Chi oggi è divenuto altero e sprezzante seguendo la concezione scientifica del mondo, afferma che i tempi della fede sono da lungo sorpassati dall’umanità, poiché la fede fa parte di un suo stadio infantile: I’umanità è progredita allo stadio del sapere, perciò oggi si deve sapere e non si può più semplicemente credere.
Ebbene, ciò può sembrare tollerabile, ma in esso non vi è alcuna comprensione fondata; inoltre in tale contesto si possono sollevare anche altri quesiti, piuttosto di quello che chiede se nel corso dell'evoluzione il sapere sia stato conferito all'umanità per opera della scienza ufficiale. Va posto anche l’altro quesito: ma la fede significa ancora qualcosa per l'umanità? il fatto di credere non fa forse parte in generale dell'umana natura? Evidentemente può darsi che gli uomini, in certe situazioni, rinuncino alla fede o la perdano; ma come può succedere che gli uomini maltrattino per breve tempo la loro salute fisica, senza che subito si manifesti un danno, così può darsi, e succede in effetti, che essi considerino la fede un valore desueto dei propri padri; allora è proprio come quando si accaniscono sulla propria salute, consumando le loro vecchie energie. Anche quando l'uomo considera la fede un valore sopravvissuto dei padri, egli continua a nutrirsi delle forze vitali animiche derivanti dagli antichi valori di fede ereditati per tradizione. Non spetta all'uomo abbandonare o no la fede, perché questa rappresenta nell'anima umana una somma di forze appartenenti alle energie vitali dell'anima: non importa che noi vogliamo o non vogliamo credere, bensì che noi possediamo le forze dell'anima espresse dalla parola "fede", poiché l'anima inaridisce, si devasta e si isola se nulla può credere.
Dei resto ci furono uomini i quali, senza alcuna conoscenza scientifica, erano assai più assennati di coloro che rappresentano oggi la concezione scientifica del mondo; quelli non affermavano, come comunemente si pensa, di credere a quello che non sapevano, ma credevano proprio solo a quello che sapevano. Solo il sapere può essere la base della fede: dobbiamo sapere per poterci elevare alle forze di fede dell'anima umana, dobbiamo avere nella nostra anima la capacità di mirare a un mondo soprasensibile, di dirigere su di esso tutti i nostri pensieri e tutte te nostre rappresentazioni. Se non possediamo queste forze, appunto espresse dalla parola "fede", qualcosa si devasta in noi, diventiamo aridi, ci essicchiamo come le foglie in autunno: può durare per un poco, ma poi non va più. Se l'umanità perdesse realmente la fede, già dopo pochi decenni ne vedrebbe Ie conseguenze per l’evoluzione: per effetto della perdita delle forze di fede, gli uomini si comporterebbero in modo che nessuno saprebbe più che fare di se stesso, nessuno si raccapezzerebbe nella vita, nessuno resisterebbe al mondo, perché proverebbe paura, inquietudine e angoscia di fronte a ogni cosa. In breve, solo dalle forze della fede ci può essere data una vita che sgorghi fresca nella nostra anima.
Il fatto è che qualcosa giace nelle latebre del nostro essere, dapprima impercepibile dalla nostra coscienza, in cui II nostro vero io è collocato e riposa, qualcosa che si fa improvvisamente valere se non lo vivifichiamo. Lo possiamo chiamare l'involucro umano nel quale sono viventi le forze della fede, lo possiamo chiamare anima di fede o sia pure corpo di fede, ed è lo stesso che finora abbiamo chiamalo in maniera astratta il corpo astrale, le forze della fede sono le più importanti del corpo astrale, e perciò il termine "corpo astrale" equivale a quello di "corpo di fede”.
La seconda forza che, come tale, deve esistere nelle profondità recondite dell'essere umano è quella che si può esprimere con la parola "amore". L'amore non è solo quello che tiene uniti gli uomini con vincoli adatti, ma è pure ciò di cui ha bisogno anche l'uomo singolo. Chi non può sviluppare alcuna forza d'amore si devasta e s'inaridisce nel suo essere: immaginiamoci qualcuno tanto pieno di egoismo da non poter amare. In fondo è molto triste vedere tali figure che non possono amare, anche se di tali persone ce ne sono, in modo visibile, solo fino a un certo grado: uomini che nella loro incarnazione conducono una vita senza generare in sé alcun calore vivente, quale può solo generarsi quando si può amare qualcosa o qualche essere nel mondo. Figure che non lo possono, mentre si muovono nel mondo nella loro aridità e secchezza, hanno un aspetto ben triste; quella d'amore è infatti una forza vitale che accende ciò che riposa nel più profondo del nostro essere e lo mantiene desto e vivace, è una forza ancor più profonda della fede stessa.
