Il cammino verso la percezione spirituale
- Pleroma
- 27 giu
- Tempo di lettura: 3 min
QUESTO ESTRATTO E' STATO REALIZZATO
CON IL SUPPORTO DELL'ARCHIVIO "LIBERA ANTROPOSOFIA"

La rappresentazione astratta è il reale che è morto per essere reso presente nella coscienza comune, in cui l'uomo vive attraverso la percezione sensoriale, ma che non diventa cosciente nella sua vita. L'astrattezza delle rappresentazioni è determinata da una necessità interiore dell'anima.
La realtà offre all'uomo qualcosa di vivente. L'uomo uccide quella parte di questo vivente che gli si presenta attraverso la coscienza ordinaria. Lo fa perché non potrebbe giungere alla coscienza di sé nel mondo esterno se dovesse sperimentare il rapporto con esso nella sua piena vivacità. Senza l'atrofia di questa piena vitalità, l'uomo dovrebbe riconoscere se stesso come parte di un'unità che va oltre i suoi limiti umani; dovrebbe percepirsi come un organo di un organismo più grande.
Il modo in cui l'uomo lascia che il suo processo di conoscenza si esaurisca interiormente nell'astrattezza dei concetti non è determinato da una realtà esterna, ma dalle condizioni evolutive del proprio essere che richiedono che nel processo percettivo egli attenui il legame vitale con il mondo esterno fino a questi concetti astratti, che costituiscono la base su cui cresce la coscienza di sé.
Questo processo è dimostrato dall'evoluzione dei suoi organi spirituali. Attraverso questi viene ristabilita la connessione vivente con una realtà spirituale esterna all'uomo; se l'autocoscienza non fosse già un elemento della coscienza ordinaria, non potrebbe formarsi nella coscienza intuitiva.
Questo ci permette di comprendere che la coscienza ordinaria sana è il presupposto necessario per la coscienza intuitiva. Chi crede di poter sviluppare una coscienza intuitiva senza una coscienza ordinaria sana e attiva, sbaglia di grosso.
La coscienza ordinaria deve accompagnare la coscienza intuitiva in ogni momento, altrimenti quest'ultima porterebbe disordine nella coscienza umana di sé e quindi nel rapporto dell'uomo con la realtà. L'antroposofia, con la sua conoscenza intuitiva, può avere a che fare solo con una coscienza di questo tipo, ma non con un abbassamento della coscienza ordinaria.
[…]
Le percezioni che l'anima ha nel campo della realtà spirituale non si verificano in esso allo stesso modo delle rappresentazioni ottenute dalle percezioni sensibili. Sebbene, come discusso nel primo capitolo di questi «Appunti di ampliamento del contenuto di questo scritto», sia possibile un paragone tra queste percezioni e le rappresentazioni mnemoniche, le prime non si comportano nell'anima come le seconde.
Ciò che viene vissuto come percezione spirituale, infatti, non può essere conservato nell'anima nella sua forma immediata come una rappresentazione mnemonica. Se si vuole avere nuovamente la stessa percezione spirituale, bisogna ricrearla nuovamente nell'anima. Ciò significa che bisogna ricercare nuovamente il legame tra l'anima e la corrispondente realtà spirituale.
Questo rinnovamento non può essere paragonato al ricordo di un'impressione sensoriale, ma solo alla rappresentazione mentale di un oggetto sensibile simile a quello percepito in precedenza. Ciò che può essere conservato immediatamente nella memoria dalla percezione spirituale reale non è la percezione stessa, ma l'azione dell'anima attraverso la quale si giunge alla percezione corrispondente.
Se cerco di riavere una percezione spirituale che ho avuto qualche tempo fa, non dovrei cercare il ricordo di questa percezione, ma il ricordo che mi riporta ai preparativi della mia anima che mi hanno portato alla percezione. La percezione si instaura allora attraverso un processo indipendente dalla mia volontà. È importante essere pienamente consapevoli di questa dualità del processo, perché solo così si ottiene una conoscenza corretta di ciò che è realmente oggettivo dal punto di vista spirituale.
Nella pratica, tuttavia, la natura di questa dualità è modificata dal fatto che il contenuto della percezione spirituale può essere trasferito dalla coscienza contemplativa a quella ordinaria. In quest'ultima, essa diventa una rappresentazione astratta. Quest'ultima può essere ricordata nel modo consueto. Questo approccio è fondamentale per sviluppare un rapporto consapevole con il mondo spirituale, esercitandosi con cura per riconoscere le differenze che si manifestano con una certa finezza nella vita dell'anima:
1. i processi animici che conducono alla percezione spirituale;
2. le percezioni spirituali stesse;
3. le percezioni spirituali trasformate in concetti della coscienza ordinaria.
Rudolf Steiner
O.O. 21 - Enigmi dell’Anima
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