Le conferenze che ho tenuto qui per alcune settimane avevano essenzialmente il compito di mostrare come l’uomo con la sua vita spirituale partecipi a quello che possiamo chiamare mondo delle stelle, come egli con la sua vita terrena fìsica partecipi all’esistenza e agli eventi della Terra. Secondo la concezione che abbiamo appreso dall’antroposofìa, si devono innanzi tutto distinguere nell’uomo quelle forze che si trovano nel suo corpo fìsico e in quello eterico, o delle forze plasmatrici, e quelle che si trovano nell’entità dell’io e nel corpo astrale. Queste due parti del suo essere si separano l'una dall’altra, ogni volta che egli si addormenta.
Osserviamo per alcuni istanti l’uomo dormiente. Da una parte abbiamo dunque il corpo fìsico e quello eterico, o delle forze plasmatrici, privi di coscienza; ma ugualmente privi di coscienza sono anche l’entità dell’io e il corpo astrale.
Possiamo ora chiederci: nello stato di sonno vi è ancora un rapporto fra queste due parti della natura umana prive di coscienza?
Nello stato di veglia, in cui si manifesta la coscienza abituale dell’uomo di oggi, sappiamo che quel rapporto esiste e vive nel pensare, nel sentire, nel volere. L’idea che ne dobbiamo avere è che quando l’entità dell’io e il corpo astrale si immergono in una certa misura nel corpo eterico e in quello fìsico, da questa congiunzione vengono suscitati pensare, sentire, volere.
Pensare, sentire, volere non sono presenti nell’uomo addormentato.
Ma se esaminiamo il corpo fisico della Terra, dobbiamo dire: in esso sono attive tutte quelle forze che secondo la nostra osservazione dell’uomo appartengono all’esistenza terrena. Possiamo pesare il corpo umano fisico e troveremo che ha un peso. Possiamo effettuare ricerche (o perlomeno ipotizzarle) sui processi fìsici che avvengono nel corpo. Scopriremmo processi fisici che sono la prosecuzione di quelli che troviamo all’esterno» nella vita della Terra, e che attraverso l’alimentazione continuano all’interno dell’uomo.
Nel corpo fìsico troviamo anche ciò che si compie attraverso il processo del respiro. Rimane però in un certo senso avvolto dalle ombre del crepuscolo, o immerso nelle tenebre, tutto ciò che proviene dall’organizzazione del capo, che appartiene al sistema dei nervi e dei sensi.Prendendo poi in considerazione il corpo eterico che compenetra quello fisico, non è affatto semplice capire con chiarezza come esso agisca durante lo stato di sonno. Ma chi è già un po’introdotto in quel che la scienza dello spirito dice riguardo all’uomo riconoscerà senza difficoltà come, anche dormendo, si viva con il corpo eterico proprio in quei legami eterici, in quelle forze eteriche che circondano l’esistenza terrena. Possiamo quindi dire: nello stato di sonno scopriamo che nel corpo fisico agisce tutto ciò che fa parte dell’esistenza terrena, mentre nel corpo eterico agisce tutto ciò che appartiene al mondo eterico che circonda la Terra come un guscio e la compenetra.
Le cose divengono più complesse, se rivolgiamo ora lo sguardo (naturalmente lo sguardo dell’anima) a ciò che è esterno al corpo fìsico e a quello eterico, e dirigiamo l’attenzione all’entità dell’io e a quella astrale dell’uomo. Non ci si può ingannare con l’idea che l’entità dell’io e quella astrale abbiano a che fare con la Terra fisica o con l’etere che circonda la Terra e la compenetra.
Quel che avviene durante il sonno quel che si svolge nell’entità dell’io e nel corpo astrale, lo possiamo conoscere se grazie alla scienza dello spirito siamo introdotti in ciò che accade sulla Terra e attorno ad essa, oltre allo sviluppo di forze fìsiche e all’azione di forze eteriche.
Consideriamo innanzi tutto il mondo delle piante. Ogni anno a primavera lo vediamo rinascere dalla Terra (almeno nel suo insieme, con l’eccezione delle specie perenni o di altre simili). Vediamo il regno vegetale divenire sempre più rigoglioso e ricco di colori, finché in autunno appassisce di nuovo. In un certo senso sembra scomparire dalla Terra, quando questa si ricopre di neve.
