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"Prima che Abramo fosse, era l'Io Sono"


Oggi sottoporremo ad una più attenta considerazione la duplicità dei concetti di “padre” e di “Io”. Questi due concetti ci forniranno una spiegazione dell’evoluzione dell’umanità. L’umanità è partita da una coscienza dell’Io radicalmente diversa da quella a noi nota. Il nome “Adamo” non definiva un singolo uomo, bensì una coscienza dell’Io che abbracciava parecchie generazioni. Il “padre” è colui che è all’’inizio di una generazione.


A seguito della mescolanza del sangue, la coscienza dell’ “Io sono” si è individualizzata, e il Cristo è quella potenza che doveva portare l’umanità alla coscienza di questo mutamento. Mentre l’uomo dei tempi antichi intendeva l’ “Io Sono” come qualcosa che fluisce attraverso delle generazioni, l’uomo dell’età più tarda lo intende come qualcosa che fluisce nell’interiorità propria. Il primo vi ravvisava il Dio che, quale divina coscienza dell’Io, fluisce, compenetrandola, in tutta la comunità; il secondo percepisce in sé una scintilla, una goccia della stanza divina.


L’uomo, dunque, aveva già prima la predisposizione all’ “Io sono”, ed è per questo che il Cristo poteva dire: <<Prima che Abramo fosse, era l’ “Io sono”>>. Questa è la giusta dottrina della scuola esoterica.

Nell’interiorità dell’uomo vedete due alberi, l’albero del sangue rosso e l’albero del sangue rosso-blu. L’albero del sangue rosso esprime la conoscenza, l’albero del sangue rosso-blu, la vita. Secondo l’insegnamento dell’antichissima dottrina occulta, i due alberi erano separati. Vi fu un tempo in cui nell’uomo la generazione del sangue rosso non avveniva ancora. Il sangue rosso si formò solo quando l’Io si immerse nel corpo umano. La vita, che si esprime nel sangue rosso-blu, c’era già da lungo tempo. Essa sorse dai succhi vitali per opera di una superiore formazione. La visione cristiana fissa la data della donazione della vita agli uomini nell’epoca del Paradiso, quando nell’anima umana s’instaurarono i primi albori dell’Io, e in cui la Divinità discese e l’essere umano, pur essendo dotato solo dell’anima di gruppo, possedeva all’interno di essa il primo germe da cui poté formarsi l’Io individuale.

Il mito del Paradiso si esprime così: con il conferimento del sangue rosso, gli uomini divennero esseri capaci di conoscenza, di alzare lo sguardo. Gli vennero aperti gli occhi, ed essi appresero a distinguere il maschio dalla femmina. Ma per questa conoscenza fu necessario pagare un prezzo. La coscienza dell’Io può sorgere solo se il sangue muore. Nel corpo umano la vita viene incessantemente consumata e rinnovata. Il sangue blu porta a termine la sua missione nell’essere consumato, e dalla distruzione del sangue blu sorge la coscienza dell’Io. Nell’anima dell’uomo si formeranno delle forse che gli consentiranno di dominare e congiungere i due albero. L’uomo percepisce l’Io solo recando in sé incessantemente l’assassinio, la morte.

Per il modo in cui è entrato nel mondo, l’essere umano dipende dalle piante, le sole che possono dargli la possibilità della vita. La terra è un organismo unitario, e se ne mancasse anche solo una parte, la vita, com’è presente oggi, sarebbe impossibile. Possiamo considerare la pianta, l’animale e l’uomo un unico essere.


In principio l’albero della vita doveva essere reso albero della morte. Non era possibile donarlo insieme con l’albero della conoscenza, per questo i due alberi erano separati: nel mezzo venne interposta la pianta. La coscienza dell’eternità dove ancora essere conquistata. Il Cristo Gesù l’aveva in sé e la trapiantò in Terra. Cristo insegna agli uomini ad accendere nella natura umana questo “Io sono un essere umano individuale” con le parole: cercate di accostarvi sempre più all’entità dell’ “Io sono”, e avrete ciò che vi accomuna a me. Solo con questo “Io sono” arrivate al Padre divino, perchè il Padre e io siamo uno.

Cristo dice: “Io sono la via, le verità e la vita”. Doc’è questa via che conduce alla suprema Divinità attraverso Cristo? L’ “Io sono” opera sul corpo astrale, del quale forma il Sè Spirituale, opera sul corpo eterico, dal quale forma lo Spirito Vitale, opera sul corpo fisico, dal quale forma l’Uomo Spirito. Operando su du lui, l’Io umano ne elabora, dunque, il Sè Spirituale, e sorte poi in lui lo Spirito Vitale. L’uomo arriva così alla vera vita. Nell’ “Io sono” risiede la via che conduce alla verità e alla vera vita, perchè l’ “Io sono" elabora i corpi inferiori facendo sorgere in loro la vera vita. l’ “Io sono “ indica la direzione che l’essere umano deve seguire per esplicare il Sè Spirituale, lo Spirito Vitale e l’Uomo Spirito.


Rudolf Steiner

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