una condizione di pace, reverenza, e mi sentivo massimamente protetto. Il tempo passò come un lampo e giungi a Chartres con un sole alto e splendente. Come al solito mi sistemai nel bnb ed iniziai la perlustrazione della città. Andai subito verso la cattedrale alla ricerca del labirinto. Una volta dentro mi chiesi “ma dov’è?”, non avevo idea di come fosse la cattedrale nè dove cercarlo. Ero nella navata centrale ed osservavo tutto intorno a me, ero fermo in un punto preciso. Guardano per lo più in alto, meravigliato come spesso accade nelle cattedrali o luoghi di culto, ma non trovavo indicazioni per il labirinto. Poi abbassando lo sguardo, osservando tutto il pavimento, notai che le sedie erano fittamente poste su una serie di segni neri. Cercai di fare spazio dentro di me perchè avevo ormai capito che ero esattamente sopra (o dentro) il labirinto. Quindi mi feci una grossa risata, forse stupida e stupita, e lo vidi. Cercai di seguirlo tutto con lo sguardo ma le sedie erano troppe per riuscirci. Chiedi ad un responsabile se vi fossero momenti in cui era libero e percorribile, e mi disse che si poteva solo di venerdì, ma era martedì e non avrei potuto attendere così a lungo. Mi informai quindi per le messe e mi dissero che a breve si sarebbe tenuta la messa della mattina nella cappella sottostante la cattedrale. Attesi quindi il tempo necessario fuori la porta di ingresso esterna della cappella, e quando fu il momento entrai.
Qui devo fare un piccolo respiro… perchè credo che tutto quanto io stessi cercando con l’arrivo a Mont Saint Michel, si rivelo a me in questo momento. Mi sedetti per ascoltare la celebrazione, che era appunto una normale messa del mattino, con pochi fedeli e per lo più di etnia africana (direi, anche se non ne sono convinto, sicuramente il parroco e gli altri officianti lo erano), ed era chiaramente in francese. Restai in silenzio, con una certa chiarezza nel cuore. Anche Chartres non mi era nota come cattedrale, non l’avevo studiata ne approfondita, sentivo solo che sarei dovuto giungere qui. La celebrazione scorretta molto fluida, non sentivo quella pesantezza che spesso capita di sentire in una messa cattolica. Arrivo poi il momento della comunione. Da diversi anni non svolgevo l’atto della comunione, in senso pratico avvicinandomi all’altare per l’ostia consacrata. Quindi anche in quel momento, restai semplicemente in osservazione, concentrandomi in particolare modo sulla statuetta della Nostra Signora, posta alle spalle dell’altare. Non c’era modo di collegarsi alle parole essendo in francese, quindi mi lasciai trasportare dal suono delle stesse ma soprattutto dalla luce fioca che avvolgeva quella piccola cappella. Quando il parroco pose il calice in alto per la benedizione, vissi un’esperienza che definirei gloriosa. So che non ha senso così come lo dirò, ma ho “visto” qualcosa scendere nel calice, dall’alto. Fu così forte che senza rendermene conto mi trovai in ginocchio al mio posto. Avevo gli occhi fissi su quel momento e con lo sguardo ampio abbracciavo anche l’immagine di Nostra Signora. Oggi potrei dire che quella fu forse l’unica volta in cui ho esperito la comunione in senso sovrasensibile. Non mi mossi dal posto per chiedere l’ostia, ma volli rimanere in massima apertura all’esperienza. Il cuore batteva a mille, un po come quando si ha un grande spavento, ma nel senso opposto. Restai fino alla fine della messa in una devozione massima, aspettando che tutti lasciassero la cappella per potermi avvicinare alla statua di Nostra Signora. Al che mi inginocchiai di fronte ad essa ed espressi in parole interiori la gratitudine per quanto avevo esperito. Qualche lacrima bagno il volto, ma erano lacrime di gioia profonda.