Questo è però solo un aspetto del suo sviluppo. La conoscenza fisica ci dice che il rigoglio primaverile, l’appassire autunnale sono legati al Sole. Essa ci dice inoltre che la sostanza cromatica verde del mondo vegetale può formarsi soltanto sotto l’influsso della luce solare. La conoscenza fisica ci indica quel che accade nell’ambito degli effetti fisici; ma non ci dice che mentre avviene tutto questo — le piante nascono, si ammantano di verde, poi di fiori e infine appassiscono —si compie anche qualcosa di spirituale. Come ad esempio nell’organismo umano vi è la circolazione del sangue, e i processi eterici manifestano i propri effetti sui vasi sanguigni, come quindi l’organismo fisico è attraversato da qualcosa di animico-spirituale, così sono costantemente intessuti e attraversati da azioni spirituali e animiche cosmiche anche i processi che si svolgono nelle piante, quando queste spuntano, diventano verdi, fioriscono, appassiscono, e che noi osserviamo quali processi fisici.
Di fronte al viso di una persona, alla sua espressione mentre ci guarda (e forse arrossisce), non possiamo fare altro nella convivenza umana che passare attraverso l’elemento fìsico per dirigere lo sguardo dell’anima all’animico, allo spirituale; nello stesso modo dovrebbe divenirci abituale vedere un elemento spirituale-animico in ciò che avviene nella fisionomia e nei mutamenti di colore del manto vegetale che ricopre la Terra.
Se intendiamo limitarci a una mera conoscenza fisica, diciamo: il calore e la luce del Sole agiscono sulle piante, formando in esse la linfa, la clorofilla, e così via. Se però osserviamo tutto questo con sguardo spirituale, se il nostro atteggiamento nei confronti della fisionomia vegetale è lo stesso che abitualmente abbiamo di fronte alla fisionomia umana, allora ci si svela qualcosa che intendo esprimere con parole ben precise, in grado di rendere la realtà che lì ha luogo.
Il Sole che proietta la sua luce verso la Terra, non è solo una sfera gassosa luminescente, ma anche qualcosa di essenzialmente diverso. Manda i suoi raggi giù sulla Terra, li invia verso l’esterno e, quando noi osserviamo il Sole, vediamo sempre la faccia esterna dei raggi.
Ma il raggio del Sole ha anche una propria interiorità.
Se qualcuno potesse guardare attraverso la luce solare, se riuscisse a considerarla una sorta di epidermide e a guardarvi attraverso fino all’elemento animico, vedrebbe la potenza animica, l’entità animica del Sole. In realtà, con la coscienza abituale vediamo il Sole così come vedremmo un uomo fatto di cartapesta. Se fate eseguire un calco di voi stessi in cui non vi è altro che la forma, forma senza vita, e lo collocate davanti a voi, è ovviamente del tutto diverso dall’aver di fronte l’uomo reale. Negli uomini reali attraverso la forma esteriore vedete l’elemento animico-spirituale. Per la normale coscienza umana è come se il Sole si fosse costruito un calco di cartapesta. Non si vede attraverso il suo rivestimento intessuto di luce.
Se lo si potesse fare, si scorgerebbe nella sua interezza l’essenza spirituale-animica del Sole.
Dal punto di vista della conoscenza fìsica affermo: il Sole splende sulla Terra, illumina le pietre, il suolo, che ne rimandano la luce. Per questo si vedono i minerali. I raggi del Sole penetrano nelle piante, le fanno diventare verdi, le fanno spuntare. Questa è solo apparenza. Considerando l’entità animico-spirituale del Sole, non si può semplicemente affermare: la luce solare brilla sui minerali che la rifrangono, e per questo possiamo vederli, la luce o il calore del Sole penetrano nelle piante, per questo esse diventano verdi. Si deve bensì dire: il Sole — intendendo in questo caso gli innumerevoli esseri spirituali che lo popolano e che sono il suo elemento animico-spirituale - il Sole sogna e i suoi sogni avvolgono la Terra, dando forma alle piante.
Se pensate alla superficie terrestre, alle piante fìsiche che vi germogliano e che arrivano fino al fiore, lì trovate gli effetti dei raggi solari fisici.
Li vive e tesse però il mondo di sogni del Sole, lì vi sono alte immaginazioni. E si può dire: quando a primavera il manto nevoso si scioglie e il Sole ritrova la propria forza, fluttuano e spirano le immaginazioni solari, circondando a poco a poco la Terra.
