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  • Immagine del redattoreGiorgio Tarditi Spagnoli

Il Sigillo del Rebis

Aggiornamento: 19 gen 2021

Il Rebis della quinta immagine dall'Azoth di Basilio Valentino (1624).

Il Rebis della quinta immagine dall’Azoth di Basilio Valentino (1624).


Questa iconica immagine del Rebis è tratta dalla quinta incisione dell’Azoth di Basilio Valentino (1624).

Dissolvi allora Sol e Luna nella nostra acqua amica come se fosse un utero, una madre, l’origine e la fine della vita. Così potranno essere nuovamente generati e rinascere più sani, più nobili e più forti.


Il commentario al sigillo

Il guscio dell’uovo filosofico (orfico) separa il Rebis dal caos indifferenziato o il tutto dal nulla. Si può dividere la figura in due metà, una superiore e una inferiore, che sono le metà dell’uovo filosofico: l’una celeste e l’altra terrestre.


Nella metà superiore e celeste vi è il settenario dei pianeti: il Sole e la Luna, cioè il maschile e femminile interiori, spirito e anima, si uniscono insieme agli altri pianeti a formare il Rebis. Siamo ora nella rappresentazione del macrocosmo entro il microcosmo. A destra ci sono i pianeti che determinano il sesso fisico, Marte (maschio) e Venere (femmina), a sinistra ci sono i pianeti che plasmano le qualità interiori, Giove (carattere) e Saturno (pensiero). Egli è un essere umano la cui Luna-anima è sposa in nozze alchemiche al Sole-spirito. L’ uomo-spirito tiene il compasso dell’arte regia poiché egli porta lo spirito nel creato, il cerchio. La donna-anima tiene la squadra dell’arte regia poiché ella porta la sostanza del creato, il quadrato. Mercurio, l’androgino, è l’unione delle due polarità, formano l’energia solilunare: esso è al contempo il figlio del Sole e della Luna, poiché li contiene entrambi e domina sulla croce della materia. Tale condizione è simboleggiata anche dalla Tau a forma di “Y”, cioè la confluenza della luce lunare e solare in un’unica terza luce. Ecco il Re-bis, la “cosa doppia”. Ciò dimostra che il Rebis è la condizione finale ed essenziale dell’iniziato, di colui che ha reso la sua anima viva e feconda attraverso la luce dello spirito e lo porta nel mondo. Secondo gli archetipi di Jung ciò sarebbe l’integrazione dell’Animus maschile nella donna e viceversa, l’integrazione dell’Anima femminile nell’uomo, ed è solo attraverso la lotta con l’Ombra (il drago, di cui sotto).


Passiamo ora alla metà inferiore e terrestre su cui il Rebis poggia i propri piedi, ovvero le colonne del Tempio. Siamo ora nella sfera della creazione del macrocosmo. La solidità della costruzione spirituale si regge sul drago domato: le oscure energie della natura infera che, lungi dall’essere negate, si devono invece conoscere e addomesticare. Il drago è un essere tanto astrale (brame) quanto eterico (istinti). Il fuoco del drago deve essere rivolto verso l’alto, così come le ali e la coda, resa inerme dal suo nodo. Il drago poggia a sua volta su una sfera alata: è la materia prima che, creata innocente è sferica, rassomiglia cioè lo spirito. Essa è lo “zero” filosofale. Ma per effetto del drago che la domina, subisce un differenziamento interno: innanzitutto si forma un punto centrale, formando così il simbolo del Sole e dell’oro, esso è l’Uno. Si separano poi le due polarità, immanente (la linea orizzontale) e trascendente (la linea verticale), tale è la croce dei fiumi edenici (la natura naturante) da cui poi origineranno i quattro elementi (il quadrato). Il due viene sintetizzato nel tre, il triangolo. A questo punto dell’evoluzione del mondo la Trinità è entrata in azione: dalla potenza si passa all’atto della creazione materiale, con il quattro del quadrato che sono i quattro elementi (la natura naturata).


