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  • Immagine del redattoreGiorgio Tarditi Spagnoli

Dal tempo alle epoche astrologiche

Aggiornamento: 25 apr 2023


"Il Sole ad ogni epoca di civiltà cambia costellazione. La nostra epoca di civiltà, i Pesci, la prossima l'Acquario. Puoi spiegare meglio questo concetto? "


Noi dobbiamo tenere presente innanzitutto che il tempo, come noi lo conosciamo, prima di quelle che sono le Epoche di cultura, quindi fino all'Epoca Paleoindiana, non esiste come noi lo percepiamo oggi. Se noi vogliamo risalire, con le nostre forze immaginative a prima, quindi nell'Era Atlantidea, Lemurica, Iperborea, Polare, e ancora prima, se vogliamo nell'Antica Luna, A. Sole, A. Saturno non esiste il tempo come noi lo percepiamo.


Il tempo nasce come un essere, il tempo è un essere.


È uno spirito del tempo, cioè un Arcai, o meglio un Archè; potremmo dire, con la terminologia cristiana, un Principato. Noi viviamo nell'essere del tempo, di questo Principato, di questo Archè che si dispiega e ci dà la possibilità di muoverci e di essere nel tempo. Questo essere nasce sull’Antico Saturno, dove passa la sua esistenza umana.

Ma fino all'epoca Paleoindiana, tutto il tempo, il suo essere, è solamente cambiamento di qualità, non è quantificabile. Il tempo diventa quantificabile solamente quando dopo il diluvio universale, nel Manu della quinta era postatlantica, cioè Noè (quello che noi chiediamo Noè, ma ha anche altri nomi), la scatola cranica si ossifica completamente e si chiude al mondo esterno. Da quel momento nasce la possibilità di contare e da qui tutta la numerologia indiana. Prima di quel momento, ancora nell'Epoca Indiana e Paleopersiana, il numero stesso non è un numero quantificabile, è un numero qualitativo, diventa un numero propriamente quantificabile solamente con gli arabi. Quindi siamo essenzialmente al passaggio tra la prima epoca storica che è la terza Epoca di cultura, l'Epoca Egizio-Caldaica, in cui vengono messi per iscritto le Sacre Scritture, anche quelle precedenti persiane e indiane.


E poi, dopo la scrittura, che è una trasformazione dell'immagine, compare come ulteriore astrazione, il numero quantitativo. Fino a quel momento il numero era qualitativo, tant'è vero che nella Kabala, i numeri non sono numeri come noi li intendiamo nelle operazioni matematiche (quelli sono una loro astrazione), ma sono qualità. L'1, non è uno nel senso di una unità, è l'Uno. Il 2 è il Due. Il 3, il 4, il 5 e così via fino arrivare al 10 con poi 11, 12, 13 diciamo come successiva espansione. E lo 0, che era concepito, come un non uno, che poi compare successivamente come concezione.

Il tempo di conseguenza è misurabile in giorni di 24 ore, solamente quando all'uomo si è chiusa la scatola cranica e dalla Terra sono usciti la Luna (nell’Era Lemurica) e il Sole (nell’Era Iperborea); si sono formati il cosmo e, di conseguenza, anche l'orologio cosmico come noi li conosciamo. Questo avviene appunto fino a quella che chiamiamo Era Lemurica. Nell'Atlantidea si comincia a formare l'uomo moderno. Alla fine dell’era Atlantidea si chiude la scatola cranica e si entra nella epoca Paleoindiana; è da qui che possiamo cominciare a parlare di vere e proprie Ere astrologiche, nel senso della precessione degli Equinozi. Quindi delle Ere astrologiche di 2160 anni, le quali divise fanno 1080, in cui ognuno di noi ha avuto almeno un’incarnazione.


Dall'epoca Paleoindiana possiamo cominciare a contare gli anni, in modo abbastanza simile a come li contiamo oggi. Non basta dire il tempo, il tempo può essere un tempo qualitativo di metamorfosi, cioè che una qualità cambia in un'altra, pensate all'Antico Saturno, Sole, Luna, fino all’Era Atlantidea e poi man mano diventa quantità come misura del tempo.

Peraltro, la vera concezione del tempo in un senso numerico comincia solo con l'invenzione dell'orologio. Talmente forte è stata quest'innovazione che dal ‘700 in poi comincia la creazione degli orologi moderni, che si trovano come simbolo del tempo che passa.

Simbolo, questo, che talvolta risulta inquietante all'uomo, perché rappresenta la possibilità di misurare quanto manca a morire. In un certo senso si è creato l'oggetto con cui diciamo “il tempo passa”, il ticchettio... già Saturno, che era anche il Dio del tempo che miete le vite, dava l’idea del rapporto difficile tra Saturno e l'uomo. Addirittura Saturno divorava i suoi figli. La sua falce diventa la lancetta dell'orologio. Questo è quello che è avvenuto: l'orologio come simbolo del tempo rimasto, non del tempo che deve venire.


"La persistenza della memoria" Salvador Dalì


Invece, quando noi vogliamo entrare nel senso sovrasensibile dobbiamo tenere il dato temporale come misurazione della qualità. Per esempio abbiamo pura qualità nella cosmogonia di Mani. Abbiamo parlato delle Epoche di cultura e appunto del passaggio da l'Era del Cancro che è la Paleoindiana; l'Era dei Gemelli che è la Paleopersiana; l'Era del Toro Egizio-caldaica; l'Era dell’Ariete, la Greco-romana; l’Era dei Pesci attuale; l’Era dell'Acquario futura e l'ultima Era Americana, quella del Capricorno.


