top of page
Immagine del redattoreGiorgio Tarditi Spagnoli

La Saggezza dei Rosacroce

Aggiornamento: 8 mar

Rembrandt_-_De_Poolse_ruiter,_c.1655_(Frick_Collection)

Rembrandt: Cavaliere Polacco (1655), secondo Rudolf Steiner rappresenta Christian Rosenkreutz durante il viaggio in Medio Oriente


La Rosacroce quale unione di Oriente ed Occidente

La connessione tra sapienza esoterica araba e rosacroce è dichiarata negli stessi Manifesti Rosacroce, quando si apprende che Christian Rosenkreutz, noto anche come Cristiano Rosacroce andò a Damcar, nello Yemen, per imparare i segreti dei sapienti. Egli rimase a Damcar più del previsto proprio per conoscere a fondo la saggezza che lì dimorava. Il sufismo.


I romani chiamavano questa regione Arabia Felix per la sua lussureggiante vegetazione che la differenziava nettamente dal deserto imperante a Nord dell’Arabia. Dunque le forze eteriche vi abbondano. Secondo la geografia occulta, quella è la zona dove confluiscono le correnti di sapienza orientale proveniente via via dall’India, fino ad arrivare al Sol Nascente, il Giappone; e di sapienza occidentale proveniente dalle sponde dell’Europa più vicine alla scomparsa Atlantide. Per così dire, lì formano un abbraccio, una “rosa”, luogo di incontro tra sapienza orientale e occidentale, in una sintesi che venne portata a maturazione proprio con l’impulso dei di Christian Rosenkreutz e dei successivi iniziati rosicruciani.


Tuttavia Christian Rosenkreutz, appresa la sapienza sufi, ne riconobbe il limite: mancava dell’impulso del Cristo. Egli infatti, prima ancora di recarsi a Damcar si fermò a Damasco dove sperimentò la “fulminazione sulla via“, esattamente come San Paolo. Ciò permise a Christian Rosenkreutz di percepire direttamente il Cristo nel Mondo Eterico.


Grazie a questa esperienza iniziatica fu in grado di rettificare la saggezza sufi: ovvero non confondere Gesù con Cristo e non considerarlo “solo” un profeta, bensì il Messia, lo Spirito Solare incarnato. Questo equivoco infatti è derivato dall’ispirazione lunare alla base dell’Islam ad opera dell’Arcangelo Gabriele, e non da quella solare dell’Arcangelo Michele, campione del Cristo.

Christian Rosenkreutz comprese questa capitale differenza e se ne distanziò: infuse in questa saggezza orientale l’impulso del Cristo, culminato nel Mistero del Golgotha, arrivando infine a codificare tale segreto iniziatico, centrale al cristianesimo esoterico, attraverso le operazioni alchemiche, il V.I.T.R.I.O.L.V.M.


Le regole dei Rosacroce

Nel primo Manifesto, la Fama Fraternitatis (1614) si trovano indicate le regole dell’Ordine Rosacroce:

Convennero di comune accordo su questi punti: 1) Non avrebbero esercitato altra professione che quella di curare i malati, e ciò gratuitamente. 2) Non avrebbero indossato alcun abito particolare, imposto dalla Confraternita, ma il costume del paese. 3) Ogni anno, nel giorno C., si sarebbero incontrati nella Casa dello Spirito Santo, o avrebbero comunicato la causa della loro assenza. 4) Ogni fratello avrebbe scelto una persona degna che, dopo la sua morte, potesse succedergli. 5) La parola Rosacroce sarebbe stata il loro unico suggello e segno distintivo. 6)La Confraternita sarebbe rimasta segreta per cento anni.

Questi sono i segni dei veri Rosacroce:

  1. I veri Rosacroce sono dunque terapeuti, sia nel senso più comune, essendo sono medici e guaritori, sia, in senso in più elevato, poiché con la loro azione sanano la lacerazione tra la Natura e l’uomo, l’uomo e Dio. Si tratta della Medicina Universale, il V.I.T.R.I.O.L.V.M. I veri Rosacroce non disprezzano la materia, anzi sanno che nei recessi più profondi dell’abisso si accede alle altezze più vertiginose, tanto che la loro missione era la redenzione della Materia.

