Occorre sapere con precisione, quando si è davvero di fronte a realtà spirituali, che i segni sono appunto realtà spirituali, vale a dire che le immagini portano a trovare il defunto o anche ogni altro avvenimento o essere del mondo spirituale. Le immagini sono allora esse stesse realtà, esprimono realtà spirituali, sono realtà presenti.
Ora si pone la domanda: quelle immagini sono presenti solo quando il veggente si è adeguatamente preparato e riesce a vederle? Esse sono sempre presenti, ed è importante che lo si sappia.
Immaginiamo di essere in qualche posto, di essere adeguatamente preparati a vedere qualcosa, quando una serie di immagini si presenta fluttuando dinanzi alla nostra anima. Se ora, invece del veggente che si trova in quelle condizioni, interviene un’altra persona che proprio non ha il dono della veggenza e che vede soltanto le immagini usuali del mondo fisico, che ne è del le immagini fluttuanti? Esse sono sempre presenti, sono giusta mente sempre presenti.
Detto in altre parole, in realtà siamo nel mazzo di fiori che ho qui davanti; lo percepiamo perché lo rispecchiamo nel nostro organismo. Nel momento in cui il veggente, in conseguenza della sua preparazione, arriva ad avere immaginativamente davanti all’anima qualche cosa di spirituale, anch’egli vi è inserito. Con il processo successivo, cioè l’identificarvisi, compie soltanto un processo di coscienza, ma in realtà è comunque nell’immagine. Non vi è inserito solo il veggente, ma anche ogni altra persona. Quando si è di fronte a un oggetto con i normali occhi fisici e con l’intelletto fisico, non si è soltanto nell’oggetto fisico (che come abbiamo visto è solo un’illusione) ma si è anche nell’essere spirituale. Si è sempre anche negli esseri spirituali che non sono incarnati. Quindi si è sempre nelle immagini che il veggente percepisce so lo in parte. Esse sono sempre attorno a noi, e noi vi siamo sempre inseriti: rimangono impercepibili, invisibili perché, per dirlo astrattamente, le capacità umane di percezione sono troppo ottuse e grossolane per percepire con i sensi usuali le sottili e fluttuanti entità e formazioni.
Detto così è astratto, ma se ne può dare anche un’altra ragione: perché avviene in genere che non si percepisca ciò che fluttua spiritualmente nel mondo e nel quale siamo comunque inseriti? perché è così? Se ne afferra la ragione iniziando a identificarsi con le immaginazioni, compiendo il processo del quale ho parlato ieri; si sperimenta allora perché non si può essere co scienti nel mondo spirituale che pure abbiamo attorno a noi. Come lo si sperimenta?
Ripetiamo ancora: abbiamo di fronte all’anima una serie di immagini; si cerca di identificarvisi, per così dire la si digerisce, ci si unisce con la serie di immagini, si è in essa. Ora si sa, e in quel momento si può anche rispondere alla domanda perché si debba in effetti rimanere fuori del proprio corpo, perché se ne debba per così dire uscire identificandosi con la serie delle immagini, volendole percepire e potendole solo ricevere rispecchiate nel proprio corpo eterico, come abbiamo visto ieri. Si sperimenta perché è necessario, perché così è disposto nel mondo quando si sperimenta in tal modo.
Grazie a quanto si sperimenta con le immagini, identificandosi con esse, si sa direttamente: se ora che si è divenuti identici, che ci si è identificati con le immagini, si ritornasse nel corpo fisico, se invece di rimaner fuori in attesa che il corpo eterico rispecchi l’essere delle immagini, si portasse tutto ciò con cui ci si è uniti nel corpo fisico, vale a dire nello spazio delimitato dalla propria pelle, si distruggerebbe il corpo fisico fino al momento della morte. Nel corpo fisico vi sarebbe subito il germe della morte. Non è possibile inserire nel corpo fisico ciò con cui ci si è identificati. Ci si può identificare soltanto quando subentra davvero la morte. Quando nell’esistenza terrena interviene realmente la morte, l’anima è al punto di potersi identificare con le immaginazioni nel corso naturale della vita; e allora subentra appunto la morte.
Va dunque preso in seria considerazione il potente motto che pervade tutte le indagini occulte. È la massima detta da tutti gli occultisti che nel più vero senso della parola sono diventa ti tali: nel momento in cui si perviene alla vera chiaroveggenza, si ha un’esperienza che ci porta di fronte alla morte; si arriva alla porta della morte. L’ho spesso sottolineato anche in altre prospettive: si conosce che cosa avviene quando si passa attraverso la porta della morte. Non si arriva alla chiaroveggenza senza attraversare questo serio e poderoso istante che tutti gli occultisti indicano come un trovarsi davanti alla porta della morte.
Si pone così con la massima serietà una questione che è vitale per la scienza dello spirito. Si pone la domanda: come ci troviamo in sostanza noi uomini, in realtà vivendo sempre nel tessuto fluttuante di entità spirituali che non possiamo immettere nel corpo fisico, senza immettervi anche il germe della morte? Fuori siamo sempre contornati da immaginazioni, e nello stesso tempo siamo immersi in una sfera di immaginazioni che però non devono entrare in noi. Che cosa entra in noi delle immaginazioni? Ombre, riflessi, immagini rispecchiate in forma di pensieri, di rappresentazioni. Fuori di noi vi sono concrete e reali immaginazioni che si rispecchiano in noi, e le sperimentiamo nella sfumata forma d’ombra dei pensieri e delle rappresentazioni. Se le immettessimo in noi nella loro pienezza e non soltanto nel loro riflesso, in ogni istante saremmo in pericolo di morte.
Qual’è in sostanza la realtà? Nulla di meno che dall’ordinamento del mondo siamo protetti dallo sperimentare nella loro interezza le entità e i processi spirituali che ci circondano. Ne siamo protetti perché nell’abituale coscienza diurna veniamo in contatto solo con le immagini d’ombra delle entità spirituali nella loro pienezza. Pure, tutta una somma di quelle immaginazioni sono nostre, fanno parte delle forze che sono creativamente attive in noi. Nel mondo delle immaginazioni vivono in noi le forze creative. Non ci è consentito sperimentarle nella loro forma originaria, ma solo nella forma d’ombra dei pensieri. Questo può avvenire soltanto perché nella vita ordinaria qualcuno ci solleva dall’esperienza delle immaginazioni che fanno parte dei nostri pensieri. Pure dobbiamo sperimentarle. Noi non riusciamo a sperimentarle, ma lo possono fare esseri più forti di noi, esseri che per la loro organizzazione spirituale-animica sono in grado di sopportarle, senza trovarsi in pericolo di morte. Mentre pensiamo, mentre viviamo con la nostra anima, sopra di noi opera un essere che ci sottrae le immaginazioni che sono al la base dei nostri pensieri e delle nostre rappresentazioni. Se abbiamo un pensiero qualsiasi, qualcosa che sperimentiamo nell’anima, a tale esperienza corrisponde un mondo di immaginazioni fuori di noi, e un essere sopra di noi deve operare affinché sia mo protetti e difesi, sollevandoci da quel che da soli non saremmo in grado di eseguire.
Rudolf Steiner
O.O. 156 - Leggere occulto e ascoltare occulto
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