Sandro Parise – Rosacroce
Dall’Esaltazione della Santa Croce alla Meditazione della Rosa+Croce
Chi ha posto le Rose sulla Croce? Chi ha unito l’Amore alla Conoscenza? Quando meditiamo sul passaggio dalla nera Croce della sofferenza e della morte, alla viva Rosa+Croce della Resurrezione; Quando in noi stessi sbocciano le sette rose rosse che prima erano timidi boccioli spuntati sul nero legno mineralizzato; Quando i sette metalli vengono sublimati l’uno nell’altro, di sacrificio in sacrificio, e tutti insieme nell’Oro dei Filosofi; Allora e solo allora, l’Amore si unirà in matrimonio alla Conoscenza e così dentro come fuori. … Da un sentimento nuovo è penetrato quando l’immagine s’erge innanzi agli occhi: vede la croce avvolta dalle rose. Chi ha posto quelle rose sulla croce? – da “I Misteri” di Goethe
Centrale al lavoro meditativo antroposofico è la Meditazione della Rosacroce data da Steiner stesso nelle sua La scienza Occulta nelle sue linee generali (1910). I Rosacroce, la cui attività esoterica risale già al XIII secolo, impiegavano simboli non esistenti di per sé nella Natura, bensì composti, così che il pensare materialistico non potesse avvicinarsi. Le rose di fatto non si trovano necessariamente associate ad una croce fatta di legno bruciato, e dunque sebbene i singoli elementi possano essere acquisiti per mezzo dei sensi ordinari, non è possibile per quanto riguarda la loro composizione, dal quale sorge il significato spirituale. Così lo sforzo di immaginare un simbolo del tutto sovrasensibile permetteva di slegare le forze di pensiero dal supporto fisico del cervello per permettere di giungere al pensare libero dai sensi.
Rudolf Steiner scelse di inserire ne La Scienza Occulta il simbolo della Rosacroce di sette rose poiché egli stesso fu iniziato in una Cerchia Rosicruciana. La Blavatsky scrisse l’Iside Svelata per l’ispirazione di Christian Rosenkreutz il quale la aiutò a fondare la Società Teosofica a New York nel 1875, ovvero 90 anni dopo il suo ritorno dall’Oriente dal quale si era ritirato nella sua incarnazione quale Conte di St. Germaine nel 1785. Successivamente, la Blavatsky finì sotto il controllo di esoteristi orientali decaduti i quali inserirono un potente impulso anticristiano nella sua monumentale La Dottrina Segreta. Intorno al 1900 la Cerchia Rosicruciana affidò a Rudolf Steiner il compito di cristianizzare la Teosofia fondata da Helena Petrovna Blavatsky per mezzo dell’impulso Rosacroce, riconducendo così la Società Teosofica in seno all’esoterismo occidentale a cui originariamente apparteneva. Questa fu la sua missione che culminò con la fondazione del Servizio di Misraim o Mystica Aeterna, ovvero la Seconda e Terza Classe di quella che diventerà nel 1913 la Società Antroposofica.
Possiamo qui citare nella sua interezza la meditazione originariamente data da Steiner:
Citerò ora un solo esempio della concentrazione interiore in una rappresentazione simbolica. Anzitutto occorre che tale rappresentazione venga costruita nell’anima, e ciò può farsi nel seguente modo. Rappresentiamoci una pianta radicata nel suolo, che caccia fuori una foglia dopo l’altra e si sviluppa finalmente nel fiore. Immaginiamoci ora un uomo a lato di quella pianta, e suscitiamo nell’anima nostra il pensiero che l’uomo ha capacità e facoltà più perfette di quelle della pianta; occorre riflettere come egli possa recarsi qua o là a seconda dei suoi sentimenti e della sua volontà, mentre la pianta è vincolata al suolo. Ma ci si dica ora anche questo: «Sì, certamente, l’uomo è più perfetto della pianta; ma scopro in lui delle qualità che mancano nella pianta, e per tale ragione essa mi appare, sotto un determinato punto di vista, più perfetta dell’uomo. L’uomo è pieno di desideri e di passioni alle quali uniforma la sua condotta. Posso affermare veramente, che i suoi desideri e le sue passioni lo trascinano a molte aberrazioni. La pianta invece segue le pure leggi della crescita di foglia in foglia, essa schiude senza passione i suoi fiori ai puri raggi del Sole». Posso dire a me stesso: l’uomo gode di una certa perfezione rispetto alla pianta, ma per acquistarsi questa perfezione ha dovuto permettere che oltre alle forze pure che vedo nella pianta, gli istinti, i desideri e le passioni penetrassero nel suo essere. Io mi rappresento ora che il verde succo scorre attraverso la pianta ed è l’espressione delle leggi pure e prive di passione della crescita; mi rappresento poi, come il sangue rosso scorra attraverso