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La Loggia dei Rosa+Croce di Chiavari – Parte 5: dalla Centauromachia alla Madonna col Bambino

Aggiornamento: 16 apr 2021

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Sebastiano Ricci: “Combattimento dei Centauri e dei Lapiti” (1715)


Adiacente alla Loggia dei Rosacroce di cui ho giù trattato in precedenza, vi è un triplo portale scolpito nella pietra nera di Promontorio, ricco di fregi risalente allo stesso periodo. Di questo si ha una data precisa: 1493. Come la stessa Elena Bono fa notare nel suo articolo “Il volto architettonico di Chiavari” (1978, pubblicato negli “Atti del Convegno Storico Internazionale per l’VIII Centenario dell’urbanizzazione di Chiavari”) le due dimore storiche di Chiavari possono essere messe in relazione tra loro, specialmente per il valore simbolico delle raffigurazioni.

La casa ha il nome storico di “Casa Garibaldi” e, circa 300 anni dopo, proprio a Chiavari, nacque il padre di Giuseppe Garibaldi.

Casa Garibaldi: i due portali e il portone.

Casa Garibaldi: i due portali e il portone. Più avanti, oltre l’arco che si intravede sulla sinistra della foto vi è la facciata della Loggia dei Rosacroce.


La sequenza dei fregi suggerisce una lettura secondo il moto solare, dunque da sinistra verso destra rispetto all’orientazione. Si divide in tre portali:

  1. Primo portale: in cui è raffigurata la centauromachia, ovvero la battaglia tra centauri e lapiti, contornata da due fabbri. Era l’entrata per le stalle del palazzo;

  2. Secondo portale: in cui è raffigurata una vendemmia, contornata da due figure portanti una cornucopia. Era l’entrata per la cantina del palazzo;

  3. Terzo portale: in cui è raffigurata una Madonna intronata con il Bambino fra le braccia, attorniata da quattro santi. Era l’entrata ai piani superiori del palazzo. Nel fregio è indicata la data 1493.

I tre portali corrispondono ad altrettanti fasi:

  1. Prima fase: della lotta animale (nigredo), in cui l’ego inferiore indomato, che vive nel sangue animale, viene vinto dall’Io superiore;

  2. Seconda fase: della produzione vegetale (albedo) in cui il sangue animale è ormai purificato nella linfa del vegetale che dunque fruttifica senza alcuna brama;

  3. Terza fase: della natività, che può corrispondere alla rubedo in cui l’anima è purificata (la Divina Sofia) ed è finalmente pronta ad accogliere lo spirito nella materia, il bambino.

 Andiamo ora a vedere la simbologia delle tre fasi.


Il primo portale: la centauromachia

Casa Garibaldi: frontone di destra.

Apollo immise la sua forza solare nella ninfa Stilbe, figlia del fiume Peneo, ed ella ebbe due gemelli: Centauro e Lapite, dal destino tanto opposto quanto legato. Centauro era un essere mostruoso che viveva libero insieme alle mandrie di cavalli. Lapite aveva un fisico atletico e divenne un guerriero. Le stirpi che discesero dai due gemelli erano destinate a scontrarsi. Centauro, accoppiandosi con delle giumente, generò la stirpe per metà equina e per metà umana dei centauri. Lapite invece diede origine a una stirpe di guerrieri, re e veggenti della Tessaglia. In particolare, Piritoo che nacque dall’unione di Dia e Zeus sotto forma di stallone. Dalle forze celesti di Zeus deriva infatti la capacità dei Lapiti di domare i cavalli e cavalcarli, avendo inventato il morso delle briglie.


Alle nozze di Piritoo vengono invitati anche i cugini centauri. Durante i festeggiamenti però i centauri si ubriacano, vivendo nella natura non sono avvezzi al vino che è un prodotto umano. La brama dei centauri, rappresentata dal loro corpo equino, prende il sopravvento ed Euritione aggredisce e stupra Ippodamia, il cui nome significa “colei che doma i cavalli”. Scoppia la battaglia tra centauri e lapiti, la centauromachia, in cui partecipa anche l’eroe ateniese Teseo, il migliore amico di Piritoo. I lapiti, con l’aiuto dell’eroe, vincono e i centauri vengono cacciati dalla Tessaglia. Ad Euritione, per punizione, vengono tagliati naso e orecchie.