Entro il creato il 3 Trinità + 4 elementi = 7 operazioni o fasi per creare la pietra filosofale, che è la materia ultima. 7 che diventano 1, come in alto così in basso. Essa è al contempo la materia prima indifferenziata e tutto ciò che si è differenziato entro di essa: per questo suo equilibrio tra potenza ed atto, è in grado di far evolvere la sostanza verso la sua ragione ultima. Nel caso dell’uomo, nel Rebis. Il simbolo del Sole-oro posto al centro della pietra filosofale, è anche il Cristo nascosto nella materia. Egli si pone appunto come Alpha (passato) e Omega (futuro), che è sempre al centro (eterno presente): tra i pianeti è il Sole e tra i Tria Prima è il Mercur.


Il Rebis e il Mercur

Mercur come centro dei Tria Prima è l’origine della metà inferiore dell’aria (calda e umida) e dalla metà superiore dell’acqua (fredda e umida). Esso è infatti la compensazione degli estremi del Sulphur (superiore) formato da fuoco (caldo e secco) e dalla metà superiore dell’aria (calda e umida) con il Sal (inferiore) formato dalla metà inferiore acqua (fredda e umida) e dalla terra (fredda e secca).


Dunque abbiamo le seguenti corrispondenze tra materia del macrocosmo (mondo) e componenti del microcosmo (uomo):

  1. Sulphur = fuoco + aria superiore = Spirito superiore;

  2. Mercur = aria inferiore + acqua superiore = Anima mediana;

  3. Sal = acqua inferiore + terra = Corpo inferiore.

Se prendiamo il simbolo del Mercur, identico a quello del pianeta Mercurio, abbiamo che il simbolo del Sole (il cerchio col punto) è situato al centro dei Tria Prima. Dunque c’è un’identità occulta tra il Sole come pianeta nel macrocosmo e il Mercur dei Tria Prima nell’uomo. Mercur riceve lo spirito nella coppa lunare (Santo Graal) rivolta verso l’alto, lo vivifica nel Sole centrale e impregna così la materia inferiore rappresentata dalla croce dei quattro elementi.


La discesa dell’Adam Kadmon

Il Rebis, l’androgino, era primordialmente lo stato edenico dell’essere umano: nell’Era Polare era asessuato e si riproduceva per scissione; nell’Era Iperborea era bisessuato e si riproduceva per autofecondazione; a metà dell’Era Lemurica, avvenne la separazione nei due sessi. In altre parole, l’originario Adam Kadmon andò incontro a una progressiva discesa nella materia così che il suo essere macrocosmico si separò nella discesa, di fatto generando i singoli esseri umani, i microcosmi. Tale separazione avvenne inconsciamente, poiché l’uomo all’epoca viveva nella sua anima di gruppo, erano gli angeli che lo assistevano nella riproduzione.


Sappiamo inoltre che il corpo eterico è contro-sessuale rispetto al corpo fisico, il corpo astrale è androgino e l’Io è del tutto asessuato. Lo stesso dicasi per il triplice spirito e dunque la Trinità, che nonostante gli appellativi cristiani, rimane un essere precedente alla polarizzazione tra i sessi. Tale è la radice dell’Amor (A-mors, senza morte), amore divino incondizionato, di natura non polarizzata, e che dunque discende nella materia sottoforma di Eros, Philia e Agape. Anzi, è la diffrazione dell’originaria luce divina (condizione di sattwa) della creazione che fa sì che questi tre aspetti si differenzino in grado e qualità (rajas), venendo a contatto con la più densa materia che è capace solo di una parziale restituzione della luce originaria (tamas).