  2. Adottano i costumi del paese dove abitano in quanto non dovranno essere riconosciuti da segni esteriori bensì da segni occulti, nei rientravano anche i segni comunicati nelle cerimonie di iniziazione. Avevano dunque una chiara coscienza di che era sacro e che praticavano nei sacri recinti del Tempio e ciò che di questa sacralità potevano praticare nel mondo al fine di redimerlo.

  3. I veri Rosacroce sono pienamente inseriti nel Cristianesimo che, esteriormente sarà la religione del paese dove mettono in atto la propria azione terapeutica, mentre interiormente sarà il Cristianesimo Esoterico ovvero la sintesi di tutte le religioni esistenti, nonché la fonte vivente dalla quale traggono i principi spirituali. Il giorno C. è il girono del Corpus Christi ovvero il giovedì dopo la domenica della Solennità della Santissima Trinità che a sua volta è la domenica dopo la Pentecoste, la Festa dello Spirito Santo. Il Rosicrucianesimo è una forma libera di Scienza dello Spirito, ispirata dallo Spirito Santo. Il Tempio dei Rosacroce è la Casa dello Spirito Santo.

  4. Ogni Fratello deve iniziare un suo successore, in questo modo viene perpetuata una tradizione, la quale può continuare ad agire nel corso del tempo e nelle varie nazioni. I Rosacroce erano chiamati anche “Teosofi”, secondo la dottrina di Jacob Boehme, così come “Filosofi”: il Teosofo ricercava la Saggezza Divina, il Filosofo era divenuto un amante della Sofia, la dea della Saggezza, la Venere rinata.

  5. La parola “Rosacroce” è in se stessa un segno, un simbolo di profonda meditazione che quanto penetrato, permette di accedere alle realtà del mondi sovrasensibili.

  6. Il ritmo delle azioni dei veri Rosacroce è quello dei 100–120 anni, in cui un’azione occulta compiuta oggi nel segno della Rosacroce ha la sua eco esteriore nella storia solo 120 anni dopo, così come per 120 anni è rimasta occulta la Volta che conteneva il corpo intatto Christian Rosenkreutz. La Volta di Christian Rosenkreutz contiene tutto il santuario simbolico della tradizione Rosacroce, comprendendo alchimia, astrologia e cabala.


Rosacroce e Gesuiti

Il metodo di iniziazione Rosicruciana è diametralmente opposto a quello dei Gesuiti, i due metodi vengono già contrapposti nei Manifesti. Anzi, l’Ordine dei Gesuiti, la Compagnia di Gesù, è stato creato per contrastare l’influenza dei Rosacroce in Europa a partire dal XV secolo. Fu fondato da Ignazio di Loyola (1491–1556), che riuscì a trasformare ciò che aveva appreso come militare in un percorso iniziatico, ponendovi come capo occulto il cosiddetto “Papa Nero”. La via Rosicruciana è una via che permette al pensare divenire pienamente cosciente così da poter purificare la sfera del sentire e infine trasfondersi nella volontà così santificata, la quale è solo allora del tutto libera, conquistando il Libero Arbitrio.


I Gesuiti invece piegano l’individualità per mezzo di esercizi che annichiliscono la volontà. Due sono gli esempi emblematici, il motto “Datemi un bambino fino ai sette anni e vi darò l’uomo” indica che i Gesuiti erano a conoscenza del fatto occulto di poter agire direttamente sullo stato di coscienza del bambino, plasmandone la coscienza e dunque rendendo dipendente l’adulto a vita, in particolare dai dogmi del Papa. Fu con questi metodi che riuscirono a schiacciare l’elevata personalità di Kaspar Hauser, impedendone così il compimento di destino. La loro fedeltà al Papa era assoluta, tanto che propugnavano qualcosa che possiamo esprimere come “se il Papa dice che il bianco è nero, allora è vero e se dovesse cambiare idea, allora sarà nuovamente vero”. Un esercizio occulto particolarmente potente consisteva nello svegliare il candidato nel cuore della notte, sempre di soprassalto, a orari diversi, e impartire lui ordini in stato sonnambolico, così che si potesse suscitare questo stato ipnotico ogniqualvolta si dovesse far seguire un ordine. È in questo modo che i Gesuiti sostituivano il Cristo, inteso come Spirito Cosmico, in una contraffazione temporale chiamata “Re Gesù”, inteso come “Re del Mondo”, da cui presero il soprannome di “Gesuiti”.