Al rientro a casa, un modesto bnb ai confini del centro, volli semplicemente mettermi a leggere qualche pagina del libro e scrivere il diario. Poi, pochi minuti dopo, sentii una irrefrenabile voglia di scrivere a Giorgio, ma onestamente non sapevo perchè. Quindi presi il telefono ed iniziai a scrivere. Pochi secondi dopo era pronto il messaggio, che in sintesi diceva questo: “Puoi guidare me ed altri che troverò, in un cammino interamente di natura esoterica, con studi e meditazioni specifici in questo senso?” - Fu così che nacque il primo percorso dell’impulso che oggi chiamiamo Pleroma Scuola Misteriosofica, quello in Lezioni Esoteriche, basate appunto sull’Opera Omnia 266 Volume 1. Giorgio mi rispose che era fattibile e che al rientro ne avremmo parlato a fondo. Non avrei mai pensato che questo percorso sarebbe poi germogliato in quella che oggi è la Sezione Esoterica Parsifal, nella quale coltiviamo il Servizio di Misraim. Non ero avvezzo a queste tematiche, anzi, ne ero completamente a digiuno. Eppure da quel primo percorso, in tre anni, si è formato un gruppo di circa 40 persone che ogni mese si incontrano a Buggiano (sede dell’impulso nei pressi di Montecatini Terme) e con le quali studiamo vari aspetti della vita esoterica, compreso quello cultivò-cerimoniale.
(Alcune foto del centro appena ristrutturato, in attesa di edificare il Tempio Rosicruciano, che avverrà fra Giugno e Settembre di questo anno)
La sera restai in centro per seguire anche qui lo spettacolo di luci della cattedrale, poi rientrai a casa dopo una passeggiata per esplorare la restante parte della città. Al mattino seguente, con una certa dose di convinzione nel cuore, fortificata da tutte le esperienze vissute, decisi che avrei voluto vivere un’esperienza diversa, più naturale. Decisi quindi di andare sul Monte Pilato, nei pressi di Lucerna. Tralasciando la storia che nelle sue acque sarebbe custodito il corpo di Ponzio Pilato condannato a morte da Tiberio, scelti questo luogo perchè uno fra i più alti da raggiungere in poco tempo. Volevo in un certo senso “elevarmi” ad una condizione naturale, permettendomi un silenzio che si può vivere soltanto ad alta quota. Arrivato quindi a Lucerna, lasciai l’auto nel parcheggio sottostante il monte e salii con la funivia, molto caratteristica. Arrivato in cima, ormai quasi notte, posai le cose in camera e scesi per una rapida camminata di perlustrazione. Faceva un certo freddo, sicuramente era una condizione diversa da quella sperimentata in Normandia o in altri luoghi in Francia. Notai alcuni cammini che avrei potuto fare all’indomani, cenai al volo e mi diressi in camera, dalla quale potevo osservare un magnifico panorama della valle. Al risveglia mi vestii in modalità trekking ed iniziai a camminare, dove? Non sapevo minimamente. I percorsi erano vari, iniziai da quelli più semplici. Poi notai una parete più scoscesa delle altre, sicuramente più difficile da percorrere, eppure alcune persone la stavano percorrendo, quindi mi dissi che era fattibile. La raggiunsi in circa un’oretta di normale cammino, poi iniziò la vera e propria salita. Non sono un esperto di arrampicate, e soprattutto soffro di vertigini (lo ammetto!), ma dovevo farlo, dovevo mettermi alla prova, superare anche questa piccola missione, per fortificare l’animo. Quando ero a metà della parete, che benché ripida permetteva comunque momenti di sosta, anche da seduti, mi resi conto che forse avevo fatto una “c….osa stupida” (per non dire altro). Ero in quel punto in cui non puoi più scendere perchè ormai sei quasi arrivato, e salire è diventato veramente difficile (almeno lo era per me). Mi rincuorai che comunque sarebbe andata, avevo avuto una settimana incredibile, quindi presi il mio cuore fra le mani, e soprattutto una bella dose di coraggio. Ripresi quindi il cammino in salita, arrampicandomi alla meglio, grazie anche alle varie esperienze che ebbi da piccolo per arrampicarmi sugli scogli e fare un tuffo in mare (dato che dove sono cresciuto era una cosa che si faceva spesso), ma qui non avevo il mare sotto, cosa che mi rincuora sempre e che limita le mie vertigini. Quindi non guardai in basso, ma solo in alto, e circa una mezz’ora dopo ero in cima. Appena mosso l’ultimo passo, l’ultimo gradino se così vogliamo definirlo, mi guardai intorno e…. poco distante vi era una croce. Vi lascio immaginare la commozione… finalmente ero pronto. Avevo “raggiunto la vetta” di quel viaggio, mancava però ancora una tappa.