Come siamo avvolti in un corpo di fede che in un'altra prospettiva chiamiamo corpo astrale, cosi siamo pure avvolti in un corpo di amore che, nella scienza dello spirito, in altra prospettava, siamo usi chiamare corpo eterico o corpo vitale, perché le forze che per prime agiscono dalle profondità del nostro essere, partendo dal nostro corpo eterico, sono le medesime che si esprimono in quanto possiamo amare in tutti gli stadi della nostra esistenza. Supponiamo che l'uomo possa allontanare dal suo essere la forza dell'amore; in realtà non può farlo nemmeno il più egoista perché, grazie a Dio, anche quello a cui si aspira egoisticamente fa parte di quanto si ama; adoperando un esempio più alla mano, possiamo dire che quando l'avaro, incapace di amare qualcos'altro, si dà all'amore dell'oro, in lui ad una forza d'amore benefica si sostituisce una forza d'amore derivante dal più radicale egoismo. Ma supponiamo che si possa allontanare completamente dal proprio essere la forza dell'amore: allora l'involucro che si mantiene grazie alle forze dell'amore, dovrebbe rattrappirsi del tutto e dovrebbe morire fisicamente per vuoto d'amore. Il rattrappirsi delle forze d'amore equivale a quello del corpo eterico, perché il corpo eterico è anche corpo d'amore.
Abbiamo dunque al centro dell'essere umano il nucleo essenziale dell’uomo che è l'io; il primo involucro che circonda l'io è il corpo di fede, a sua volta circondato dal corpo d'amore.
Se proseguiamo giungiamo a una classe di forze di cui abbiamo bisogno nella vita: se ci mancano del tutto, lo avvertiamo esteriormente nella nostra umanità in maniera molto significativa. Le forze quanto mai vitalizzanti di cui abbiamo bisogno sono le forze della speranza, della sicurezza nel futuro. Finché apparteniamo al mondo fisico non possiamo fare un solo passo nell'esistenza senza la speranza. Talvolta avanziamo delle strane scusanti quando per esempio non vogliamo convenire che, in una certa prospettiva, è necessario sapere che cosa accadrà tra morte e nuova nascita; invece affermiamo: se non sappiamo che ne sarà di noi domani, a che serve apprendere qualcosa su quel che accadrà tra morte e nuova nascita?
Ma è poi vero che non sappiamo quel che accadrà il giorno dopo? Non conosciamo del giorno dopo qualcosa in merito ai particolari della nostra via soprasensibile, in parole povere, forse noi non sappiamo se saremo ancora in vita domani, ma sappiamo di certo che, finché siamo fisicamente vivi, vi sarà domani il mattino, il mezzodì e la sera, proprio come oggi; se sono falegname e oggi ho costruito una tavola, so che la tavola esisterà anche domani; se invece ho fatto oggi un paio di stivali, so che domani qualcuno li potrà calzare; se poi abbiamo seminato qualcosa, sappiamo che spunterà l'anno prossimo. Sappiamo esattamente quel che ci occorre sapere per il futuro: se gli eventi futuri non avvenissero ritmicamente in modo prevedibile, cioè sperabile in anticipo, la vita non sarebbe possibile nel mondo fisico. Chi mai costruirebbe una tavola se non fosse sicuro che nella notte successiva essa non verrà distrutta, o chi seminerebbe piante se non avesse alcun sospetto di quello che ne avverrà l'anno prossimo? È proprio per la vita fisica che ci occorre la speranza; essa sostiene e conserva la vita fisica stessa.
Nulla può succedere nel piano fisico senza la speranza: ecco perché le forze delta speranza sono collegate con l’ultimo involucro dell'essere umano, col nostro corpo fisico.