La via Rosicruciana per i tempi attuali prevede come primo passaggio lo studio, nella forma della conoscenza della Scienza Naturale che forma il fondamento logico per proseguire il pensare scientifico nello Spirito, la Scienza dello Spirito. Il “Maestro” non è dunque un’autorità assoluta ma qualcuno che educa, ovvero aiuta lo sviluppo del discepolo, dispiegandone le facoltà al fine di renderlo del tutto indipendente e libero. Le comunicazioni dei Maestri Occidentali Gesù-Zarathustra, per il Cristianesimo Esoterico, e Christian Rosenkreutz, per la Rosacroce, sono dunque in grado di formare una mappa per orientarsi nei mondi sovrasensibili. Questo è il prerequisito all’iniziazione e al conseguimento degli stadi di Immaginazione, Ispirazione e Intuizione.


La Scienza Goethiana

Goethe è una tra le più note personalità che operò nell’impulso Rosicruciano, essendo egli stesso Iniziato. Steiner curò la collezione degli scritti scientifici di Goethe e pubblicò come tesi di dottorato una dissertazione sul loro valore epistemologico, in particolare legata alla fenomenologia contrapposta a quello che era allora il positivismo. Dove il positivismo afferma che l’uomo, in quanto osservatore, debba sottrarsi dall’esperimento per esperire un fenomeno nella sua realtà, la fenomenologia afferma che l’uomo, in quanto osservatore, è parte della realtà tanto dell’esperimento che del fenomeno. In sostanza Goethe nobilita l’elemento umano che dunque ritorna prepotentemente a far parte di un insieme che costituisce la realtà del mondo. Dunque la “Scienza Goethiana” è un approccio fenomenologico che comprende il fenomeno naturale unitamente al fenomeno umano, così che quello che viene suscitato interiormente nell’anima dell’uomo  è parte stessa del fenomeno. In questo modo l’opera di Steiner si ricollega all’opera di Goethe dimostrando che come il capello non esiste senza cuoio capelluto, la pianta non esiste senza radici ben piantate nel terreno e dunque la Natura, con tutti i suoi fenomeni, non esiste senza l’uomo.


Questo approccio scaturisce dalla sorgente dei Misteri della Rosacroce, essendo l’unico capace di riconciliare le Scienze Umane con le Scienze Naturali. La Scienza Goethiana  permette di passare dalla rappresentazione, il pensiero riflesso delle scienze materialistiche, a quella che è il pensare vivente, il primo passo verso le realtà sovrasensibili, e dunque la precondizione per una vera Scienza dello Spirito, con i suoi stadi di Immaginazione, Ispirazione e Intuizione. È così che la via Rosicruciana permette di penetrare nel santuario della “Coscienza dell’Uomo” ovvero l’Antroposofia. Questa via Rosicruciana-Antroposofica è aperta a tutti gli Uomini di Buona Volontà, ovvero a tutti coloro che vogliano sviluppare le proprie facoltà interiori dallo stato latente a quello attivo.