In questa immaginazione offerta dalla mitologia greca, abbiamo un dualismo:

  1. Centauro: rappresenta l’istinto animale (corpo astrale) in grado di infondere la brama nel corpo umano e darne il movimento verso un fine. La metà di cavallo è infatti quella inferiore;

  2. Lapite: rappresenta la ragione umana (nous, cioè l’anima razionale) in grado di imbrigliare gli istinti animali ancestrali volti al soddisfacimento della brama in un ideale più elevato.

A proposito di ciò, dobbiamo ricordare che l’Io, lavorando attraverso il corpo astrale, estrae la triplice anima:

  1. l’anima senziente unita al corpo astrale;

  2. l’anima razionale, in rapporto al corpo eterico, che funge da supporto diretto all’Io;

  3. l’anima cosciente, in rapporto al corpo fisico, ed unita al Sé Spirituale.

Nell’ambito della centauromachia si assiste all’evoluzione del dualismo e alla sua risoluzione:

  1. Euritione: rappresenta la brama che deriva dall’allontanamento dalle forze mitigativi dell’Io. L’abuso del vino infatti scinde la natura umana e quella animale, facendo prevalere la coscienza di sogno animale rispetto a quella di veglia dell’essere umano;

  2. Piritoo e Ippodamia: le loro nozze rappresentano l’unione della ragione (la possibilità di domare la natura animale) con la realizzazione della ragione stessa (“colei che doma i cavalli”);

  3. Teseo: già vincitore del Minotauro, rappresenta l’Io che viene in aiuto dell’anima razionale per salvare le nozze tra la ragione (Piritoo) e la realizzazione della ragione stessa (Ippodamia). Affinché il lavoro dell’anima razionale sia fecondo, deve essere “salvato” dall’Io.

Si può rapportare questa lotta all’opera al nero, la nigredo. Perché il profano possa diventare un discepolo è necessario che abbandoni il suo ego astrale, che è una concrezione luciferica del suo corpo astrale, in favore dell’Io. Il Minotauro, che viene ucciso da Teseo, rappresenta l’uomo quando il suo ego animale raggiunge il culmine della sua involuzione: la testa umana, che è la summa delle forze creatrici delle Gerarchie Spirituali, regredisce nella testa del Toro, l’animale simbolo delle forze luciferiche.


Il toro è, di per sé, un animale dalla grande e pura forza astrale, del tutto esteriorizzata, capace di una vera e propria meditazione durante la digestione. Il suo inverso è l’uccello, la colomba, che appare nel mondo astrale come forma del toro stesso in quanto legato allo Spirito Santo. Il suo legame col mondo spirituale fu già notato presso gli antichi indiani con la grande madre Gaumata e il suo culto delle vacche sacre. Successivamente nella terza epoca egiziana con il dio Apis, il dio toro lunare, poi fuso con il dio solare Osiride in Serapis. Essendo quella l’Era del Toro, il suo culto raggiunse il massimo grado. Tuttavia alla sua fine si entrò nell’era dell’Ariete, cioè la quarta epoca greco-romana, e nacque l’immagine del Toro ucciso dal dio solare Mithra, che anticipava la discesa del Cristo nel corpo di Gesù di Nazareth. Nell’Era dell’Ariete viene l’Agnello di Dio.


Come si può facilmente intuire, il mito della centauromachia è legato al mito del Minotauro attraverso l’eroica azione di Teseo: egli prima uccide il Minotauro poi sconfigge i centauri. Possiamo vedere in questa successione immaginativa la lotta dell’uomo contro le forze luciferiche che ancora abitavano l’anima umana, trattenendola allo stadio animale nell’evoluzione (la terza metamorfosi nell’evoluzione cosmica, l’Antica Luna e nelle sue ricapitolazioni). Prima nella sfera della testa, come Minotauro (anima senziente), e successivamente nella sfera delle membra, come centauro (anima razionale).