le arterie dell’uomo, e in esso vedo l’espressione degli istinti, dei desideri e delle passioni. Queste idee devono divenir viventi nella mia anima. Mi rappresento, inoltre, come l’uomo sia capace di evoluzione; come egli possa purificare i suoi istinti e le sue passioni per mezzo delle facoltà superiori della sua anima. Penso come in tal modo gli elementi inferiori di questi istinti e di queste passioni rimangano annientati e quelle qualità purificate rinascano sopra un gradino superiore. Il sangue potrà quindi rappresentare l’espressione degli istinti e delle passioni purificate. Allora con lo sguardo spirituale considero la rosa e dico a me stesso: «Nel succo rosso della rosa vedo il colore del verde succo della pianta trasformato in rosso; e la rosa rossa segue, come la foglia verde, le leggi pure, scevre di passioni, della crescita. Il rosso della rosa può ormai diventare per me il simbolo di un sangue, in cui si esprimono gli istinti e le passioni purificate, che hanno eliminato i loro elementi inferiori, e nella loro purezza uguagliano ormai le forze che sono attive nella rosa rossa». Devo ora elaborare tali pensieri, non soltanto nella mia mente, ma farli vivere nel miei sentimenti. Può invadermi un sentimento di beatitudine, quando mi rappresento la purezza e la mancanza di passione della pianta crescente; posso creare in me il sentimento che determinate perfezioni superiori debbano essere acquistate al prezzo di brame e passioni. Questa idea può trasformare la beatitudine che prima sentiva in un sentimento più serio, mentre può destarsi allora in me un senso di felicità liberatrice, se mi abbandono all’idea del sangue rosso che, come il succo rosso della rosa, può diventare il veicolo delle pure esperienze interiori. È importante non restare impassibili di fronte ai pensieri, che servono alla costruzione di una rappresentazione simbolica. Dopo essersi dati a questi pensieri e sentimenti, occorre trasformarli nella seguente rappresentazione simbolica. Ci si rappresenta una croce nera. Questa deve essere il simbolo degli elementi distrutti, inferiori, degli istinti e delle passioni, e là dove le braccia della croce si incrociano, bisogna raffigurarsi sette rose raggianti, ordinate a forma di circolo. Queste rose saranno il simbolo del sangue che esprime le passioni e gli istinti purificati. Ora, è una rappresentazione simbolica di questo genere che deve essere evocata nell’anima, nel modo già descritto per la rappresentazione di un ricordo. Tali rappresentazioni hanno forza risvegliatrice, se interiormente ci si immerge in esse. Mentre ci si concentra, bisogna cercare di escludere ogni altra rappresentazione. Soltanto il simbolo appunto caratterizzato deve dimorare spiritualmente nell’anima, con la maggiore vivacità possibile. Perché l’influenza di un tale simbolo dipende dal fatto di essere stato costruito nel modo descritto, prima di servire alla concentrazione interiore. Se si evoca quel simbolo nella nostra anima, senza aver eseguito tale lavoro di costruzione, esso rimarrà freddo e molto meno efficace, come se gli mancasse la forza vivificatrice animica che gli proviene dalla preparazione. Durante la concentrazione, però, non bisogna richiamare nell’anima i pensieri che hanno servito a preparare il simbolo, deve aleggiare spiritualmente nell’anima unicamente l’immagine vivente del simbolo, e all’unisono con essa deve vibrare nell’anima il sentimento, che è risultato dai pensieri preparatori. Così il simbolo diventa un segno accompagnato da una esperienza del sentimento; l’effetto viene appunto esercitato dal soffermarsi dell’anima in questa esperienza. Quanto più a lungo vi si può trattenere senza essere disturbata da altre rappresentazioni, e tanto più risulterà efficace l’intero processo. Nondimeno è bene, perché il sentimento non si affievolisca, che, oltre al tempo effettivamente dedicato alla concentrazione, vengano spesso rievocati i pensieri e i sentimenti che hanno servito nel modo appunto descritto a costruire tale immagine. E quanto più pazienza si applica in tale ricapitolazione, tanto più l’immagine risulta efficace per l’anima. Un simbolo come quello descritto non rappresenta nessuna cosa o essere esteriore, nessun prodotto della natura; per questa ragione appunto esso possiede la forza di destare determinate facoltà interiori.
Propedeutico alla Meditazione Immaginativa Antroposofica vi è lo stato di Concentrazione, la quale si raggiunge per mezzo dei 6 Esercizi Fondamentali.