È l’uomo che attraverso l’Io può ricondurre la materia, e dunque ciò che è stato diviso, all’Uno: alchemicamente, unire il Sole e la Luna a nozze, significa far sì che l’anima (Luna femminile) incontri lo spirito suo sposo (Sole maschile). Ogni volta che in alchimia si parla di Sole-Luna, maschile-femminile, si intendono qualità interiori di un individuo. L’androgino alchemico, il Rebis, è dunque un individuo la cui anima (Sophia) è stata fecondata dallo spirito; e lo spirito è stato partorito dall’anima (il bambino divino); così che entrambi possano agire sul piano fisico. Tale prodigio delle nozze chimiche è il Mercurio, il figlio androgino che, a differenza dell’Adam Kadmon primordiale, è ora dotato di Io e dunque cosciente della sua condizione dell’essere. Per questo motivo il Mercurio è anche indicato come la “mente”.


L’Androgino originario e il Rebis

Dal punto di vista esoterico, sia in antroposofia che in teosofia, durante l’Era Lemurica (terza razza radicale) la metà femminile dell’essere androgino che era l’uomo nella sua totalità, ebbe una formazione precoce rispetto alla metà maschile.


All’epoca l’uomo passava il suo stadio di coscienza animale (ricapitolazione dell’Antica Luna, la terza metamorfosi della Terra) venendo diretto da un’anima di gruppo. L’uomo viveva dunque in una coscienza di gruppo, in cui maschile e femminile si confluivano continuamente. L’uomo era ancora privo di Io, possedeva come corpo superiore il corpo astrale, che è androgino. A metà dell’Era Lemurica, la metà femminile era più evoluta, in quanto rivolta verso l’interiorità cui corrispondeva un corpo eterico (vitale) maschile e dunque interiormente attivo. La razza lemure costituiva società matriarcali, in cui le donne canalizzavano gli impulsi astrali. Per questo motivo ella attrasse su di sé le attenzioni degli spiriti luciferici che vivevano appunto nell’elemento astrale. L’azione di tali spiriti portò contemporaneamente “all’apertura degli occhi” per la prima volta mostrando ciò che del mondo fisico si era già cristallizzato e dunque la separazione dall’anima di gruppo.


Un confronto con la Scienza Naturale

Si potrebbe dire che il femminile incanala l’energia eterico-astrale dall’originario tempo e spazio di creazione, fin dalla cristallizzazione del corpo fisico-sensibile di Eva. D’altra parte il cromosoma Y, che si considera evolutosi dal cromosoma X, porta con sé le informazioni per protrarre il corpo fisico nel corso delle generazioni.


Da notare che mentre il cromosoma Y maschile ha solo una funzione di trasmissione ereditaria, i mitocondri sono organelli cellulari, cioè antichi batteri (privi di nucleo) incorporati nella cellula eucariote (con nucleo) e formanti con essa una simbiosi interna. Tali mitocondri hanno ceduto parte della loro funzionalità al nucleo eucariote, divenendo così dipendenti da essa per la riproduzione, in cambio fornendo energia alla cellula, e dunque nel complesso, a tutto l’organismo umano. Il metabolismo dei mitocondri fa si che si passi dall’ATP all’energia pura, spezzandone i legami: l’energia che scorre dentro il nostro corpo fisico è dunque generata da un dono ereditato per linea materna.


Nella scienza naturale si identificano così i progenitori di tutti gli uomini e di tutte le donne umane come due distinti individui:

  1. Eva mitocondriale: cioè il più antico progenitore femminile a cui si risale attraverso la linea di eredità mitocondriale, ereditato solo per via materna;

  2. Adamo cromosomico: cioè il più antico progenitore maschile cui si risale attraverso la linea di eredità del cromosoma Y, ereditato solo per via paterna.

Anche l’embrione umano, prima di differenziarsi specificamente in maschio e femmina, presenta caratteri del tutto androgini: gli organi sessuali maschili e femminili si originano dalle stesse parti, arrangiate in modo diverso. Viene rispettata la legge della ricapitolazione di Haeckel. Inizialmente si hanno le gonadi, i condotti di Müller e i condotti di Wolff:

  1. Dai condotti di Müller si sviluppano all’interno della piega uro-genitale, nella donna come utero, vagina e tuba di Falloppio; nell’uomo svilupperà la prostata.