La Via di Iniziazione Rosicruciana

Tuttavia nella nostra vita odierna, l’iniziazione contemplativa data dal cristianesimo esoterico, sta diventando sempre meno praticabile, a causa delle crescenti sfide che l’attacco del materialismo sferra dall’interno della civiltà occidentale. Nell’iniziazione occidentale l’uomo deve combattere attivamente nella guerra spirituale contro Arimane, il materialismo, e mettere Lucifero, lo spiritualismo, al servizio del Cristo. L’uomo occidentale non può permettersi di sottrarsi dalla comunità che richiede la sua insostituibile presenza. Perciò Christian Rosenkreutz, già nel medioevo, assolse il compito necessario all’evoluzione dell’umanità per formulare una seconda iniziazione che porta agli stessi risultati ma seguendo la “via attiva”. La Confraternita dei Rosacroce da lui fondata fece dono all’umanità di questa nuova via di iniziazione, esteriore, che già era stata preparata nella scuola cristiana di Dionigi l’Aeropagita.


La via della rosa delineata da Christian Rosenkreutz si articola in cinque “petali”, che permettono di lavorare attivamente nella vita:

  1. Pensa solo a partire dallo spirito che rivela se stesso nelle creazioni della Natura. Guarda alle creazioni umane coma una continuazione del lavoro della Natura;

  2. Poni tutto il lavoro al servizio degli impulsi umani, ma fa che quegli impulsi meditino le opere dello spirito;

  3. Servi amabilmente gli esseri umani, così che lo spirito creativo riveli se stesso nella relazione tra un essere umano e l’altro;

  4. Non permettere che alcun valore offerto dal mondo ti allontani dal valore che lo spirito conferisce su tutto il lavoro umano;

  5. Non commettere come i cattivi alchimisti, gli sbuffatori, l’errore di confondere il fisico con lo spirituale.

Il cammino Rosacroce si articola poi in sette gradi iniziatici:

  1. Studio;

  2. Conoscenza immaginativa;

  3. Conoscenza ispirativa o lettura della scrittura occulta;

  4. Preparazione della Pietra Filosofale;

  5. Corrispondenza del microcosmo col macrocosmo;

  6. Vita entro il macrocosmo;

  7. Beatitudine divina.

Questi sette stadi possono essere affrontati in un ordine individuale, ad eccezione del primo (lo studio) e l’ultimo (la beatitudine divina). È una via iniziatica che, pur mantenendo salda la coscienza dell’Io, si rivolge agli stati futuri dell’evoluzione a differenza di quella cristiana, che è rivolta al passato. L’iniziato rosacroce anticipa dunque tutti gli stadi evolutivi che verranno passati dall’umanità solo in un remoto futuro. Steiner la descrive come una via d’equilibrio tra quella cristiana e lo yoga indiano e per questo chiamato anche “yoga d’occidente”:

  1. Studio: lo studio rosacroce è costituito da puri pensieri, presi dai mondi spirituali. Questi non hanno nulla a che fare con le rappresentazioni suscitate dai sensi nel mondo materiale. Attraverso lo studio dei fatti del mondo spirituale la via rosacroce sviluppa nel discepolo dei potenti sentimenti che corrispondono a quegli stessi fatti. Dal pensare puro si arriva a sentimenti puri. Per questo nella scuola rosacroce non esiste la dipendenza verso un maestro personale, ma maestri sono i fatti spirituali stessi. Lo studio conduce infine a pensare in modo vivente, così che ogni pensiero germogli e fiorisca in quello successivo secondo un ordine non arbitrario. L’autore così passa in secondo piano rispetto al contenuto che vuole comunicare e che può esprimersi per se stesso.

  2. Conoscenza immaginativa: si deve sperimentare la realtà materiale come espressione della realtà spirituale, affinché quando si osserva un oggetto fisico si veda questo come simbolo di un essere spirituale. Ogni minerale, vegetale o animale saranno dunque l’espressione di esseri spirituali che con la loro manifestazione comunicano la loro essenza. Come l’uomo possiede corpo, anima e spirito; così la Terra li possiede e si esprime esattamente come l’uomo. Ne scaturisce una pedagogia spirituale risanatrice: la conoscenza immaginativa agisce sul corpo eterico e questo riequilibra la circolazione del sangue.