Le forze della fede per il corpo astrale e le forze dell'amore per il corpo eterico sono le forze della speranza per il corpo fisico. Perciò un uomo che non potesse sperare, che dovesse disperare sulle sue previsioni per il futuro, si aggirerebbe per il mondo portandone le impronte ben osservabili nel suo corpo fisico. Nulla più della mancanza di speranza si esprime nelle rughe profonde e nelle forze mortificanti del nostro corpo fisico. Possiamo affermare che il nostro nucleo centrale essenziale è avvolto dal corpo di fede o corpo astrale, dal corpo d'amore o corpo eterico e dal corpo di speranza o corpo fisico. Noi afferriamo il giusto significato del corpo fisico solo se guardiamo a quello che è: in verità esso non consiste di forze fisiche di attrazione e repulsione, come afferma la concezione materialistica, ma a quelle che conosciamo concettualmente come forze della speranza. Ecco che cosa in realtà è contenuto nel nostro corpo fisico: la speranza, vera costruttrice del nostro corpo fisico, e non le forze di attrazione e di repulsione. Proprio in questo riferimento possiamo riconoscere la giustezza della nuova rivelazione, quella della scienza dello spirito.
Che cosa ci dà la scienza dello spirito? Poiché ci rende consapevoli della legge universale del karma, della legge delle vite terrene ripetute, ci compenetra di speranza, riguardo allo spirito, cosi come la coscienza che domani il sole spunterà, che i semi delle piante cresceranno, ci dà la speranza per il piano fisico. Se comprendiamo il karma, la scienza dello spirito ci mostra che la parte di noi che può essere vista ancora sul piano fisico come deperibile e riducibile in polvere quando si varca la porta della morte, che cioè il corpo fisico sarà ricostruito in una nuova vita dalle forze della speranza che ci compenetrano. La scienza dello spirito provvede l'umanità delle più forti energie di speranza.
Anche se l'umanità di oggi respingesse la nuova rivelazione della scienza dello spirito, gli uomini ricomparirebbero lo stesso sulla Terra in una vita futura; la vita infatti non cessa perché gli uomini non sanno nulla delle leggi della vita stessa; gli uomini si incarnerebbero, ma nelle loro incarnazioni avverrebbe qualcosa di molto singolare: essi comparirebbero un po' alla volta in una stirpe dal corpo tutto rugoso e appassito, una stirpe che avrebbe sulla Terra corpi tanto storpi da non poter più funzionare. In breve, se non si ridestasse nelle profondità più segrete dell'essere umano, fin nel corpo fisico, la coscienza e la forte speranza che ci viene dalla sicurezza derivante dalla conoscenza della legge del karma e delle ripetute vite terrene, calerebbero sull’umanità l'atrofia e la secchezza nelle future incarnazioni. L'umanità mostra già la tendenza a generare corpi atrofizzati e rinsecchiti, corpi che in futuro diventeranno sempre più rachitici, anche nel sistema osseo. Sarà la nuova rivelazione a conferire midollo alle ossa, forza vitale ai nervi, se sarà presa non come mera teoria, ma come energia vitalizzante, soprattutto dotata delle forze rianimanti della speranza.
Fede, amore e speranza sono tre gradi dell'essere umano che fanno parte del suo stato generale di salute e della sua vita complessiva, senza dei quali l'uomo non può esistere. Altrettanto poco un locale buio può diventare un posto di lavoro se non viene illuminato, quanto poco un essere umano può sussistere nella sua natura quadripartita, se i suoi tre involucri non sono permeati, infiammati e fortificati da fede, amore e speranza, le forze fondamentali del nostro corpo astrale, del nostro corpo eterico e del nostro corpo fisico. Cerchiamo di renderci conto di come la nuova rivelazione si inserisca nel mondo, compenetrando di contenuto di pensiero l'antico linguaggio. Già dalla rivelazione dei Vangeli risuonano attraverso i tempi fede, amore e speranza come parole di saggezza, ma sono stati finora tanto poco compresi nei loro nessi con la vita dell'uomo, che solo in alcune regioni sono stati enunciati nella loro giusta sequenza, infatti talvolta si dice: fede, amore e speranza, e questa è la sequenza esatta, ma se ne è tanto poco afferrato il contenuto di pensiero che spesso si dice invece, fede, speranza e amore (o carità), è però sbagliato, poiché non si può dire: corpo astrale, corpo fisico e corpo eterico, volendo seguire l'ordine corretto. Si butta tutto alla rinfusa, un po' come fa il bambino che, non possedendo il contenuto di pensiero del linguaggio, confonde talvolta ogni cosa nel parlare.
Tratto da
Rudolf Steiner
Fede, Amore e Speranza.
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