Il labirinto, rappresentazione del cervello fisico, è la sede del pensare egoistico, rappresentato dal capo taurino del Minotauro. Il filo di Arianna rappresenta il significato che l’Io deve cercare per uscire dal labirinto creato dal pensare tautologico e illusorio di Lucifero, il rosso è insieme il colore dell’Io e quello di Lucifero nel mondo astrale. Teseo uccide il Minotauro salvando così il pensiero dell’uomo, e poi sconfigge i centauri salvando così il volere dell’uomo, il suo rapporto diretto con il mondo fisico. Il passaggio dalla terza epoca egiziana alla quarta greco-romana ricapitola a livello dell’evoluzione della civiltà, il passaggio dalla coscienza di sogno animale dell’Antica Luna, all’albeggiare della coscienza di veglia nella prima metà dell’attuale Terra.


In modo simile avviene nella ricapitolazione a livello del passaggio dall’Era Lemurica all’Era Atlantica: l’umanità nella seconda metà dell’Era Lemurica ricevette l’Io come sostanza degli Elohim, dal sacrificio del loro stesso Io. L’Io sollevò l’uomo alla postura eretta, rese il suo sangue caldo. Al contempo gli spiriti luciferici, rimasti indietro nell’Antica Luna e ora sotto forma di animali serpentiformi, furono attratti dalle nuove possibilità offerte dal corpo astrale dell’uomo. Lì, lo tentarono animalizzando il corpo astrale dell’essere umano. Fino a quel momento il corpo astrale umano si era evoluto espellendo le forme astrali, assunte poi dagli animali, ed esse andavano così materializzandosi nel corso della storia dell’evoluzione sulla Terra. Lucifero invece le fece riemergere all’interno del corpo astrale sotto forma di brame animali. L’abuso delle forze di volontà guidate dalla brama luciferica fu responsabile della catastrofe di fuoco che mise fine all’Era Lemurica.


Al volgere dell’Era Atlantica, l’uomo assume una forma sempre più simile a quella attuale, essendo composto dai quattro corpi (fisico, eterico, astrale, Io) nonché dai primi ego astrali. Era dunque nata la personalità inferiore, contrapposta all’individualità superiore. L’ego, come relitto dell’azione luciferica, venne usato come strumento dai maghi neri di Atlantide per abusare delle forze di vegetazione, legate al corpo eterico, e portando alla fine della civiltà atlantidea nell’acqua col Diluvio Universale.

Vi è un parallelismo tra il susseguirsi delle civiltà e l’evoluzione della triplice anima:

  1. Terza epoca egiziana (Era del Toro): sviluppo dell’anima senziente, cioè il Toro;

  2. Quarta epoca greco-romana (Era dell’Ariete): sviluppo dell’anima razionale, cioè l’agnello;

  3. Quinta epoca post-atlantica (Era dei Pesci): sviluppo dell’anima cosciente.

Così, quando i greci rivolgevano il loro sguardo alla civiltà cretese, vedevano il Minotauro, un relitto della precedente epoca egiziana che agisce come forza ormai involutiva. Il mostro cretese dalla testa di toro, per essere mantenuto in vita, necessitava del sacrifici di sette vergini (i sette costituenti dell’uomo). Doveva essere ucciso dalle nuove forze animiche evolutesi nel grembo della civiltà greca, ovvero l’anima razionale.


Quando il discepolo entra nella nigredo, la morte mistica, avviene attraverso la lotta tra l’ego astrale (o personalità) e l’Io superiore che si affaccia sul corpo astrale; così come nell’epoca greca i greci guardavano al culto del toro a Creta. L’immagine morta di questa lotta è simboleggiata dalla scissione della natura animale da quella umana: l’animale vive come tale ma deve essere scisso dall’essere umano, egli per essere tale abbisogna che l’Io prenda le briglie del corpo astrale. Per questo motivo nella centauromachia i lapiti, grazie alle forze celesti donate da Zeus e all’eroe Teseo, vincono sui centauri, domandoli.