Le immaginazioni del Sole sono forze immaginative e tessono il mondo vegetale. Benché l’atmosfera, il mondo immaginativo che circonda la Terra sia particolarmente vivo dalla primavera all’autunno, nelle zone dove appunto sia primavera o autunno, in un certo modo però quest’elemento sognante dell’azione solare è comunque presente anche durante la stagione invernale. Solo che durante la stagione invernale, potremmo dire così, sono sogni nebulosi, mentre nell’estate sono sogni vividi, plastici. L’elemento in cui si sviluppano le immaginazioni del Sole è quello in cui vivono e tessono prima di tutto l’entità dell’io e il corpo astrale dell’uomo, quando sono fuori dal corpo fìsico e da quello eterico.
Da ciò che ho detto comprenderete come in realtà il sonno significhi qualcosa di completamente diverso durante l’estate o durante l’inverno, benché oggi la vita e la consapevolezza umana nell’ambito degli attuali stati di coscienza siano così ottenebrate e rattrappite che queste cose non vengono percepite. Nei tempi più antichi dell’evoluzione umana, si distinguevano con molta chiarezza nelle proprie sensazioni il sonno invernale e il sonno estivo. E si sapeva anche quale significato avessero l’uno e l’altro. Allora gli uomini sapevano che il sonno estivo consentiva loro di dire: durante l’estate la Terra è intessuta e circondata da pensieri plastici. Gli uomini dell’antichità lo esprimevano così: durante l’estate gli dèi superni discendono e si librano attorno alla Terra; durante l’inverno gli dèi inferi risalgono dalla Terra e si librano attorno ad essa.
Questo mondo immaginativo, di forma diversa durante l’inverno e durante l’estate, veniva sentito quale tessere degli dèi superni e di quelli inferi. In quegli antichi tempi della civiltà umana si sapeva anche che l’uomo con la sua entità dell’io e con il corpo astrale era in quel mondo immaginativo intessente.
La realtà che ho descritto ci mostra, se la osserviamo secondo la scienza dello spirito, in quale relazione stia l’uomo con l’universo extraterrestre già durante la sua esistenza terrena. D’estate, quando in una regione della Terra è estate, l’uomo durante il sonno è in realtà sempre circondato e intessuto da una immaginazione cosmica dai contorni ben netti. Questo perché nella stagione estiva egli è, potremmo dire, immerso nella Terra con il suo essere spirituale-animico. Durante l’inverno la situazione è diversa. Durante l’inverno, i contorni di queste immaginazioni in un certo senso si allargano.
Durante l’estate, vi sono immaginazioni ben chiaramente delineate — in multiformi figure — all’interno delle quali noi viviamo durante il sonno con la nostra entità dell’io e con quella astrale. Durante l’inverno vi sono attorno alla Terra forme a trama larga, e questo ha come conseguenza che quando inizia l’autunno ciò che vive nella nostra entità dell’io e nel corpo astrale venga ogni notte portato lontano nell’universo. Durante la calda stagione estiva, ciò che vive nel nostro io e nel corpo astrale rimane per così dire di più nell’atmosfera spirituale-animica dell’uomo. Durante l’inverno ciò che vive nella nostra entità dell’io e in quella astrale viene trasportato nelle lontananze cosmiche. Si può dunque affermare, senza ricorrere a metafore, ma dicendo qualcosa di assolutamente reale: ciò che l’uomo forma in sé di animico e ciò che egli nel sonno può portare fuori dal corpo fìsico e da quello eterico tramite la sua entità dell’io e quella astrale, durante l’estate si accumula e durante l’inverno fluisce nelle lontananze cosmiche.
Non si può pensare che come uomini si sia in qualche modo confinati nell’esistenza terrena, senza che l’immensità dell’universo sappia nulla di noi. Non è così. Certo nel periodo di san Giovanni, in estate, l’uomo può celarsi agli spiriti dell’universo, e potrebbe anche venirgli quest’idea sconsiderata. La spessa rete di immaginazioni non lo lascia uscire, rimane qui. E nel periodo di Natale, gli dèi volgono lo sguardo alla Terra; allora si svela tutto ciò che vive nell’essere umano e che esce con l’io e l’entità astrale. Ci si dovrebbe porre di fronte quest’immagine, fedele alla realtà: d’inverno si aprono le finestre della Terra e Angeli ed Arcangeli osservano come sono gli uomini sulla Terra.