Questo è un passaggio di qualità, cioè essenzialmente quello che accade per via della percezione degli equinozi, in questi periodi di 2160 anni, il Sole porta con sé le qualità delle costellazioni corrispondenti, nello svolgimento di questo essere del tempo che abbiamo detto essere un Archè, un Principato. Se noi vogliamo vedere nella prima epoca di cultura, la Paleoindiana, la qualità era quella del Cancro. Tutte le valenze che noi conosciamo dell’astrologia del Cancro possono essere rapportate, ovviamente facendo la giusta trasformazione, all'Era Paleoindiana. Oggi lo stesso possiamo farlo con i Pesci. Nell'Era Paleoindiana, l'uomo nasce come un essere pienamente, totalmente fisico, materiale, solido, terrestre. La scatola cranica si chiude. L'ultima parte, la fontanella che l'uomo aveva ancora aperta, viene completamente chiusa. La ricapitolazione di questo evento avviene nei bambini appena nati; fintanto che è aperta rimane il collegamento col cosmo, quando si chiude è completamente terrestre.

Il Cancro è il segno dell'essere conchiusi, perché è il segno che rappresenta il granchio con il suo carapace, rappresenta la “scatola” delle costole, il torace. Quindi l'uomo viene conchiuso in una forma, all'interno della quale nasce. Addirittura, se andate a vedere nella costellazione del Cancro c'è un ammasso stellare che si chiama Presepe, dove nasce l'Uomo degli uomini (l'archetipo dell'uomo, nel Vangelo di Luca in cui nel Presepe nasce il secondo Adamo).

Il cancro ha valenza di nascita entro uno spazio conchiuso; potete vedere la scatola cranica che si chiude, potete vedere il torace con le costole, la gabbia toracica che in qualche modo nello stesso tempo chiude e separa il cuore.

Pensiamo ai Pesci nell’Era attuale. La qualità dei pesci qual è? I Pesci sono i piedi dell'uomo.

Nella quinta epoca, la nostra, l'uomo mette i piedi per terra, è completamente legato alle forze terrestri e quindi deve lavorare per potersi alzare dalla terra. Per poter avere quella forza (l’Io) che lo tiene eretto, verticale rispetto all’orizzontalità della terra.

La forza dei Pesci (per questo il Cristo anticamente veniva chiamato Ichthys che vuol dire il pesce. Si trova per esempio a Roma, nelle catacombe, ed era un modo per celare anche l'essere cristiani nel proto-cristianesimo) è il pesce che nasce nelle acque, è l’Io immerso nelle acque dell’inconscio.


Simbolo dell'Ichthys

Le forze che noi troviamo nell’uomo vanno dai piedi e arrivano sostanzialmente a sopra gli occhi; man mano che noi facciamo un percorso di autoconoscenza, che può essere anche non chiamato esoterico (con la Scienza dello spirito scientificamente io faccio questo percorso), ma in realtà dal momento in cui il Cristo entra nell'evoluzione, la vita stessa ti può iniziare.

Man mano che nella biografia noi andiamo avanti, anche se non ci occupiamo di esoterismo, questo stato di coscienza viene progressivamente a illuminare l'inconscio e quindi ad abbassare quest’oscurità nel quale questo pesciolino, nella sua bolla, può nuotare. Diventa un acquario sempre più grande.

Man mano che noi, questo pesce dell'autocoscienza dell'Io, lo portiamo da quello che è il punto dove si è insediato l’Io (alla radice del naso), fino ad arrivare a un punto verso il cuore, in cui trova un altro centro che può essere il centro di osservazione privilegiato, il cosiddetto pensare del cuore. Da un pensare della testa, passiamo a un pensare del cuore. Da qui può andare a esplorare tutto quello che è il resto di questo acquario-uomo. Il pesciolino, esplorando questo acquario, che diventa sempre più grande, illumina e porta la luce della coscienza sempre più verso il basso. Addirittura le può portare nella Terra.


Se intraprendiamo una via esoterica, noi sappiamo che la Terra è il corpo del Cristo e quindi i prodotti della Terra sono i prodotti del corpo del Cristo.

Le particelle di luce del Cristo sono nei vestiti che indossiamo, nell'acqua che beviamo, nel cibo che mangiamo, nella pittura che usiamo per dipingere, ed esagerando, nel computer e nella videocamera che registra e in qualsiasi cosa, c'è un frammento della luce di questo Essere che abita, come corpo, la Terra. Non c'è niente sulla Terra che non compartecipi in una certa misura della presenza del Cristo. Perché il Cristo è l'Io della Terra. Quindi la Terra è il Corpo di Cristo. Nell’Eucarestia e quando si fa la Comunione viene detto: “il corpo di Cristo” , un simbolo in piccolo, che è servito all'umanità per simboleggiare in modo più potente quello che in realtà è qualcosa che ha a che fare con tutta la Terra. Spesso abbiamo bisogno di un simbolo che ci faccia da portale, che amplifichi la percezione cosciente delle cose.


Quando il pesciolino avrà esplorato tutto il suo acquario sarà un uomo dell'era dell'Acquario, perché avrà portato le forze di coscienza in tutta la sfera di coscienza umana, che va dal pensare, al sentire, al volere. Pensare nella testa, nel capo e diciamo in una certa misura nei nervi; sentire nella circolazione del sangue, nella respirazione polmonare, nel battito cardiaco; volere nelle membra e al di sotto del plesso solare, al di sotto del diaframma, quindi nelle viscere e nelle membra. Quando l'uomo sarà cosciente completamente del suo acquario fino alla punta delle dita delle mani e alla punta delle dita dei piedi (questa prendetela come immagine simbolica) sarà un uomo dell'Acquario.


Risposta a domande poste durante la Seconda Conferenza del seminario "La Religione della Luce"

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