Il secondo portale: la vendemmia

Casa Garibaldi: frontone centrale.

Superata la fase animale, che in quanto morte dell’ego astrale abbiamo comparato alla nigredo alchemica, veniamo ora alla fase vegetale. Il motivo simbolico cambia del tutto così come il carattere delle figure, e si hanno le seguenti contrapposizioni:

  1. Nel primo fregio i personaggi, sono adulti e guerriglieri, mentre nel secondo divengono bambini e pacifici. Dalle fattezze sono simili a puttini, aspetto che indica l’innocenza edenica;

  2. Nel primo fregio emerge prepotentemente l’elemento di battaglia senza sosta tra istinto e ragione, brama e libertà, nel secondo fregio l’armonia e la collaborazione per il bene comune regnano. Il risultato di tale serenità è la vendemmia;

  3. Nel primo fregio i fabbri producevano le armi per la guerra, nel secondo i bambini producono il vino: esso è la causa della discordia tra centauri e lapiti. La consunzione del vino crea l’eccesso, ma non il lavorio per produrlo che al contrario unisce in armonia paradisiaca i bambini. I bambini sono puri e dunque non necessitano di bere del vino che producono, il loro è “spirito di-vino”;

  4. Mentre nel primo portale i personaggi si fronteggiano caoticamente in tre coppie di di umani contro i centauri, nel secondo fregio tutti i personaggi tendono verso il bambino al centro, immerso nel catino dove sta avvenendo la pigiatura.

È proprio il personaggio centrale che ricorda un secondo racconto mitologico, dall’altissimo significato esoterico: il mito di Dioniso Zagreo, il dio centrale del culto greco dei Misteri di Orfeo. Nell’antica Roma infatti viene assimilato a Bacco, la cui morte avviene per pigiatura dell’uva nei tini e la resurrezione come vinificazione. Ancora, le sue caratteristiche ripetono su un piano più basso quelle di Phanes, il dio della manifestazione: il primo dio personificato della cosmogonia orfica, emergeva dall’uovo cosmico, dividendo la volta superiore del cielo da quella inferiore della terra, ponendosi con il suo corpo al centro, toccano il cielo con il capo cornuto, e la terra con zoccoli caprini, come d’altronde i satiri romani. Possiamo dunque dire che Dioniso Zagreo, si polarizza tra l’inizio e la fine dell’epoca greca, in cui si rivela “verso l’alto” alla fondazione della civiltà greca come Phanes con i misteri cosmogonici; e “verso il basso” alla fine dell’epoca greca, cioè nella romanità, come Bacco con i misteri dell’ebbrezza.


Vediamo ora il mito iniziatico di Dioniso Zagreo. Zeus decise di passare il suo regno al figlio prediletto, Zagreo, sebbene fosse solo un bambino. Era un bellissimo bimbo, il capo adorno di corna a mezzaluna. Egli era il suo figlio segreto, avuto da Persefone, che aveva fecondato sotto forma di serpente (secondo un’altra versione, dall’umana Semele). I Titani venuti a sapere del piano ereditario dell’odiato padre degli dei, decisero di fare la spia ad Hera, la moglie legittima, così da usare la sua gelosia per Zeus per la loro vendetta personale. Hera scatenò così la sua collera e inviò i Titani ad uccidere il bambino: così gli antichi dei si dipinsero il volto di bianco e portarono doni magici al piccolo Zagreo: lo specchio, le mele, una palla, i dadi, la pigna, il rombo, della lana, marionette e la trottola. Misero in azione tali balocchi per attirare e stanare il bimbo divino dal suo nascondiglio, lontano dagli occhi degli altri dei affiliati con Zeus che avevano giurato di proteggerlo. I sensi fisici del piccolo Zagreo vennero così destati dal mondo degli dei (anima) a quello di titani (materia elementare).