Nella civiltà moderna ci siamo a poco a poco abituati a tollerare che la conoscenza si esprima in modo pedante, freddo, antipoetico. Gli spiriti superiori restano sempre poeti, e non si rispetterebbe quindi la loro natura descrivendoli con freddi termini del mondo fìsico. Ci si deve servire di parole come quelle che ho usato prima: nel periodo di Natale si aprono le finestre della Terra e Angeli e Arcangeli vi guardano attraverso per vedere quel che gli uomini hanno compiuto durante l’anno. Gli esseri delle gerarchie superiori sono poeti e artisti, anche quando pensano. La logica che noi sviluppiamo di solito è solo un risultato della gravità terrestre; non per questo è lecito affermare che essa non sia assolutamente necessaria sulla Terra.
Per gli esseri superiori la parte essenziale di ciò che vive nell’uomo risiede nel suo modo di agire, quale l’ho descritto: risiede nel suo animo. Quel che escogitano i professori non interessa agli Angeli che guardano dalle finestre di Natale. Il loro sguardo se ne allontana. Non si curano molto dei pensieri, per il momento. Quel che avviene nei sentimenti, negli animi umani, è legato al ciclo annuale del Sole in relazione alla sua importanza cosmica. Di fronte ai mondi divino-spirituali che d’inverno ci guardano, non è dunque così importante se sulla Terra siamo sciocchi oppure intelligenti, ma unicamente se siamo persone buone o malvagie, d’animo generoso oppure egoiste. Questo viene trasmesso ai mondi cosmici nel regolare ciclo dell’anno.
Non se ne curano per la ragione che — se posso ora esprimermi in modo un po’prosaico — essi hanno in consegna le monete più ricche, le più preziose coniate dalla natura spirituale-animica dell’uomo. E queste preziose monete vengono impresse dall’animo, dal sentimento, da ciò che nell’animo, nel sentimento, ha valore per l’uomo. Per il cosmo i pensieri sono solo spiccioli, monetine di cui ogni notte gli spiriti inferi ascoltano il tintinnio. Il cosmo spia ogni notte se siamo sciocchi oppure intelligenti, però solo quella parte di cosmo che circonda la Terra e in cui si trovano gli esseri più prossimi a noi, ma anche i più subordinati, gli esseri elementari.
Il ciclo giornaliero del Sole ha il compito di comunicare al cosmo il valore dei nostri pensieri, fin dove arrivano; essi fanno parte solo della sfera terrestre. Il ciclo annuale del Sole ha il compito di portare il nostro animo, l’essenza dei nostri sentimenti nei mondi cosmici.
Ma la natura della nostra volontà non può essere portata nel cosmo allo stesso modo. Infatti il ciclo giornaliero è rigidamente regolato, scorre nelle ventiquattro ore. Il ciclo annuale del Sole è rigidamente regolato. Ritroviamo la rigida regolarità del ciclo giornaliero nella rigida logica dei nostri pensieri. La regolarità del ciclo annuale si riflette nelle conseguenze che ha sul nostro animo, su quella sensibilità che ci dice, quando facciamo qualcosa: “è bene” o, al contrario, “è male”.
Ma nell’uomo vive un terzo elemento: la volontà. Il volere è certo legato al sentire, e il sentire non può far altro che dire di fronte a certe azioni: “Sono moralmente buone”, di fronte ad altre: “Sono moralmente cattive”. Ma la volontà può fare il bene morale e anche il non-bene morale, e questo ci indica che qui non è presente una regolarità inesorabile. Il modo in cui la volontà è in rapporto con il nostro essere non è così rigidamente regolato come lo sono il pensare e il sentire. Non possiamo definire buona un’azione malvagia o cattiva un’azione buona, e neppure possiamo definire illogico un pensiero logico o logico uno illogico. Questo dipende dal fatto che il pensare è sotto l’influsso dell’azione diurna del Sole, mentre il sentire è sotto l’influsso del ciclo annuale del Sole. La volontà invece è lasciata all’umanità sulla Terra. Allora l’uomo potrebbe dire: “Sì, se penso in modo illogico, al massimo mi può succedere che i miei pensieri illogici vengano portati ogni notte nel cosmo, causando qualche inconveniente, ma a me che importa? Non è mio compito mettere ordine nel cosmo”. Qui sulla Terra, dove vive nell’illusione, può ancora parlare così, ma fra morte e nuova nascita non Io direbbe mai, perché allora si troverà lui stesso nei mondi in cui con i suoi stolti pensieri ha provocato sventure, e le dovrà attraversare tutte. La medesima cosa accade fra morte e nuova nascita nei mondi dove sono fluiti i suoi stati d’animo e di sentimento; anche in questo caso egli poteva dire sulla Terra: “È vero, al cosmo si innalza ciò che vive nei miei sentimenti, ma io lascio che gli dèi si occupino di quel che a causa mia potrebbe provocare sventure”.