  3. Conoscenza ispirativa: è la capacità di leggere insiemi concatenati di simboli che costituiscono la “scrittura occulta”. I nessi che legano questi simboli vengono sperimentati dal discepolo come il farsi di frasi, di canti, che rispecchiano l’ordine cosmico. La parola spirituale parla all’anima del discepolo che infine impara a organizzare da sé insiemi di simboli, parole e colori che riecheggiano la Musica delle Sfere poiché da questa derivano.

  4. Preparazione della Pietra Filosofale: si tratta di esercizi di respirazione che traggono ispirazione dall’archetipo del ritmo impresso nello stesso cosmo. Il corpo dell’uomo è stato dato in dono al Regno Umano dal Regno Animale e poiché il suo corpo è di natura animale, abbisogna del Regno Vegetale per poter respirare. I vegetali attraverso la fotosintesi producono ossigeno, l’uomo respira l’ossigeno e restituisce anidride carbonica che viene assorbita dai vegetali per produrre il proprio corpo. La pietra filosofale, a questo livello del cammino esoterico, corrisponde al produrre entro l’uomo una sorta di fotosintesi, tale da produrre ossigeno. Questa funzione diventerà poi un organo che, nella futura evoluzione dell’umanità, permetterà di evolvere dall’attuale esistenza del corpo da minerale a vegetale.

  5. Corrispondenza del microcosmo col macrocosmo: si deve percepire la propria complessa esistenza come un riflesso di ciò che prima vi era al di fuori di essa. Ogni organo interno del corpo umano deriva da esseri prima sparsi nel mondo primordiale. Così il corpo eterico e astrale che sono involucri formati dall’etere e dall’astrale cosmico durante la discesa dell’Io. L’anima umana era prima tutt’uno con l’anima divina, da cui poi si è staccata conchiudendosi intorno allo spirito individuale, l’Io. Tutto ciò che era esteriore viene interiorizzato. Tutto ciò che è fuori è anche dentro e così il macrocosmo vive entro il microcosmo.

  6. Vita entro il macrocosmo: il discepolo rosacroce dovrà leggere il mondo fuori da sé come un libro, è il Libro della Natura. In ogni parte del creato, in ogni creatura dovrà scorgere l’operare di Dio attraverso la meditazione. Scoprirà dunque che nel macrocosmo è contenuta la chiave di comprensione del microcosmo, e viceversa. Nel leggere questo libro, però, non dovrà mai sciogliere la sua stessa coscienza ma mantenerla salda così che possa riconoscere il divino nelle cose del mondo.

  7. Beatitudine divina: quando si sperimenta il microcosmo come riflesso del macrocosmo, quando ogni manifestazione materiale diventa espressione di esseri spirituali allora i pensieri puri si coniugano ai sentimenti puri suscitando lo stato finale di beatitudine divina.

La via iniziatica dei rosacroce privilegia la “vita attiva” e dunque è la via degli scienziati che incontrano il Cristo nella natura macrocosmica, nel fondamento stesso della materia. La scienza naturale stessa è il fondamento della via esoterica rosacroce: quando si conosce la realtà della Natura senza fermarsi al significato letterale, si arriva al suo intimo significato spirituale. Dallo spirito nella scienza si arriva alla scienza dello spirito.


Scopo della Rosacroce è l’unione delle forze solari con quelle lunari, ovvero del pensare e del sentire, volte a unirsi alchemicamente nel Mysterium Coniunctionis. Da un certo punto di vista, fa da raccordo all’amore suscitato nel cristianesimo esoterico e alla saggezza portata dalla scienza dello spirito. Ecco perché la Rosacroce è di importanza così cruciale! Queste nozze alchemiche del pensare e sentire daranno vita a una nuova capacità, l’immaginazione. Essa non è affatto la qualità vaga che il materialismo contemporaneo assimila alla fantasia, tutt’altro: l’immaginazione permette di percepire interiormente gli esseri spirituali come immagini, dotate di un significato morale. Attraverso l’immaginazione così intesa, lavoreranno così sul terzo chakra, l’ajna chakra presieduto da Giove. È chiamato anche terzo occhio, in riferimento al risveglio dell’attività della ghiandola pineale.