La meditazione della Rosa+Croce è stata pubblicata ne La Scienza Occulta, dunque è stata da subito disponibile per il proprio sviluppo occulto nell’ambito dell’Opera Omnia dunque resa disponibile a tutti coloro che vogliano interessarsene, gli Uomini di Buona Volontà. Dunque, non temete: chi non è pronto ad accoglierla non sarà in grado nemmeno di vederla.
Steiner diede alcuni versi mantrici sulla Rosacroce entro la Sezione Esoterica italiana al suo Giovanni Colazza:
Nel segno della Croce Circondata di Rose Vediamo, sentendolo, Il risveglio dello Spirito del Mondo Dalle profondità dell’Anima. Si staccano dalle profondità dell’Anima Le forze nascoste del Mistero. Forze che agivano nel Principio, Forze che devono agire alla Fine, Forze nelle quali Noi pensando siamo, Nelle quali Noi amando viviamo, Nelle quali La devozione respiriamo. – Rudolf Steiner
La Meditazione della Rosacroce permette la purificazione del corpo astrale, rappresentato dai boccioli delle sette rose, che vanno a fiorire divenendo sette rose rosse. La fragranza della rosa rappresenta il continuo sacrificio che la rosa compie in dono delle potenze spirituali superiori. Il colore rosso ricorda il sangue dell’uomo, pur essendo casti esseri viventi, privi della brama luciferica che pervade il corpo astrale da dopo l’ingresso delle forze luciferiche nell’evoluzione terrestre con la Cacciata dal Paradiso nell’Era Lemurica. L’uomo stesso, se non fosse caduto nella tentazione luciferica non sarebbe divenuto visibile nel suo corpo fisico, ma la sua corporeità sarebbe arrivata al massimo alla consistenza del profumo della rosa.
Il fantoma è il corpo fisico archetipale creato per mezzo del sacrificio dei Troni sull’Antico Saturno. Per capire cosa sia, bisogna distinguere tra ciò che è fisico e ciò che è sostanza elementare: la sostanza elementare è tenebra. Questa da dopo la Cacciata dal Paradiso è come se “riempisse” la struttura fisica composta di solo calore. Il fantoma è un corpo fisico non elementare. Il profumo della rosa è appunto, l’elemento sulforico, di calore che promana dalla pianta. È in questo elemento del calore che intesse il pensare libero dai sensi. Così, durante le vette della Meditazione saremo come fiori che offrono in sacrificio il proprio essenziale profumo al mondo spirituale.
Al fine di rendere sempre più vivido questo potente simbolo della Tradizione dei Misteri Occidentali, ecco a voi un aiuto, l”Immaginazione della Rosa+Croce:
Immaginazione della Rosa+Croce
Immaginiamo una croce di legno che, sorgendo dal basso, si issa verso i cieli, arrestandosi d’improvviso quando orami svetta sulla tenebrosa roccia, il Monte del Cranio, lì rimane quale monito dell’impotenza della materia, che muore e finisce come tutto ciò che è nato: essa ora brucia con dolore, divorata dalle fiamme. Il legno è ora nero carbone, un minerale.
È nell’oscurità del carbone che punti di luce, una fiamma nascosta, risorge in sette centri: lo scintillio aumenta e schiude ed irradia secondo cinque triangoli intrecciati. Rossi di calore. Dapprima pentagonali, man mano si dischiudono intrecciandosi: ecco che dal pentagono inverso nasce il pentalfa eretto della quintessenza.
Sono rose rosse sulla croce nera, che quando arrivano a traboccare della loro stessa accalorata luce trasudano una lacrima di rugiada rossa: questa è sangue che stilla, è una lacrima di sacrificio per il mondo.
Ma quando queste sette gocce raggiungono la terra, lo stesso minerale dalla quale la croce si è issata in tutto principio, un grido di gioia riempie la materia, e l’eco passa da roccia a roccia e l’attraversa, la rende sempre più fine. La roccia diviene luce intessuta di coscienza. Il grido è la gioia degli spiriti elementali che riconoscono il volto del Risorto.
È il Verbo fatto carne che trasmuta gli atomi della terra in forze eteriche. Sofia-Maria coi piedi sulla mezzaluna, schiaccia il capo del Serpente, il suo sangue è luce che si libra nel mondo plasmante dell’eterico.
Quando la materia si dirada, vediamo attraverso un nuovo chiarore: è l’intelligenza di Michele la cui luce rischiara tutto ciò che prima era luce condensata nel serpente, oscurità. Poi finalmente là, dove la materia ha lasciato spazio allo spirito, scorgiamo l’amorevole sguardo del Figlio dell’Uomo e noi stessi nei suoi occhi.
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