Ma la mia volontà, quella rimane solo sulla Terra, senza regole. Il materialista che misura la vita umana solo come tempo fra la nascita e la morte, non potrà mai in alcun modo arrivare al pensiero che la sua volontà abbia un significato cosmico, e neppure che l’abbiano i suoi pensieri o i suoi sentimenti. Ma anche chi sa bene che i pensieri hanno un significato cosmico per mezzo del ciclo giornaliero, e i sentimenti hanno per mezzo del ciclo annuale del Sole, quando vede quel che viene compiuto sulla Terra per la volontà umana verso il bene o verso il male, deve distogliersi dal cosmo e rivolgersi alla natura dell’uomo per comprendere come ciò che agisce nella volontà arrivi al cosmo. Infatti l’uomo stesso deve condurre nel cosmo ciò che agisce nella volontà, e lo fa attraversando la porta della morte. Non è dunque nel ciclo dell’anno, né in quello dei giorni, ma è attraverso la porta della morte che egli conduce ciò che con la sua volontà ha causato di bene o di male qui sulla Terra.È una connessione molto particolare che l’uomo ha con il cosmo in relazione alla sua anima. Diciamo: “Noi abbiamo i pensieri”. Ma essi non sono sotto il nostro arbitrio. Quando pensiamo, dobbiamo sottometterci alle leggi del mondo, altrimenti entreremmo in conflitto con ciò che accade nel mondo. Se di fronte a un bambino penso: “Questa è una persona anziana”, soddisfo forse il mio arbitrio nel pensare, ma con i miei pensieri non sono inserito nel mondo. Dunque con i pensieri non siamo autonomi, e lo siamo talmente poco che essi vengono subito portati nel cosmo con il ciclo diurno del Sole. Neppure con i sentimenti siamo autonomi: sono portati lontano lungo il ciclo dell’anno. Dunque già durante l’esistenza terrena i pensieri del nostro capo e i sentimenti del nostro petto non vivono solo in noi, ma condividono anche un’esistenza cosmica. Solo ciò che vive nella volontà lo conserviamo in noi fino alla morte. Allora, quando abbiamo abbandonato il corpo, quando non abbiamo più nulla a che fare con le forze terrestri, lo portiamo attraverso la porta della morte.
L’uomo passa attraverso la porta della morte carico di ciò che ha realizzato mediante atti di volontà. Qui sulla Terra egli ha attorno a sé quel che vive nei minerali, nelle piante, negli animali, negli uomini fìsici, quel che vive nelle nuvole, nei fiumi, nelle montagne, nelle stelle, visibili grazie alla luce.Tutto questo lo circonda nell’esistenza fra nascita e morte. Ma anche dopo aver abbandonato il corpo fisico e quello eterico e aver attraversato la porta della morte, ha attorno a sé un mondo. Ha attorno a sé proprio quel mondo in cui ogni notte sono entrati i suoi pensieri, in cui ogni anno sono entrati i suoi sentimenti: “Questo è ciò che hai pensato, questo è ciò che hai sentito”. È come se le entità delle alte gerarchie gli portassero incontro i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Loro li avevano guardati, nel modo che ho descritto. Ora la sua mente irraggia verso di lui, ora il suo animo irraggia verso di lui. Come il Sole illumina l’esistenza terrena dal mattino fino alla sera, poi tramonta e scende la notte, così, quando abbiamo varcato la porta della morte, i nostri pensieri saggi ci illuminano come giorno, mentre si oscurano e tramontano le luci dello spirito intorno a noi, e scende la notte, a causa delle stoltezze che abbiamo accumulato. Come il giorno e la notte sulla Terra, così le conseguenze della nostra saggezza o stoltezza ci avvolgono dopo che abbiamo varcato la porta della morte. Con la rotazione della Terra l’uomo vive nel ciclo dell’anno la primavera e l’estate, l’autunno e l’inverno, come variazioni negli stati di calore, come cambiamenti del consueto sentimento di sé. Dopo aver passato la porta della morte, egli vive una sorta di ciclo annuale, che dura però molto più a lungo. Dopo essere passato dalla porta della morte, sperimenta il proprio sé spirituale suscitatore di sentimenti buoni, della sua simpatia per il bene, come l’elemento che porta calore, che vivifica, che riscalda. Sperimenta invece come raggelante la sua simpatia per il male, per ciò che è immorale. Come sulla Terra viviamo il calore estivo e il gelo invernale, così dopo la morte veniamo riscaldati dai nostri sentimenti buoni, raggelati da quelli cattivi. E gli effetti dei nostri atti volitivi ci conducono attraverso questi anni spirituali e questi giorni spirituali.