Il giorno seguente rientrai in Italia, fermandomi come previsto alla Sacra di San Michele. Mi raggiunse la mia compagna di allora, Chiara Pasin, che non smetterò mai di ringraziare per avermi sostenuto in tutte le vicende, a volte incontrollabili, di questo “risveglio”. Insieme percorremmo il cammino che dalla base della collina porta alla Sacra, per poi salire verso la Sacra. Anche qui la sensazione è un po come per Mont Saint Michel, tanti turisti e poca devozione, eppure è un luogo di Michele quindi me lo sono goduto fino in fondo. Era il terzo in un anno, prima il Gargano nell’estate di quell’anno, e poi Francia e Sacra. Questo tipo di pellegrinaggio mi portò presto a pensare che sarebbe stato bello se altre persone avessero potuto sperimentare certi luoghi, magari con il supporto della conoscenza Antroposofica. Di fatto, non molto tempo dopo, qualcuno iniziò a chiederci se fosse possibile fare un viaggio nella Torino esoterica, e da lì iniziammo anche con i viaggi e pellegrinaggi di Pleroma Viaggi. Il primo infatti fu proprio Torino Esoterica, di cui allego un video realizzato durante il viaggio. Non mi dilungo oltre sulla Sacra, non perchè non ne abbia voglia, ma perchè credo che la mia vera esperienza con la Sacra l’ho avuta proprio durante il primo viaggio che qui vedete. Ne parlerò magari a tempo debito nello scorrere di questo lavoro biografico.
Quando tornai in Veneto, dove abitato in quel periodo. Dentro di me vi era un calderone di possibilità e desideri da realizzare, ma prima avrei dovuto creare i presupposti affinché potessero realizzarsi. Dopo diversi anni nella comunicazione sapevo che prima di poter proporre qualsiasi seminario avrei dovuto trovare il pubblico a cui proporlo. Quindi dopo aver creato la pagina Facebook poco prima del viaggio, iniziai a dedicarmi al sito, che in quel periodo si chiamava Opera Omnia Online, proprio perchè, come dicevo nelle precedenti puntate di questa biografia, il primario intento era di rendere maggiormente fruibile quanto contenuto nell’Opera Omnia di Rudolf Steiner e Marie Von Sivers. Iniziarono dunque le prime pubblicazioni di contenuti, estratti e iniziative di vario genere. Poi facemmo una prima proposta più leggera, che trattava il tema dell’Onirologia (qualcuno ci chiese approfondimento sul tema, e Giorgio decise di tenere l’incontro). Allego qui la conferenza dedicata, ora pubblica (la data della conferenza era il 20 Dicembre 2020).
Ogni giorno era un turbinio di idee, condivisioni di contenuti e possibilità di crescita. La pagina Facebook ebbe facilmente seguito, ed in pochissimo tempo passammo da zero a qualche migliaia di interessati. Con l’avvento poi delle Notti Sante ci fu la massima apertura e quanto condividevamo era massimamente seguito e condiviso a sua volta. Eravamo quindi pronti… il primo percorso annuale, a seguito di una singola ed unica conferenza, poteva essere proposto.
A quel corso di Lezioni Esoteriche Vol. 1 si iscrissero 115 persone.
Una sereno e splendente Equinozio di Primavera a tutti.
Possano le Rose fiorire sulla nostra Croce.
Con affetto e gratitudine estrema.
Unopertiutti Tuttiperuno
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Qui trovare i riferimenti per l'Associazione Pleroma affinchè se risuonasse qualcosa in voi, si possa trovare poi il “terreno nel quale coltivare insieme” >> https://www.pleroma.uno/associazione-pleroma
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