Quando Zagreo si rese conto delle intenzioni malvagie dei Titani, si mutò in tutti gli animali che conosceva finché, trasformato in toro, venne scovato. Così, una volta esposto, i Titani lo tagliarono in sette pezzi, che vennero cucinati: dopodiché festeggiarono la morte con un banchetto. A quel punto Atena si presentò tra i Titani e strappò alle loro grinfie il cuore ancora battente del futuro dio-re. Apollo seppellì le altri parti del corpo sul Monte Parnaso. Atena portò il cuore vivo al padre Zeus che riconoscendolo come cuore del prediletto, scagliò le sue folgori sui Titani, riducendoli in cenere. A quel punto Zeus volle ridare vita al figlio: secondo una versione, inghiottì il suo cuore e lo incubò finché non rinacque dalla sua coscia; secondo un’altra versione Zeus prese la cenere dei Titani e insieme al cuore di Zagreo fece animali, uccelli ed esseri umani oltreché il corpo per il figlio che rinacque finalmente con il nome di Dioniso.


Vediamone ora l’interpretazione scientifico-spirituale. Zeus che si tramuta in serpente significa che lo Spirito penetra come conoscenza (serpente) fino nella profondità degli Inferi, dove risiede Persefone, o alternativamente nel mondo umano, simboleggiato da Semele.

Secondo il mito, Dioniso nacque tre volte, il “Trigonos”:

  1. Dal ventre della madre mortale Semele o dalla dea ctonia Persefone;

  2. Dalla coscia del re degli dei, Zeus;

  3. Dalle ossa incenerite dei Titani.

Esotericamente Dioniso rappresenta il primo passaggio dell’Io, portatore di coscienza, attraverso tre diversi mondi della Terra e dell’Uomo. Dunque il mito, nel suo complesso, rappresenta la discesa dell’Io dal mondo spirituale al mondo fisico. Gli iniziati dell’antica Grecia conoscevano la corrispondenza occulta degli dei ai corpi sottili dell’uomo e questa poi riverberava nell’anima dell’antico greco in questo modo:

  1. Dioniso per l’antico greco rappresentava l’Io nel mondo spirituale, protetto bel grembo degli dei, prima della caduta nel mondo dei Titani, cioè il mondo fisico;

  2. La nascita attraverso Zeus indicava il sentimento che il greco rivolgeva all’antica anima di gruppo dell’umanità nel mondo astrale, essendo Zeus il corpo astrale macrocosmico;

  3. La Grande Madre (Persefone o Semele), rappresentava per l’antico greco il corpo eterico della Terra nel mondo eterico, la sua mortalità o ciclicità, nel caso di Persefone, indica il ciclo delle incarnazioni;

  4. I Titani rappresentavano invece il corpo fisico e il mondo fisico, con la discesa dell’Io nella “prigione” dei diversi corpi. L’osso è la parte più fisica del corpo fisico, simile al minerale. Lo smembramento riporta poi alla ricomposizione e resurrezione oltre la morte, in una nuova unità, che nel frattempo ha esperito la coscienza e la morale.

Nell'uovo cosmico le spire del serpente Uroboros, dal cerchio originario, si suddividono in quattro cerchi, ovvero i quattro mondi, e poi in sette cerchi, ovvero le orbite dei pianeti.

Nell’uovo cosmico le spire del serpente Uroboros, dal cerchio originario, si suddividono in quattro cerchi, ovvero i quattro mondi, e poi in sette cerchi, ovvero le orbite dei pianeti.


Quando Zagreo viene attratto dai Titani, il suo stesso essere che era “uno” finisce per divenire “molti”, sette nella fattispecie. Il fatto che mutarsi in toro gli sia fatale, è nuovamente segno che l’epoca di cultura egiziana aveva già lasciato il passo a quella greca. Si preannunciava dunque l’era dell’Ariete, ovvero della discesa sul piano fisico dell’Agnello di Dio. I nove doni dei titani rappresentano l’illusione della frammentarietà del mondo fisico rispetto al mondo spirituale, dove Zagreo era nascosto e protetto dagli dei. Nove è il numero dei corpi occulti dell’uomo, e non a caso dalla cenere dei Titani nasce tanto l’essere umano quanto Dioniso, ed è solo con la terza nascita che il dio viene accomunato a tutti gli esseri umani: gli esseri umani partecipano della natura divina di Dioniso con lo spirito e della natura materiale dei Titani con il corpo.


