top of page

Motto Rosicruciano

Immagine del redattore: Giorgio Tarditi SpagnoliGiorgio Tarditi Spagnoli
illustrazione de "Le Nozze Chimiche"

Imparate il silenzio e il potere sarà vostro. Rinunciate al potere e la volontà sarà vostra. Rinunciate alla volontà e il sentimento sarà vostro. Rinunciate al sentimento e la conoscenza sarà vostra.

Queste quattro sentenze sono sostanzialmente il sunto della vita occulta per coloro che coltivano un esoterismo Rosicruciano.

Sono immaginate come una sorta di anello in cui addirittura esiste un ultimo verso, “Le pietre sono mute”, che riporta al silenzio della prima sentenza ed essenzialmente indica qual è lo stato interiore che si deve adottare per poter coltivare l’esoterismo Rosicruciano.


Per sviluppare una vita interiore bisogna rinunciare, sacrificare un elemento per ottenerne un altro più elevato.

Il rinunciare alla parola ha una relazione con la potenza, ma rinunciare alla potenza è in relazione alla volontà.

Quando Steiner parla di potenza intende una volontà tradotta in azione, cioè qualche cosa che si esercita esteriormente rispetto al mondo e alle altre persone.

Dal punto di vista occulto, chi ha il massimo potere nel mondo esteriore ha la massima paralisi del volere interiore.

Il Cristo nel Mistero del Golgotha si rende impotente superando la morte.

Quando si rinuncia al potere si ottiene una volontà che viene interiorizzata.

Tanto quanto si vuole, altrettanto muore la vita interiore, così che ogni cosa che si desidera è al tempo stesso un ostacolo per la vita interiore e l’evoluzione spirituale.

La volontà dell’ego uccide la vita.

Nella vita occulta si progredisce limitando il volere alle cose strettamente più necessarie.

Quando si rinuncia a questa volontà si sviluppa un sentimento, si diventa più sensibili, più empatici.

La vita interiore, con i sentimenti e le sensazioni, uccide il pensare.

Chi vuole pensare in modo oggettivo deve chiudere fuori la vita interiore nel modo giusto.

Quando si rinuncia anche al sentimento viene sviluppata la conoscenza.

La conoscenza, quindi, deriva dal fatto che noi ci asteniamo dall’ essere coinvolti direttamente, positivamente o negativamente, dagli avvenimenti del mondo.

Se, per esempio, si ha davanti a una persona e si pensa “questa persona mi piace tantissimo” o “non mi piace affatto” in sostanza si sta creando una sorta di velo di illusione, si oscurano quelli che sono gli aspetti negativi e viceversa.

L'avvicinarsi col sentimento, con un sentimento eccessivo di piacere o dispiacere, agli eventi e agli altri spiriti incarnati che noi incontriamo non ci permette di conoscere, perché la conoscenza richiede equanimità, oggettività e assenza di giudizio.

Quando si giudica ci si pregiudica la possibilità di conoscere la situazione attuale, ovvero capire qual è lo stato del presente, e di comprendere, nel senso di riuscire a risalire alle cause della condizione che ha portato dal passato al presente avendo, eventualmente, anche percezioni che anticipano il futuro.

Quando si è innanzi a un evento bisogna sempre porsi nell'assenza di giudizio o nella sospensione di esso.

In tal modo prima comparirà l’elemento conoscitivo (conoscenza) e successivamente, una volta interiorizzato, si giungerà a quello invece di comprensione più profonda, che essenzialmente riporterà al silenzi perché, quando si comprende tutto, in un certo senso si comprendono tutti gli opposti, che si neutralizzano uno con l'altro e quello che rimane è il silenzio.

Per questo, nelle “Nozze Chimiche” viene ribadita in un altro modo la massima socratica che afferma che “la somma Sapienza è non sapere” e, quindi, saggio è colui che sa di non sapere, ovvero che rimane in silenzio dinanzi agli eventi per far sì che questi possano venire interiorizzati nel suo spazio interiore, nella sua anima.

Questo è molto importante perché pone in una certa relazione quello che si può dire, soprattutto in ambito occulto, e quello sul quale è bene tacere.

Per esempio nell'ambito esoterico si possono condividere i frutti del lavoro interiore ma, se durante un lavoro esoterico, continuamente ci si apre e si parla di esso si inseriscono degli elementi estranei nel processo e, in qualche modo, lo si uccide nella culla perché si perdono forze nel momento in cui si parla di qualche cosa che è in formazione.

Tale processo è analogo a quello che si osserverebbe nel caso in cui venisse preparata la pasta per fare il pane e, una volta messo il pane in forno, si continuasse ad aprire lo sportello del forno per verificarne di continuo la cottura.

Nel lavoro esoterico dobbiamo tenere il forno chiuso.

Questo forno, se volete avere un'immagine diretta, è il forno alchemico, l’Athanor, dove risiede il fuoco che mai si estingue, che viene alimentato costantemente e dove vengono operate le trasmutazioni alchemiche.

Il silenzio non solo è esteriore ma è soprattutto un silenzio interiore ed è ad esso che mirano essenzialmente i sei esercizi: osservazione del pensare, osservazione dell'azione, osservazione del sentimento, assenza di pregiudizi, equanimità e l'armonia.



Quindi i sei esercizi servono per raggiungere questo stato di equilibrio, di neutralizzazione delle forze polarizzate opposte.

Quando c'è un elemento estremo, che sia del pensare, del sentire o del volere in qualche modo stride con gli altri; quando, invece, queste tre forze dell'anima (nell'equanimità abbiamo il pensare e il sentire e nell'assenza di giudizio abbiamo il pensare e il volere) sono tutte in equilibrio tra loro non c’è più nessun elemento che “stride” e si giunge, così, a questa qualità di silenzio interiore che si è in grado di rievocare.

In un lavoro esoterico, che affonda le sue radici nei sei esercizi, quello che accade è che, sostanzialmente, bisogna sacrificare l’elemento soggettivo perché quando si inserisce suddetto elemento, essendo esso per definizione non vagliato dall’ individualità, tende di più o al “pensare” o al “sentire” o al “volere”.

Quindi, quando ciò che viene condiviso non è mediato dall’individualità, non si è in presenza di un lavoro esoterico; si possono avere riscontri terapeutici o catartici ma, di certo, non esoterici.

L’oggettività può essere raggiunta soltanto sacrificando gli elementi personali soggettivi.

Pertanto, quando ci si riunisce nel Tempio per un lavoro esoterico bisogna tenere in considerazione che, indipendentemente dalle soggettività implicate, si è lì per servire il mondo spirituale.

Questo è l’oggetto; questo è l’aspetto oggettivo che si può condividere.

Se si inserisce, invece, un elemento soggettivo automaticamente il lavoro tende all'exoterico.

Nel momento in cui prevale una forte tendenza soggettiva accade che entrano il doppio luciferico e il doppio arimanico.


Commento da pag. 143 a pagina 149 - O.O. 265 - "Dai contenuti della sezione cultico-conoscitiva della Scuola Esoterica dal 1904 al 1914"



Parte del percorso "Culto Cognitivo" disponibile su Pleroma.uno


0 commenti

Post correlati

Mostra tutti

Comments


2. ROSA.png

Associazione Pleroma | Antroposofia

Via Circonvallazione, 75 - Buggiano (PT)

p.iva 04324180241  |  rea 395875

informativa privacy completa

PLEROMA

© Copyright
bottom of page