Varcata la porta della morte, noi siamo in un primo momento il risultato della nostra moralità sulla Terra. Ciò che ci circonda è compenetrato dalla nostra stoltezza e saggezza, dalla nostra simpatia e antipatia per il bene.
Possiamo quindi dire: come qui sulla Terra l’aria estiva ci circonda, ci riscalda, ci vivifica, come ci circonda la gelida aria dell’inverno, così dopo la morte vi è intorno a noi un’atmosfera, un’atmosfera spirituale-animica, che riscalda, che vivifica, procurata dai nostri sentimenti buoni, o abbiamo intorno a noi un’atmosfera raggelante, procurata dai nostri sentimenti cattivi. Qui sulla Terra il clima estivò e quello invernale è comune, almeno per gli abitanti di una stessa regione. Nel tempo dopo la morte ognuno ha la propria atmosfera particolare, che egli stesso ha prodotto. Le esperienze più significative dopo la morte sono proprio che, mentre uno sprofonda nel gelo, l’altro accanto a lui si trova in un caloreche produce vita.Queste sono le esperienze che si possono fare dopo la morte. Gli uomini che hanno sviluppato sentimenti malvagi qui sulla Terra devono attraversare le loro dolorose esperienze sotto gli occhi di coloro che hanno sviluppato sentimenti buoni; questo fa parte delle esperienze che si vivono nel mondo delle anime, quale l’ho descritto nel libro Teosofìa* Tutto ciò che rimane celato all’interno dell’uomo, si svela quando ha varcato la soglia della morte. Il sonno acquista ora un significato cosmico, e anche l’esistenza trascorsa negli inverni acquista un significato cosmico. Dormiamo ogni notte, per prepararci la luce nella quale dobbiamo vivere dopo la morte, sperimentiamo l’inverno per prepararci la condizione di calore spirituale-animico, nella quale entriamo dopo la morte. E nell’atmosfera del mondo spirituale che in un certo senso noi stessi prepariamo, portiamo gli effetti delle nostre azioni.
L’uomo qui sulla Terra può apprendere sempre di più come sarà la sua vita quando egli avrà attraversato la porta della morte. Vi sono persone che dicono: “A che mi serve conoscere tutto questo? Vedrò tutto dopo la morte!” - È come se mettessimo in dubbio il valore dei nostri occhi. Infatti nel corso dell’evoluzione terrena, l’uomo entra sempre più in una vita in cui deve guadagnarsi per il tempo dopo la morte le esperienze che ho descritto, afferrandole prima in pensieri qui sulla Terra. Escludere la conoscenza dei mondi spirituali qui sulla Terra significa condannarsi alla cecità spirituale-animica nella vita dopo la morte. E, poiché l’umanità si evolve verso la libertà, si entrerà menomati nel mondo spirituale, passando la porta della morte, se in questo mondo si è respinta ogni conoscenza del mondo spirituale. Questo è qualcosa che l’umanità dovrà avere sempre più chiaro per comprendere la necessità di conoscere il mondo spirituale.
Rudolf Steiner O.O. 219 - Il nesso del mondo stellare verso l'uomo e dell'uomo verso il mondo stellare.
Dornach, 1° dicembre 1922
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