I sette pezzi del corpo di Dioniso sono ovviamente i pianeti, che si materializzano nel mondo fisico, rappresentato dalle potenze elementali degli antichi Titani. Il cuore è l’anima del mondo, cioè il Sole. In questo modo, Dioniso è come l’Adam Kadmon, i cui quattro corpi corrispondono ai quattro mondi, che rinascerà in futuro formando un nuovo Adam Kadmon ma del tutto cosciente di sé stesso (metamorfosi del Futuro Giove). Dunque, come Osiride e Mithra, è un precursore del Cristo e come questi ha sia caratteristiche del ciclo solare che della vegetazione, ovvero del Mondo Eterico.

Adam Kadmon: formato dal tetragrammaton, Yod di Fuoco (Atziluth), He di Aria (Beriah), Vau di Acqua (Yetzirah) e He di Terra (Assia).

Adam Kadmon: formato dal tetragrammaton, Yod di Fuoco (Atziluth), He di Aria (Beriah), Vau di Acqua (Yetzirah) e He di Terra (Assia).


Possiamo fare anche un raffronto cabalistico. Dobbiamo immaginare, dalla Yod macrocosmica dell’Adam Kadmon, cadere una Yod più piccola come una goccia compartecipe del tutto, che dall’Atziluth (Devachan Superiore) cadde attraverso Briah (Devachan Inferiore), poi Yetzirah (Mondo Astrale) e infine nell’Assia (Mondo Fisico), divenendo così uomo microcosmico individuale. Ma la sua penetrazione continua: entro il Cuore dell’Assia (Assiah-Gashmi), fino al centro della Terra (i Titani), dove il bene supremo si scontra al male supremo e la caduta s’inverte. Dalla discesa nella materia alla resurrezione nel mondo eterico (Zeus) della Yetzirah e astrale della Beriah e infine del pensiero dell’Atziluth ricostituendo l’Adam Kadmon, questa volta colmo del divino Io evolutosi in seno all’umanità: nel Futuro Giove sarà dunque il nuovo Adam il futuro Dio di Vulcano. Questo è Zagreo risorto, Dioniso Zagreo.


L’epifania di Dioniso, nelle processioni a lui dedicate, era la Maschera di Dioniso, indossata da chi assumeva su di sé il Dio-D’Io: in questo modo l’Io microcosmico si rispecchia nell’Io macrocosmico e viceversa, fornendo un punto di incontro tra micro e macrocosmo, lo stesso punto in cui sarebbe avvenuto il rovesciamento tra Io inferiore in caduta verso il centro del cosmo e Io superiore in ascesa verso la periferia del cosmo.


Il terzo portale: la Madonna col Bambino

Casa Garibaldi: particolare del frontone di sinistra.

Eccoci dunque giunti alla terza e ultima fase, che culmina con il portale stesso della casa e dunque l’elemento umano, successivo a quello animale della prima porta (la stalla dei cavalli) e vegetale della seconda (la cantina del vino). Ecco dunque il mondo divino che incontra il mondo umano. Le figure del fregio sono state identificate da Elena Bono come:

  1. La Madonna col Bambino è la coppia centrale, posta al di sopra dell’apertura delle due ante del portone;

  2. Alla sinistra sta Giovanni Battista, il santo del solstizio d’estate;

  3. Alla destra sta Giovanni Evangelista, il santo del solstizio d’inverno;

  4. All’estrema sinistra Antonio Abate con il demonio domato al seguito;

  5. All’estrema destra il francescano Bernardino da Siena rappresentato dall’orifiamma del monogramma IHS e dal libro e la data 1493.

Possiamo dunque vedere un certo simbolismo solare nella coppia dei due Giovanni riuniti intorno al bambino solare Gesù:

  1. Giovanni Battista (Luna): battezza con l’acqua, egli è l’ultimo iniziato lunare dell’anima. È la chiusura del passato;

  2. Giovanni Evangelista (Sole): preannuncia il battesimo di fuoco, egli è il primo iniziato solare dello spirito. È l’apertura del futuro.