I simboli sono sempre stati uno strumento privilegiato del cammino rosicruciano:

Vi sono centinaia di migliaia di tali segni (simboli) che lo studente gradualmente impara. Tali segni non sono arbitrari, ma permettono a coloro che li comprendono di immergersi nelle cose e sperimentare direttamente la loro natura essenziale. Lo studio allena la facoltà della ragione; l’immaginazione allena la vita dei sentimenti; e la conoscenza della scrittura esoterica afferra la volontà. È il sentiero nel regno della creatività. Solo lo studio porta conoscenza; l’immaginazione porta la visione spirituale; la conoscenza della scrittura esoterica porta la magia. Porta intuizione diretta nelle leggi della natura che giacciono dormienti nelle cose – la loro vera essenza. Si possono trovare molti che usano segni esoterici, perfino persone come Eliphas Levi. Possono dare un’idea di come appaiano questi segni, ma non può essere appreso poi molto se non si è già familiari con essi. Ciò che si trova sui libri in materia è solitamente sbagliato. Tali segni erano considerati sacri, almeno dagli iniziati. Se torniamo abbastanza indietro nel tempo, troviamo che erano imposte severe regole riguardo la loro segretezza, incorrendo in severe punizioni quando trasgredite, per assicurare che non fossero usati per propositi indegni. – Rudolf Steiner, Conoscenza sovrasensibile, undicesima conferenza, Berlino 14 marzo 1907, O.O.55 citato nella raccolta The Secret Stream.

Alchimia Rosacroce

La dottrina dei Tria Prima, i tre principi filosofici di Sale, Mercurio e Zolfo era alla base della pratica meditativa rosicruciana, poi impiegata in forma di medicina alchemica da Paracelso. I Rosacroce, per mezzo della loro pratica meditativa, percepivano la realtà spirituale dietro la materia, risalendo così ai principi di formazione del mondo dei fenomeni:

  1. Sale Filosofico, il Sal, per cui la cristallizzazione del sale solido in un liquido saturo di sostanza disciolta era come la preghiera che permetteva di cristallizzare le realizzazioni coscienti dei mondi spirituali, così che questi puri pensieri spirituali potessero essere isolati e permanere per le generazioni successive. Come il sale conserva la materia, così i puri pensieri conservano lo spirito. Questi pensieri erano al di fuori della dualità della manifestazione, avendo raggiunto l’eternità dei mondi spirituali potevano dunque essere passati di maestro in discepolo. Gli esseri spirituali, pensando, cristallizzano la sostanza nel mondo fisico.

  2. Mercurio Filosofico, il Mercur, al contrario della cristallizzazione, nella dissoluzione di una cristallizzazione era come l’amore che discioglie ogni ostacolo, dissolvendo ogni forma in un’unica sostanza, arrivando perfino ad avvicinare gli opposti affinché si possano compensare, come i Serpenti del Caduceo di Mercurio che permettono l’apertura delle ali del pomo posto al suo apice. Gli esseri spirituali, amando, disciolgono la sostanza nel mondo fisico.

  3. Zolfo Filosofico, il Sulphur, per cui la sostanza che che viene calcinata, ovvero sottoposta a combustione col Fuoco, si riduce in tre parti: la cenere che cristallizza (Sale), il fumo che si eleva (Mercurio), l’aroma e il calore che si sprigionano (Zolfo). L’ardere nelle fiamme era un sacrificio che gli esseri spirituali compivano per le Gerarchie Angeliche Superiori. Gli esseri spirituali, sacrificandosi, spiritualizzano la materia nel mondo fisico.