  2. Dai condotti di Wolff si sviluppano nell’uomo i dotti deferenti; nella donna invece degenerano.

Ma la donna mantiene per tutta la vita una fisiologia e una morfologia genitale più vicina a quella androgina che non l’uomo. In effetti la neotenia, cioè il mantenimento nella vita adulta dei caratteri tipici degli stadi giovanili di una specie, è decisamente più marcata nella donna che nell’uomo (pannicolo adiposo più spesso, forme morbide, minore peluria,  voce più acuta). Gli organi generativi della donna sono dunque permeati da forze eteriche ben più potenti che quelle dell’uomo, che sono invece più rivolte verso la muscolatura.


Per questi motivi, anche Steiner indica una doppia linea ereditaria: eterico-astrale per il femminile, fisico-individuale per il maschile. In altre parole, l’Adamo cioè “terra” e l’Eva cioè “fonte di vita”, corpo denso e sottile. Secondo la scienza dello spirito, nel futuro, come si è evoluta prima la parte femminile (nell’Era Lemurica), così essa sarà il prototipo dell’evoluzione futura: il sesso maschile scomparirà prima di quello femminile nella sesta era. Tutta l’umanità tornerà dunque ad essere androgina con una prevalenza della funzione femminile, divenendo capace di fecondare con la parola il proprio corpo, e portando in grembo il nascituro.


La meditazione del Rebis

Immaginate il vostro essere entro un uovo, lo spazio intimo della vostra anima. Avverrà dunque una divisione tra ciò che è fuori di voi, il caos indifferenziato, e ciò che è dentro di voi, ciò che si cova nell’uovo filosofico. L’alchimista nella sua intimità riconosce due metà di se stesso, una in senso verticale ed una in senso orizzontale:

  1. Metà verticale: la polarità maschile-femminile dell’androgino originario. L’alchimista diviene conscio che, indipendentemente dal sesso biologico, la sua volizione attiva è la parte maschile dell’anima (compasso), ma la sua ricettività passiva è femminile (squadra). Per il solo fatto di aver riconosciuto animicamente queste due metà, egli le sente ora leggermente distaccate, come le due teste del Rebis. Ma nondimeno entrambe le teste comandano un solo corpo posto sulla metà inferiore del drago;

  2. Metà orizzontale: la polarità superiore-inferiore del mondo creato. Nel cielo posto superiormente splendono i Sette Sacri Pianeti dell’alchimia, tutti in coro danno le loro energie celesti affinché possa esistere l’alchimista stesso. Il Sole dona il fuoco al maschio; la Luna dona l’acqua alla femmina. Mercurio dona l’equilibrio tra i due. Ma questi raggi astrali sono anche delle catene che l’alchimista riconosce quando riesce a vedere l’unità nella molteplicità, quando riesce a ricondurre il dualismo maschile-femminile all’Uno del Rebis.

Il drago è l’Ombra di tutto ciò che abbiamo scorto finora di buono entro l’uovo. Ma così come esiste la luce, nella creazione, esiste necessariamente l’ombra ed essa è preziosa per l’alchimista. Egli non uccide il drago, ma dirige le sue forze verso l’alto, in modo che forniscano il fuoco segreto a tutto il suo lavoro di differenziazione interna all’uovo filosofico. Il drago è mantenuto al suo posto, così come l’alchimista. Egli come Rebis, riconosce l’alto e il basso, la destra e la sinistra, come tutti parte dell’Uno. Diviene invulnerabile alla forza bruta e indifferenziata della sua stessa Ombra: la conosce e la ama per quella che é, usando così la sua energia grezza.

Ergendosi al di sopra del drago della natura inconscia e brutale, unione delle brame astrali e degli istinti eterici, l’alchimista riesce perfino a ridare le ali alla materia, portandola nuovamente al suo stato di perfezione originario con l’aggiunta del nuovo elemento della coscienza individuale. Tutta la natura si eleva all’elevarsi della coscienza dell’alchimista.

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