Parallelamente, i due solstizi segnano il passaggio del sole alle estremità dell’eclittica:

  1. Solstizio d’estate: segno del Cancro (segno governato dalla Luna), cioè del passaggi da un vecchio ciclo a un nuovo ciclo (il simbolo della spirale cosmica) – cioè l’Alpha, la colonna Jakin dell’evoluzione discendente nella materia. Indica la discesa negli Inferi poiché in estate la Terra ha il suo ciclo di espirazione degli spiriti della natura, la materia fiorisce mentre lo spirito diminuisce;

  2. Solstizio d’inverno: segno del Capricorno, cioè del passaggio dal piano materiale a quello spirituale (la dualità dell’animale del segno) – cioè l’Omega, la colonna Boaz di evoluzione ascendente nello spirito. Indica l’ascesa al Paradiso: poiché in inverno la Terra ha il suo ciclo di inspirazione degli spiriti della natura, lo spirito si accresce mentre la materia diminuisce.

Egli deve crescere e io diminuire.

Dice Giovanni Battista riferendosi a Cristo (in Giovani 3,30) , proprio per il rapporto tra solstizio d’inverno e la discesa del Sole-Cristo nei veicoli di Gesù di Nazareth al momento del battesimo nel Giordano.


Giovanni Battista rappresenta l’ultimo profeta e la chiusura del dominio della legge dell’Antico Testamento, il dominio dell’Eloah della Luna Jehovah. Giovanni Evangelista è l’ultimo apostolo ad aggiungersi, sostituendo con la sua Aquila lo Scorpione di Giuda. Egli è lo scrittore del vangelo più spirituale, quello della Chiesa di Giovanni (la massoneria, la gnosi) e dell’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, che più di ogni altro esalta la natura del incarnata del Verbo e insieme quella solare dell’Eloah Cristo. Siccome Giovanni Battista chiude il passato, mentre Giovanni Evangelista apre il futuro; esiste anche una particolare fusione dei due Giovanni, formando l’equivalente cristiano di Giano Bifronte. Al centro, sta l’eterno presente del futuro portare del Cristo, Gesù Parallelamente, i due solstizi segnano il passaggio del sole alle estremità dell’eclittica.


La Madonna è dunque la Grande Madre, la sostanza della Terra unita alla Luna (com’era nella prima metà dell’Era Lemurica), mentre il bambino è il Sole che ritorna nel grembo della Grande Madre (com’era fino alla prima metà dell’Era Iperborea) per redimere l’archetipo divino sprofondato nella materia, che rischia di involvere verso le potenze dell’ostacolo (Lucifero e Arimane). Egli torna nella Terra, rinascendo attraverso la purificazione del corpo astrale e del corpo eterico fin nel profondo del corpo fisico. Egli discende per salvare l’uomo dai rischi dell’animalizzazione nell’astrale e da quelli della vegetalizzazione nell’eterica, così che si compie il miracolo del concepimento virginale: Maria-Sofia diviene la porta attraverso cui le forze originarie della creazione del secondo Adamo possano agire direttamente nella materia che rischia di decadere.


A sinistra, Antonio Abate mostra un demone al guinzaglio, gli spiriti luciferici (che infestano l’astrale) della brama vengono domati dal Bambino. A destra, Bernardino da Siena mostra il Sole (il centro eterico) con inscritto IHS, prefigurando così lo Spirito Solare Cristo che discenderà nel bambino al momento del battesimo del Giordano. Da notare, al di sotto del fregio, due amorini ovvero angeli del coro dei Cherubini) posti a guardia del Paradiso Terrestre. I due amorini sovrastano:

  1. L’aquila (o Fenice) a sinistra: ovvero l’iniziazione o rinascita nello spirito;

  2. Un fiore a destra: la fioritura dell’anima che da vegetale tende all’animale, venendo fecondata dalle forze del fuoco spirituale.