Gli esperimenti avvenivano per mezzo dell’Athanor, “il Senza Morte”, un forno che rappresentava esteriormente lo spazio esteriore della loro anima. Gli esperimenti così condotti erano profondissime esperienze spirituali che permettevano al Rosacroce di divenire compartecipe della realtà dei mondi spirituali, delle Gerarchie nonché di percepire l’individualità spirituale incarnata nell’uomo, l’Io il quale aveva un particolare legame con l’Antimonio. Ognuno dei loro esperimenti conduceva ad un risultato esteriore che tuttavia non aveva per i Rosacroce alcun valore: l’oro metallico così prodotto veniva infatti donato in forma del tutto anonima. In questo i veri alchimisti Rosacroce si distinguevano dai cosiddetti “Soffiatori” che, profanando il loro athanor, cercavano di accelerare il processo di trasmutazione dei metalli fisici in oro metallico. Questi furono coloro che originarono la “chimica” come forma profana dell’alchimia.


Come possiamo comprendere, la via Rosacroce si rivolgeva in special modo all’alchimia, come scienza della trasmutazione dell’anima.

In realtà, su questo lavoro interiore, nulla è mai stato scritto, e ciò che ne venne scritto, fu sempre da parte di gente che, ignorando la vera condizione delle cose, considerava i fenomeni esteriori come fine a sé stessi. Solo un falso alchimista considerava il valore nella materia ottenuta e nella sua utilizzazione. Un vero alchimista non considerava per nulla la materia che otteneva mediante il processo, ma soltanto il processo stesso e le esperienze che gliene derivavano. La contemplazione del processo e le esperienze interiori, intellettuali e morali, erano l’importante, per lui. Per questo era per tut- ti loro una legge severa di non vendere mai per denaro, ma solo di regalare le materie ottenute. L’uomo di oggi non ha nemmeno una giusta idea di ciò che si possa sentire davanti a simili fenomeni naturali. Il teosofo medioevale sperimentava un intero dramma dell’anima, mentre otteneva così un metallo nel suo laboratorio. Dal processo che occorreva, per esempio, per ottenere l’antimonio provenivano all’alchimista sperimentatore, delle enormi esperienze morali E queste cose dovevano precedere l’attua1e investigazione scientifica. Era una scienza naturale sacra, quella che veniva così perseguita dagli esperti. – Rudolf Steiner, Mistero e Personalità di Christian Rosenkreutz, p. 21

Era in questo modo che i Rosacroce giungevano all’Immaginazione. Per mezzo di questo stato superiore di coscienza, tutti gli esperimenti condotti nell’Ordine Rosacroce vennero poi trascritti sotto forma simbolica nella summa simbolica chiamata Le Figure Occulte dei Rosacroce, pubblicate poi solo un secolo più tardi da Henricus Madathamus.


Fu dall’alchimia non compresa in questo modo che nacque la chimica, quale studio della trasformazione delle sostanze, studiata per se stessa.

Intraprendendo questi processi colle diverse materie nel laboratorio, lo sperimentatore si abbandonava coscientemente al pensiero che nella salificazione , nella soluzione e nella combustione, egli aveva, davanti a sé, pensieri divini, amore divino e sacrificio divino. Allora scopriva questo: che quando in questo stato d’animo egli vedeva compiersi la salificazione, allora nell’animo suo sorgevano dei puri pensieri che purificavano anche lui. Nell’abbandonarsi alla contemplazione del processo di soluzione egli si sentiva incitato alla amorevolezza, mentre nel processo di combustione sentiva germogliare in sé la volontà di sacrificio al Tutto. E compito di questi processi naturali era appunto di risvegliare in lui questi sentimenti. Ora, il chiaroveggente che avesse osservato, durante questi suoi esperimenti, il teosofo medioevale, avrebbe veduto quanto segue: avrebbe visto la sua aura, che prima del processo era un’aura normale trasformarsi dapprima in un’aura color rame, poi colore dell’argento e poi in una lucentissima aura d’oro. Per questo gli alchimisti dicevano che dalla rozza aura avevano tratto argento ed oro soggettivo. – Rudolf Steiner, Mistero e Personalità di Christian Rosenkreutz, p. 22

0 commenti

Post correlati

Mostra tutti

Comments


2. ROSA.png
bottom of page