Infine, com’è possibile vedere dalle foto del portale stesso, la porta risulta inclinata: tale non è un errore di progettazione, bensì un simbolo frequentemente presente in edifici a vocazione iniziatica. La linea diritta che cessa di essere tale è il segno del contatto con il mondo spirituale. Entrare attraverso della porta, originariamente, significava sottoporsi ad un’estraniamento per il quale si veniva suscitati a chinare il capo, in segno di umiltà e riverenza verso i Misteri. “Un passo nella conoscenza, tre passi nella moralità” raccomandava Rudolf Steiner, antidoto alle distorsioni luciferiche della conoscenza esoterica. Il pavimento oltre la soglia d’ingresso è a scacchi bianco e nero, sia com’è tradizione ligure, ma sia com’è tradizione massonica, rappresentando simbolicamente il dualismo di tutte le dicotomie: bene-male, luce-ombra, buono-cattivo, Lucifero-Ahriman, che l’iniziato deve è chiamato a superare trovandone l’invisibile tertium non datur, che si dovrò trovare non già nel mondo fisico bensì in quello spirituale. Il terzo è anche il primo, egli è il Cristo. Ma tale cerca richiede sacrificio che pochi son disposti a fare. La Soglia è infatti stretta e scomoda da oltrepassare poiché tale è la via che conduce alla comprensione dei Misteri degli iniziati.

Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! – Matteo 7,14.


Tre volte la Grande Opera

Il fondatore dell’anitca civiltà egiziana fu Thoth, chiamato dai greci Ermete Trismegisto, che significa “tre volte grande”, egli fu il padre dell’alchimia, che prende il nome dall’egitto stesso “Kemet”, la terra nera del Nilo. Questo essere tre volte grande significava che il Manu Ermete aveva compiuto per ben tre volte la Grande Opera alchemica: una volta per la parte animale, una per quella vegetale e infine una per quella minerale.


Ecco dunque chiudersi il cerchio, abbiamo ricondotto il nobile simbolismo spirituale di questi tre portali alle radici egiziane e greche. Questo accostamento e insieme evoluzione di immagini spirituali è proprio dell’alchimia, in particolare dei Rosa+Croce per l’esplicito riferimento al bambin Gesù. Infatti, scorrendo i tre portali, da sinistra (posta a Oriente) verso destra (posta a Occidente), la simbologia evolve sia storicamente che alchemicamente:

  1. Dall’epoca greca con la raffigurazione della centauromachia, il mondo animale;

  2. A quella romana raffigurante Bacco, il mondo vegetale;

  3. Per concludersi con quella cristiana in cui vi è la madonna col bambino, il mondo minerale.

Interpretando il complesso del simbolismo alchemico secondo la scienza dello spirito, possiamo dire che:

  1. Il primo portale è in rapporto al corpo astrale (animale) e alla sua trasformazione in Sé Spirituale;

  2. Il secondo portale è in rapporto al corpo eterico (vegetale) e alla sua trasformazione in Spirito Vitale (lo spirito di-vino);

  3. Il terzo portale è in rapporto al corpo fisico (minerale) e alla sua trasformazione in Uomo-Spirito. La Madonna è il corpo astrale purificato in cui nasce il bambino, lo spirito.

Quanto detto è per me un continuo ringraziamento all’intuizione spirituale di Elena Bono la cui anima poetica fu la prima a cogliere la profondità iniziatica della simbologia della Loggia dei Rosa+Croce. Con poche semplice parole, la poetessa, è riuscita a sintetizzare tutto, ma proprio tutto, quanto vi ho raccontato finora. ora con le parole di Elena Bono:

La tripla porta, in sintesi, si potrebbe vedere come un andare dalla guerra alla pace e alla gloria celeste. O dal mondo della hyle, della grezza materia, travagliato da lotte con lo spirito, visitato dai Numi: Vulcano, il dio dell’homo faber e Bacco, ossia Dioniso Zagreo con i suoi misteri e dolorosi e gaudiosi (la passione del Nume vegetale calpestato nei tini, che poi diventa la passione del dio straziato dai Titani ma risorgente) un andare, dicevo, verso la sfera dove la materia transumanata e spirito incarnato sono un’identità, che è il fine vero della Grande Opera alchemica.
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